Lupi in Valtellina, un anno di avvistamenti dall’alto Lario all’Oltrepò Pavese. Raccolte 10mila firme per abbatterli

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Barbara Gerosa

Lo scorso anno sono stati rilevati, nell’ambito del progetto «Life wolfalps Eu», 961 segni di presenza grazie a fototrappole, avvistamenti, richieste di risarcimenti per le predazioni. Negli ultimi mesi nei Grigioni soppressi 41 esemplari. L’attacco degli ambientalisti

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Tre lupi che attraversano correndo le piste di Santa Caterina Valfurva sotto gli occhi sorpresi degli sciatori. Un branco composto da sette esemplari sopra l’abitato di San Giacomo Filippo, a 800 metri di quota, in Valchiavenna. E, ancora, nel Lecchese è diventato virale il video che immortala i predatori a pochi passi dalle case a Morterone, 33 abitanti, il comune più piccolo d’Italia, alle pendici del Resegone. Sono gli ultimi avvistamenti.

Il lupo torna a fare paura. Il Comitato permanente della Convenzione di Berna ha votato a favore del declassamento dello status di protezione, decisione contro cui alcune organizzazione ambientaliste hanno presentato un ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. «Non è più una specie a rischio di estinzione, ora però è necessario studiare una gestione che parta da basi scientifiche», spiega Dario Kian, responsabile del settore biodiversità e grandi carnivori di Ersaf, l’Ente regionale lombarda per i servizi all’agricoltura e alle foreste.




















































Partiamo dai numeri: 21.500 esemplari in Europa, poco più di tremila in Italia, un migliaio nelle regioni alpine. In Lombardia la stima è di un centinaio di lupi, 21 branchi, dall’Oltrepò pavese, all’alto Lario, alle zone di pianura, fino alla Valtellina, al confine con la Svizzera.
Lo scorso anno sono stati rilevati, nell’ambito del progetto «Life wolfalps Eu», 961 segni di presenza grazie a fototrappole, avvistamenti, richieste di risarcimenti per le predazioni.

Le femmine in grado di riprodursi sono passate, solo sull’arco alpino, da sei a nove esemplari. «Ma si tratta di dati sottostimati — sottolinea il consigliere regionale Giacomo Zamperini, presidente della Commissione Montagna e coordinatore del gruppo di lavoro Grandi carnivori —. Ora che c’è un semaforo verde da parte dell’Europa sullo status di protezione occorre adeguare la normativa il prima possibile per consentire un controllo più efficiente che preveda, oltre a un attento monitoraggio, un piano di contenimento. Le popolazioni rurali vanno tutelate, altrimenti si rischia l’abbandono dei territori e dei pascoli».

In Valtellina sono state raccolte diecimila firme per chiedere di seguire l’esempio svizzero, negli ultimi quattro mesi nei Grigioni sono stati abbattuti 41 lupi. «Attenzione a ragionare solo con la pancia o limitandosi alle richieste, seppur comprensibili, degli allevatori — prosegue Kian —. La natura si è ripresa i suoi spazi e il ripopolamento è avvenuto in maniera spontanea. All’inizio degli anni Settanta il lupo era sull’orlo dell’estinzione, la tutela della specie, l’istituzione di aree protette, l’incremento delle prede, ha portato alla situazione attuale. Dobbiamo studiare le modalità per creare una nuova convivenza: sono carnivori diffidenti e opportunisti, predano gli ovini, ma non attaccano l’uomo. Per intervenire serve una base scientifica molto solida in grado di indicarci la linea sottile che contempli le esigenze di tutti. Faccio un esempio concreto: sparare a un animale senza sapere che è il capobranco significa disgregare il branco, costringendo i maschi adulti a cercare nuovi spazi. Nello stesso tempo il mondo agricolo deve ricominciare a imparare ad adottare le misure di prevenzione necessarie, a partire dalle reti elettrificate».

Sull’argomento il mondo ambientalista alza le barricate: «Le paure ancestrali, risvegliate dal ritorno del lupo in luoghi che peraltro già in passato abitava, non devono prendere il sopravvento sulla ragione — scrive la sezione lecchese del Wwf —. I lupi non mangiano i bambini, se non nelle favole. Talvolta si avvicinano alle abitazioni attratti dai rifiuti lasciati all’esterno: sono le cattive abitudini umane quindi che dovrebbero cambiare».


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