Venezia, lascia il posto in banca e fonda l’ipermercato solidale: «Ogni giorno vengono in mille a prendere qualcosa»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


di
Francesco Bottazzo

Edoardo Rivola e il centro, a Mestre, che aiuta chi è in difficoltà:«Cibo, mobili, vestiti: dignità anche nella povertà»

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

«Quando una ragazza che qualche giorno prima aveva preso un cappotto usato, è tornata, dicendomi che la mamma, guardando l’etichetta, si è accorta che quello era il cappotto del nonno, mi sono commosso». Sono le piccole storie che succedono quotidianamente al Centro di solidarietà cristiana Papa Francesco di Mestre. Non se lo immaginava Edoardo Rivola, tre anni fa, quando — già presidente dell’associazione «Il Prossimo» — ha deciso di lasciare il suo posto da direttore di banca alla Bpm (ex Credito Bergamasco dove ha iniziato, viste le origini) per andare in pensione prima del tempo e dedicare le sue giornate a chi è in difficoltà. C’era una nuova struttura unica in Italia da far partire, un vero e proprio ipermercato solidale che metteva assieme la distribuzione di cibo, mobili, vestiti. «Bisognava rispondere alle crescenti richieste delle persone in difficoltà –– ricorda –– oggi vengono ogni giorno in mille per prendere qualcosa». Alle 8 di mattina è già al centro, alla sera non se ne va prima delle 7: sposta pacchi e bancali, organizza i volontari, gestisce le collaborazioni, va a prendere la merce che poi viene donata in cambio di una piccola offerta. «È stancante ma mi fa star bene e sentire utile, a fine giornata sono contento. Devo ringraziare i miei genitori e la mia famiglia: vivevamo nella povertà, ma c’era armonia, ho imparato che nella vita solo con l’impegno e la determinazione puoi raggiungere obiettivi e realizzare sogni. Quando ero direttore la nonnina la trattavo allo stesso modo del cliente milionario, forse meglio perché non poteva permettersi di perdere un euro».

Cosa l’ha fatta decidere di mollare prima il suo posto in banca per fare tutto questo?
«Già prima mi occupavo delle varie realtà, unitamente alla Fondazione Carpinetum, che gestisce i centri per anziani e la parrocchia, allora però c’era da far partire tutto questo. Un giorno mi sono rotto la tibia mentre stavo saltando un ostacolo, ecco, per me quello è stato un segno dall’alto. Avevamo appena inaugurato il centro di solidarietà, sono stato a casa dal lavoro per tre mesi, passavo qui le mie giornate con le stampelle ed il piede alzato, ho capito quello che c’era da fare con oltre tremila metri quadri di esposizione e seicento di magazzino, una macchina da riorganizzare. Prima facevamo tutto in poco più di 300 metri quadri, a distanza di tre anni e mezzo abbiamo di nuovo il problema degli spazi: c’è sempre più gente che viene e sempre più merce da dare».




















































Sembra un’azienda?
«Nel suo piccolo lo è, ma qui ogni euro che entra e avanza viene usato per la collettività: non diamo soldi ma aiuti concreti, dignità a poveri e bisognosi. Quando don Armando Trevisiol, il fondatore di queste realtà, ormai malato entrava al centro solidale, si emozionava perché il suo sogno era diventato realtà.

Quanta gente aiutate?
Ogni giorno vengono un migliaio di persone, abbiamo oltre 150 volontari, tre anni fa erano novanta, il bello è che un terzo sono collegati a inclusioni sociali. Abbiamo i ragazzi down, le ragazze madri delle comunità di riabilitazione per tossicodipendenze o alcolismo, persone che hanno problemi di disagio motorio e psichico, i carcerati e le detenute che impiegano qui le loro ore di reintegrazione sociale, chi deve fare i lavori di pubblica utilità o messa alla prova e poi magari resta anche quando ha finito».

