Una selezione di alcuni dei/delle Vignaioli/e, cantinieri/e, agronomi/e, enologi ed enologhe, produttori e produttrici under 40 che di più mi hanno stupito durante il 2024
Il 2024 è ormai alle porte, e come accade da quale anno a questa parte, ho deciso di dare spazio a uno degli obiettivi centrali della mia ricerca: evidenziare il lavoro e il talento dei giovani protagonisti del vino italiano, anche in vista del prossimo Only Wine, il salone nazionale dedicato ai giovani produttori e alle piccole cantine, di cui ho l’onore e l’onere di essere selezionatore e coordinatore tecnico.
Nel corso del 2024 ho incontrato tante/i giovani vignaiole/i che stanno dando nuovo impulso alle loro aziende di famiglia o che hanno avviato progetti personali, con passione e dedizione, dalla vigna alla bottiglia. La selezione di quest’anno include ragazze e ragazzi che si distinguono sia in cantina che in vigneto, oppure che uniscono queste capacità a un’eccellente visione imprenditoriale. Ho voluto dare risalto anche a quelle coppie di fratelli e sorelle che rappresentano un perfetto connubio tra capacità produttive e gestione commerciale e comunicativa, aspetti imprescindibili per il successo di un’azienda vitivinicola odierna ed esempio di quanto la piccola impresa familiare possa – almeno nel mondo del vino – restare ancora un cardine dell’imprenditoria italiana.
Fare vino, oggi più che mai, è un mestiere complesso che parte dalla cura del vigneto e arriva fino ai calici sulle nostre tavole, ancor più in un periodo di complesse congiunture economiche e sociali. I giovani che ho incontrato lo sanno bene, e confrontarmi con loro è stato fondamentale per cogliere il potenziale straordinario che le nuove generazioni stanno portando nel panorama vitivinicolo italiano. Di alcuni ho scritto già in passato, sentendomi legato al privilegio di essere stato tra i primi a scoprire e raccontare i loro vini; di altri scrivo ora per la prima volta, scommettendo senza esitazioni sui loro progetti, consapevole sia della loro giovane età sia del valore professionale e umano che li contraddistingue.
Questo 2025 si prospetta come un anno di grande fermento in molti areali italiani proprio grazie alle nuove generazioni e, sono certo, i ragazzi che cito qui di seguito ne saranno tra i protagonisti. Io, da par mio, continuerò a cercare nuovi talenti nella speranza di poterne condividere storie, passione e dedizione.
I GIOVANI VIGNAIOLI E PRODUTTORI UNDER 40 ITALIANI PIU’ TALENTUOSI E PREPARATI INCONTRATI NEL 2024
Orlando Rocca – Az. Agr. Orlando Rocca (2003)
Giovanissimo viticoltore di Monforte d’Alba, Orlando Rocca ha avviato la sua azienda nel 2019, gestendo personalmente la vigna di famiglia a Bussia (meno di mezzo ettaro). Dopo gli studi non manca di fare esperienze all’estero e, facendo due calcoli, porta in bottiglia la sua prima vendemmia “ufficiale” (2020) che risale a quando aveva 16 anni. Sì, perché fu proprio in periodo di pandemia che decise di utilizzare il tempo a disposizione per sperimentare e stare tra i filari, ascoltando le lezioni in cuffia, mentre svolgeva i lavori in vigna. Sostenuto da sua sorella Cecilia (coinvolta attivamente nella gestione dell’azienda Domenico Clerico), Orlando promette di essere uno dei talenti più luminosi della viticoltura di Langa.
Asja Rigato – Asja Rigato Wines (1994)
Asja Rigato è una giovane produttrice veneta, attiva nell’azienda che porta il suo nome. Nata nel 2019 a Bovolenta, lungo il fiume Bacchiglione, al confine nord dell’area del Friularo di Bagnoli DOCG, la piccola realtà guidata da Asja vede come primo obiettivo quello di valorizzare il vitigno autoctono Friularo (biotipo del Raboso Piave), attraverso vini che rispettino i valori di eccellenza e autenticità, assecondando lo scorrere lento delle stagioni. In un areale poco noto ma molto vocato Asja imprime la propria firma su vini che restituiscono un’identità territoriale netta che, grazie all’utilizzo di accorgimenti come la gestione dell’appassimento e delle macerazioni carboniche (a grappolo intero), si fa meno ispida e più contemporanea. Visioni libere da preconcetti e paradigmi, frutto di una sensibilità interpretativa e di un gusto che solo chi ha assaggiato, conosciuto e compreso ciò che fanno “altrove” può raggiungere. Il tutto senza rinunciare alla propria radicata intentità, anzi valorizzane le potenzialità e attualizzandone la percezione.
