«La precarietà una delle cause della crisi delle nascite. C’è chi rinuncia a curarsi per le liste d’attesa troppo lunghe»

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La pace, sempre più urgente. Le vittime innocenti delle guerre come la neonata morta di freddo a Gaza nella notte di Natale. Le condizioni «inammissibili» dei detenuti e l’esempio quotidiano e concreto, e spesso nascosto, di «tanti nostri concittadini» che impediscono ulteriori lacerazioni nel tessuto della società e sono animati da valori positivi. La denuncia della «precarietà e l’incertezza che avvertono le giovani generazioni» che, auspica, «vanno affrontate con grande impegno anche perché vi risiede una causa rilevante della crisi delle nascite che stiamo vivendo». Infine, la denuncia della crescita della spesa in armamenti, «innescata nel mondo dall’aggressione della Russia all’Ucraina – che costringe anche noi a provvedere alla nostra difesa – ha toccato quest’anno la cifra record di 2.443 miliardi di dollari. Otto volte di più di quanto stanziato alla recente Cop 29, a Baku, per contrastare il cambiamento climatico, esigenza, questa, vitale per l’umanità. Una sconfortante sproporzione».

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Nel tradizionale discorso di fine anno, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella tocca diverse questioni, invoca la liberazione della giornalista Cecilia Sala, arrestata in Iran, e ricorda che nel 2025 si celebrano gli 80 anni della Liberazione, «fondamento della Repubblica e presupposto della Costituzione, che hanno consentito all’Italia di riallacciare i fili della sua storia e della sua unità. Una ricorrenza importante. Reca con sé il richiamo alla liberazione da tutto ciò che ostacola libertà, democrazia, dedizione all’Italia, dignità di ciascuno, lavoro, giustizia».

Le bandiere dell’Europa, dell’Italia e della Presidenza della Repubblica fanno da sfondo al Capo dello Stato che parla, in piedi, nella Sala del Lucernario al Quirinale. Quando l’inquadratura si allarga, si scorge, appesa alla parete, una riproduzione della Madonna della seggiola di Raffaello. Più in là c’è un albero di Natale.

«Questo nostro incontro tradizionale mi consente di rivolgere l’augurio più sincero a tutti voi, a chi si trova in Italia e agli italiani che sono all’estero», scandisce il Capo dello Stato, «stiamo vivendo come ogni fine anno ore di attesa per un tempo nuovo che viene e che speriamo migliore. Ore in cui cerchiamo la serenità rinsaldando i nostri rapporti.

Nelle nostre comunità, nelle famiglie, nelle amicizie». Poi l’augurio al Papa e l’accenno all’Anno Santo appena cominciato: «La notte di Natale Papa Francesco – cui invio auguri pieni di riconoscenza – ha aperto il Giubileo, facendo risuonare nel mondo il richiamo alla speranza. Quelle di questa sera sono ore di speranza nel futuro, nell’anno che viene. Tocca a noi saperla tradurre in realtà».


Il video integrale del discorso di Mattarella


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Il primo pensiero di Mattarella è per la pace: «Nella notte di Natale», afferma, «si è diffusa la notizia che a Gaza una bambina di pochi giorni è morta assiderata. Nella stessa notte di Natale feroci bombardamenti russi hanno colpito le centrali di energia delle città dell’Ucraina per costringere quella popolazione civile al buio e al gelo. Gli innocenti rapiti da Hamas, e tuttora ostaggi, vivono un secondo inizio di anno in condizioni disumane. Queste forme di barbarie non risparmiano neppure il Natale e le festività più sentite. Mai come adesso», aggiunge il presidente, «la pace grida la sua urgenza. La pace che la nostra Costituzione indica come obiettivo irrinunziabile, che l’Italia ha sempre perseguito, anche con l’importante momento quest’anno della presidenza del G7. La pace di cui l’Unione Europea è storica espressione».

La pace, precisa Mattarella, «non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce gli altri Paesi con le armi», ma è «la pace del rispetto dei diritti umani, la pace del diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità. Perché è giusto. E, se questo motivo non fosse ritenuto sufficiente, perché è l’unica garanzia di una vera pace, evitando che vengano aggrediti altri Paesi d’Europa».