Pensa di essere riuscito a cambiare la vita a qualcuno?
«Tutti a contatto con i più fragili rinascono ogni giorno, ma vi racconto tre storie. Quella di un giovane trovato in possesso di droga che ha perso il lavoro, è venuto a chiedere aiuto per la messa alla prova e ha cominciato a dare una mano da noi: adesso pensiamo di proporre l’assunzione, ha dimostrato di avere valori e di lavorare bene. Poi c’è la storia di una ragazza che nel periodo del Covid aveva perso l’impiego così come suo marito, non sapevano come vivere, ha iniziato a lavorare qui tramite un progetto del Comune, ora è nostra dipendente part-time. Infine c’è un ragazzo che aveva preso qualche genere alimentare, ma andato in cassa ha dovuto lasciare lì tutto pensando che fosse gratis. Andato via, l’ho fatto ritornare a prendere la spesa, pagando io. Dieci giorni dopo mi ha riportato i soldi, qualche tempo fa ci ha scritto ringraziandoci e confessando che dove vive ora sta facendo quello che abbiamo fatto con lui: nel momento del bisogno qualcuno c’era».

È cambiato anche lei?
«Le dico una cosa: io non ho avuto la fortuna di avere i nonni, morti quando ero troppo piccolo. Con i centri don Vecchi dove sono ospitati oltre quattrocento anziani ho quasi sanato quella ferita. E quando invece uno dei ragazzi down mi abbraccia, mi trasmette una forza pazzesca. Sì, devo dire che un po’ sono cambiato».

Nessuno le ha mai detto come fa a fare tutto questo nelle sue giornate?
«Sempre, me lo dicono o se lo domandano in tanti. Io rispondo che se ognuno donasse dieci minuti del proprio tempo agli altri, le mie giornate non sarebbero di 48 ore. Ma delego e soprattutto cerco di dare l’esempio, poi quando incontro un politico o un amministratore gli dico di essere meno presente nelle inaugurazioni o feste varie (magari per apparire) e di impegnarsi di più invece a realizzare le cose: si parla sempre con i fatti».

Vivete di generosità, quella delle aziende che decidono di dare le eccedenze ma anche di tanti cittadini che vi portano vestiti, mobili o vi fanno donazioni.
«Assolutamente sì, ma anche del tempo che donano i nostri volontari senza i quali non esisteremmo. Laura ad esempio aveva una società di import-export a Marghera, faceva la segretaria qui, poi si è ammalata. Prima di andarsene ci ha fatto una donazione dicendoci che con quello che stavamo facendo avevamo aiutato anche lei. È uno dei tanti messaggi di speranza che partono dal centro».

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

È un manager della carità, se la chiamo così, cosa pensa?
«Sicuramente lo era don Armando, se lo dice a me mi inorgoglisce. Io sono sereno ed umile nel continuare a fare del bene agli altri, l’ho sempre fatto, fin da giovane. Don Armando diceva sempre che c’è una dignità anche nella povertà, chi è in difficoltà non deve per forza vivere nel brutto. Lo dico sempre ai nostri volontari: qui dobbiamo avere il sorriso, essere felici e star bene, se qualcuno non lo è meglio che se ne stia a casa».

Lei è anche un uomo di sport, da 25 anni collabora con il Venezia calcio. È mai riuscito a convincere qualche giocatore a venire qui?
«Le faccio una premessa: sport e sociale sono due facce della stessa medaglia, sono elementi fondamentali nella vita delle persone. Lo sport infatti insegna l’educazione, il rispetto delle regole, degli avversari e dell’arbitro. Pensi che dovevo fare il calciatore professionista poi la mia società non mi voleva vendere, me ne sono andato via ed abbiamo creato una squadra con tutti i giovani del mio paese di Costa di Mezzate. Qualche ragazzo ha capito che non ha senso buttare via quello che non si usa e gli dà un’altra opportunità portandolo qua. Poi c’è chi lo fa perché vuole svuotare la casa e chi con spirito di dono, alcuni degli attuali ragazzi lo fanno proprio così».

Avete collaborato anche con la Fondazione Prada e con la Biennale.
«Christoph Büchel anche con i nostri mobili e oggetti ha realizzato alla Biennale il “Monte di Pietà”, l’installazione a Ca’ Corner creata mettendo in scena il banco dei pegni in fallimento. Un progetto che si è sposato con il nostro spirito e con quello che cerchiamo di dire con i nostri centri dove lo spreco non esiste. Poi siamo anche diventati amici».

Guardando la sua stanza c’è di tutto: sacro e profano, statue di santi, crocifissi, quadri, bandiere, maglie del Venezia, portachiavi…
«E’ la rappresentazione di quello che succede al centro».

Iscriviti alla newsletter del Corriere del Veneto

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

31 dicembre 2024 ( modifica il 31 dicembre 2024 | 08:20)

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 



Source link

Prestito personale

Delibera veloce

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link