Umberto e Simone Minerdi – Az. Agr. Minerdi (1994 e 1997)
Fratelli e giovani viticoltori, Umberto (che lavora tutt’ora in una delle più note cantine delle Langhe) e Simone Minerdi conducono la piccola azienda di famiglia mettendo in pratica le esperienza fatte e le conoscenze acquisite negli anni con grande maturità e precisione, nonostante la loro giovane età. Stupiscono sin dalla prima uscita con un Langhe Nebbiolo di grande nitidezza e definizione, per poi arrivare all’uscita del loro primo Barbaresco che già scomoda paragoni importanti.Provare per credere.
Alessandro Bana e Stefano Panizza – Radìs (1988 e 1989)
Alessandro Bana e Stefano Panizza sono i fondatori di Radìs, un progetto di vigna, di cantina e di vita nato dalla loro passione per il vino e per la Valtellina. Con un approccio rispettoso e accorto, producono vini dalla spiccata aderenza territoriale, senza sovrastrutture di sorta e con l’obiettivo di lasciare esprimere il vigneto nella maniera più nitida e riconoscibile possibile. Instancabili lavoratori, rappresentano al meglio la viticoltura eroica valtellinese.
Francesco Bocchino – Az. Tojo (1992)
Francesco Bocchino è il giovane titolare dell’Azienda Tojo, situata nelle Langhe. Con entusiasmo e competenza, si dedica alla produzione di vini di qualità, rispettando le tradizioni locali e valorizzando le peculiarità del terroir, concentrandosi in modo particolare sul Moscato. E’ tra i fondatori dell’associazione “Aroma di un territorio” e del progetto EsCamoTage, che riunisce un manipolo di produttori dediti alla valorizzazione del Moscato in chiave “vino bianco fermo e secco”. Negli ultimi anni è stato un continuo crescendo ma, a giudicare dalle novità assaggiate poche settimane fa, il meglio deve ancora venire”!
Mattia Coccia – Il Campino di Lamole (1987)
Mattia Coccia giovane vignaiolo, che dopo anni di esperienza in una grande realtà produttiva toscana, decide di scommettere su uno dei veri e propri “Grand Cru” del Chianti Classico: Lamole. Il Campino di Lamole è una micro realtà che promette di restituire in maniera coerente, ma mai statica, l’unicità di un territorio capace di sfidare il cambiamento climatico come pochi altri, avendo spesso la meglio. Vini di grande finezza e contemporaneità che, mantengono, al contempo, quell’allure classica capace di farne interpretazioni senza tempo.
Luca e Matteo Marasca – Az. Agr. Rovegliano Marasca Rossi (1996 e 1994)
Luca e Matteo sono due giovani viticoltori marchigiani, che con la loro famiglia portano avantil l’Azienda Agricola Rovegliano Marasca Rossi a Monte Roberto (AN). Ottimi i loro Verdicchio, ma capaci di stupirmi con un’interpretazione a loro – quanto a me – molto cara di quello che è sempre stato l’uvaggio classico di vigna della mia terra natia: Verdicchio, Trebbiano e Malvasia. Due giovani impegnati nella produzione di vini che esprimono la ricchezza e la diversità del loro territorio, con un’attenzione particolare alla sostenibilità e alla qualità. Una piccolissima realtà nata solo nel 2016, che dal 2021 dispone di una propria nuova cantina, fortemente voluta dai ragazzi per ottimizzare le lavorazioni e puntare alla massima espressione delle uve dei loro vigneti. Un valore aggiunto in un territorio che non manca mai di stupire, soprattutto grazie al Verdicchio, che può non essere solo Verdicchio.
Gian Nicola Carboni – Cantina Carboni (1984)
Dovevo inserire un mio coetaneo all’ultimo anno utile per rientrare nel novero dei più talentuosi produttori “Under” 40 e l’ho fatto andandolo a pescare in uno dei miei areali del cuore: il Mandrolisai. Gian Nicola Carboni dirige, con il sostegno dei suoi genitori e a di sua sorella Elisa, la Cantina Carboni, a Ortueri. A breve disporranno di una struttura produttiva in grado di dare ulteriore slancio a una produzione che, negli ultimi anni, è cresciuta molto in termini di qualità e di capacità di restituire una visione chiara e sempre più attuale di un territorio straordinariamente vocato fatto di grandi vignaioli ma che è proprio in cantina che può trovare quelle ulteriori attenzioni al dettaglio in grado di portare i proprio vini a competere senza timore con i migliori d’Italia.