La fine dell’anno, aggiunge il Capo dello Stato, «è anche tempo di bilancio. Ho incontrato valori e comportamenti positivi e incoraggianti nel volto, nei gesti, nelle testimonianze di tanti nostri concittadini. Li ho incontrati nel coraggio di chi ha saputo trasformare il suo dolore, causato da un evento della vita, in una missione per gli altri. Li ho letti nelle parole di Sammy Basso che insegnano a vivere una vita piena, oltre ogni difficoltà» e che Famiglia Cristiana ha deciso di scegliere, insieme ai suoi genitori, come “Italiani dell’anno 2024”.

Le citazioni di Mattarella non sono casuali: «Ho fatto riferimento ad alcuni esempi di persone che hanno scelto di operare per il bene comune», precisa, «perché è proprio questa trama di sentimenti, di valori, di tensione ideale quel che tiene assieme le nostre comunità e traduce in realtà quella speranza collettiva che insieme vogliamo costruire. È questa medesima trama che ci consentirà di evitare quelle divaricazioni che lacerano le nostre società producendo un deserto di relazioni, un mondo abitato da tante solitudini. Siamo tutti chiamati ad agire, rifuggendo da egoismo, rassegnazione o indifferenza».

Mattarella ricorda anche che «nella quotidiana esperienza di tanti nostri concittadini si manifesta un sentimento vivo, sempre attuale, dell’idea di Patria». Il patriottismo, dice il Capo dello Stato, «è quello dei medici dei pronto soccorso, che svolgono il loro servizio in condizioni difficili e talvolta rischiose. Quello dei nostri insegnanti che si dedicano con passione alla formazione dei giovani. Di chi fa impresa con responsabilità sociale e attenzione alla sicurezza. Di chi lavora con professionalità e coscienza. Di chi studia e si prepara alle responsabilità che avrà presto. Di chi si impegna nel volontariato. Degli anziani che assicurano sostegno alle loro famiglie».

Ma per Mattarella è patriottismo anche «quello di chi, con origini in altri Paesi, ama l’Italia, ne fa propri i valori costituzionali e le leggi, ne vive appieno la quotidianità, e con il suo lavoro e con la sua sensibilità ne diventa parte e contribuisce ad arricchire la nostra comunità. È fondamentale creare percorsi di integrazione e di reciproca comprensione perché anche da questo dipende il futuro delle nostre società».

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Il Capo dello Stato sottolinea che in Italia troviamo valori, coraggio e comportamenti positivi come «nel rumore delle ragazze e dei ragazzi che non intendono tacere di fronte allo scandalo dei femminicidi. Siamo stati drammaticamente coinvolti nell’orrore per l’inaccettabile sorte di Giulia Cecchettin e, come lei, di tante altre donne uccise dalla barbarie di uomini che non rispettano la libertà e la dignità femminile e, in realtà, non rispettano neppure sé stessi. Non vogliamo più dover parlare delle donne come vittime. Vogliamo e dobbiamo parlare della loro energia, del loro lavoro, del loro essere protagoniste».

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Nel suo discorso, durato in totale 17 minuti, Mattarella ricorda anche le condizioni spesso drammatiche dei detenuti: «L’alto numero di suicidi è indice di condizioni inammissibili. Abbiamo il dovere di osservare la Costituzione che indica norme imprescindibili sulla detenzione in carcere. Il sovraffollamento vi contrasta e rende inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale penitenziario. I detenuti devono potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine. Su questo sono impegnati generosi operatori, che meritano di essere sostenuti».

Il pensiero di Mattarella va anche a chi non ha le risorse per curarsi: «La scienza, la ricerca, le nuove tecnologie aprono possibilità inimmaginabili fino a poco tempo addietro per la cura di malattie ritenute inguaribili. Nello stesso tempo vi sono lunghe liste d’attesa per esami che, se tempestivi, possono salvare la vita. Numerose persone rinunciano alle cure e alle medicine perché prive dei mezzi necessari».

Ricorda i morti sul lavoro e l’ultima tragedia di pochi giorni fa, a Calenzano in cui sono morte cinque persone: «Non possono più bastare parole di sdegno: occorre agire, con responsabilità e severità. Gli incidenti mortali – tutti – si possono e si devono prevenire».

Infine, il saluto ai campioni dello sport protagonisti in questo 2024: «Desidero rivolgere un saluto alle donne e agli uomini di sport in questo che è stato un anno olimpico e paralimpico. Ricordo le notti di Parigi, l’orgoglio dei nostri atleti attorno alla nostra bandiera. Sono a loro grato per i successi e ancor di più per l’autentico spirito sportivo con cui hanno vissuto la loro partecipazione: un bell’esempio, ben oltre i confini dello sport».





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