Rimini, il giovane egiziano era entrato irregolarmente in Italia due anni fa prima di presentare una richiesta di protezione internazionale poi accolta. Durante gli agguati avrebbe pronunciato frasi in arabo. Al momento non sono emersi collegamenti con associazioni terroristiche
Avrebbe colpito con l’intento di uccidere quattro persone, prima di accasciarsi a terra e morire dopo essere stato freddato da un colpo di pistola esploso dal comandante dei carabinieri arrivato sul posto per fermarlo e ora indagato per eccesso di difesa. A Rimini le indagini per ricostruire quanto accaduto a Villa Verucchio, nell’entroterra, la sera del 31 dicembre procedono serrate: quattro persone sono state raggiunte da svariate coltellate e sono ricoverate in ospedale, il loro aggressore, un 23enne egiziano, come detto, è morto mentre avrebbe cercato di aggredire anche i carabinieri.
Le aggressioni
Nel centro della piccola frazione del comune romagnolo d’entroterra ieri sera centinaia di persone hanno affollato la piazza principale per il veglione di capodanno. Attorno alle 22.15 quando un giovane di 18 anni del posto, si è avvicinato al distributore automatico di sigarette in via Marecchiese: all’improvviso come in un agguato il 23enne nordafricano è sbucato alle sue spalle. Ha vibrato quattro fendenti che hanno raggiunto il giovane alla schiena e al volto. Il 18enne, gravemente ferito, si è accasciato a terra, mentre l’accoltellatore è fuggito via dileguandosi nel nulla. In poco tempo, dalla festa, gli amici del ferito, si sono precipitati per soccorrerlo e lì sono rimasti dopo l’arrivo dell’ambulanza. In questo frangente, il 23enne egiziano avrebbe fatto ritorno sul posto colpendo con altri fendenti una ragazza, anche lei 18enne, e una coppia di coniugi romani, turisti arrivati in Romagna durante le feste. Anche in questo caso vittime casuali, colpite con fendenti diretti a parti vitali: schiena, volto, petto, in particolare l’uomo, ricoverato in ospedale e operato per ridurre lo pneumotorace provocato dal fendente.
Il comandante indagato per eccesso di difesa
I carabinieri, pochi istanti dopo gli ultimi due agguati, hanno individuato l’aggressore. La pattuglia era di stanza a Villa Verucchio per vigilare sulla sicurezza delle strade durante la festa organizzata in piazza. Quando lo hanno trovato, brandiva un coltello dalla lama di 20 centimetri. Ha iniziato a inveire contro i militari, e uno di loro, il comandante gli ha intimato l’alt. Per cercare di fermarlo ha sparato dodici colpi di pistola a terra. Il 23enne, però, non si è fermato continuando ad avanzare verso il maresciallo, che a quel punto ha sparato contro il giovane uccidendolo sul colpo. Al momento è indagato per eccesso di difesa, un atto che la Procura di Rimini ha definito «dovuto». Intanto tra la nottata e la mattinata di mercoledì 1 gennaio la pm Sara Posa e i carabinieri, che indagano sui fatti, hanno ricostruito l’identità dell’aggressore. Il giovane, a quanto emerso, era entrato irregolarmente in Italia circa due anni fa prima di presentare sul territorio richiesta di protezione internazionale poi accolta. Viveva vicino alla zona in cui sono avvenuti i fatti con altri giovani. Era stato inserito in un programma ministeriale tramite una cooperativa locale (Dopo una prima fase in programma cas, più rigido, la persona seguita viene infatti ammessa -questo è il caso – al programma sai, dove si ha maggior autonomia). Percepiva somme di denaro in virtù di questo programma e pare che in passato abbia anche lavorato regolarmente. In tasca aveva un piccolo Corano e una “corona da preghiera” e durante gli agguati avrebbe pronunciato frasi in arabo, registrate dalle telecamere di videosorveglianza della zona.
I feriti ricoverati ma non in pericolo di vita
I filmati sono stati sequestrati: con l’aiuto di un traduttore si cercherà di comprendere il significato delle parole pronunciate prima di sferrare i fendenti. In casa, sono stati trovati alcuni farmaci psichiatrici. Al momento non sono emersi collegamenti con associazioni terroristiche ma la Procura sta indagando per chiarire ogni aspetto. Le quattro persone rimaste ferite sono ricoverate a Cesena all’ospedale Bufalini. Non sono in pericolo di vita, i medici hanno sciolto la prognosi. Serviranno settimane di cure e riabilitazione ma nel giro di poco saranno dimessi.
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