Chiara e Sara Puddu – IoLei Winery (1994 e 1999)
Chiara e Sara Puddu sono le fondatrici di IoLei, azienda vitivinicola di Oliena, dove il Cannonau “diventa” Nepente. Sara, laureata in enologia e viticoltura, ha maturato esperienze nel Chianti Rufina, nel Chianti Classico e in California. Chiara, nonostante la sua laurea sia in Economia e Management si è occupata della lavorazione delle uve, delle degustazioni e degli eventi per una cantina marchigiana. Poi c è stato il Covid ed è rientrata a casa, si è laureata online ed ha iniziato subito a mettere a frutto le competenze acquisite nella propria cantina di famiglia. Insieme, combinano tradizione e innovazione per dar vita a vini che raccontano il territorio e la loro storia, trasformando il loro fortissimo legame in una delle piccole realtà più interessanti dell’Isola.
Tiziano Arecco – Cascina delle Monache (1993)
Uno dei più nitidi giovani talenti del Gavi. Quella di questo giovane vignaiolo è la storia di molti ragazzi italiani che dopo aver studiato cercano di affinare le proprie competenze all’estero e nel caso specifico Tiziano è volato prima nell’areale di Marlborough, in Zelanda, e poi in Napa Valley, terra d’elezione del vino made in USA. Il desiderio di tornare a casa nella sua Gavi, però, era troppo forte e, conscio di poter disporre dei vigneti di famiglia e di una piccola ma funzionale cantina, ha presto deciso di iniziare il suo percorso di produttore, dalla vigna alla bottiglia. Una piccole realtà che prima dell’arrivo di Tiziano non aveva pensato alla bottiglia se non per una piccola produzione interna. Oggi, Cascina delle Monache rappresenta un riferimento per la valorizzazione zonale e per l’approccio tecnico e prospettico alla tradizione delle singolarità territoriali attraverso il Cortese. Il progetto dei “cru” e la capacità di andare oltre gli stereotipi legati alla percezione fuorviata dal posizionamento medio del Gavi stanno dando già ottimi risultati. Sono convinto che nel giro di pochi anni saranno proprio ragazzi come Tiziano e realtà come questa a dare ulteriore slancio alla denominazione e a riposizionarne il percepito.
Beatrice e Marco Rivetti – Cascina Vano (1997 – 2003)
Marco e Beatrice Rivetti, fratello e sorella, coadiuvano attivamente i propri genitori alla guida di Cascina Vano, piccola realtà nota per la produzione di eccellenti Barbaresco. Come si confà a molte coppie di fratelli del mondo del vino, anche in questo caso il lavoro è equamente suddiviso, con Marco che si occupa delle fasi produttive in vigna e in cantina (dando manforte al padre) e Beatrice all’amministrazione e all’export, eppure quando sono stato a visitarli per la prima volta (era gennaio) tutta la famiglia era coinvolta nella potatura. Sì, perché a Cascina Vano “Tutti fanno tutto, quando serve”. Un merito che vale la segnalazione dell’ennesima realtà piemontese, per quest’anno.
Mirco Balliana – Az. Agr. Ballianei (1995)
Ho conosciuto Mirco quest’anno, in rappresentanza di un’importante cantina dell’areale del Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg e già mi aveva colpito molto per l’approccio coerente e preciso. Assaggiare i vini prodotti dall’azienda di famiglia Ballianei è stata “solo” una conferma delle virtù di un giovanissimo ma già esperto enologo e viticoltore. L’Azienda Agricola Ballianei, situata a Col San Martino nel cuore delle colline del Conegliano-Valdobbiadene DOCG, è una realtà familiare di circa 10 ettari, di cui 5 dedicati alla viticoltura e 5 destinati a seminativi, trasformata nel tempo da una fattoria a una cantina d’eccellenza. Mirco la guida insieme a suo padre e suo zio, mettendo a frutto gli studi fatti presso il Cerletti di Conegliano, una laurea in Enologia a Padova e un’esperienza in California. Un esempio in un territorio che sta – fortunatamente – sfornando tanti giovani vignaioli e tecnici che, sono certo, cambieranno le sorti della Docg sia in termini di percezione che di posizionamento.
Elisabetta Sedda – Ag. Agr. VinTage (1987)
Elisabetta Sedda è una vignaiola che ha costruito il suo percorso da zero, senza tradizioni familiari, proprietà o studi enologici alle spalle, ma con una passione travolgente per il vino e un’inesauribile dedizione. Originaria della Valle d’Aosta, con radici sarde, Elisabetta ha avviato nel 2016 la sua microazienda a Saint Cristophe, dopo aver passato più di 5 anni in giro per il mondo (non pensava sarebbe tornata in Valle d’Aosta) a lavorare anche in sala. Torna e con non poche vicissitudini diventa una vera e propria vignaiola artigiana e integrale, curando in prima persona ogni aspetto del lavoro: dalla vigna alla cantina, fino alla gestione della comunicazione, la grafica delle etichette e la commercializzazione. Con una superficie di circa 3 ettari in affitto (presto un vigneto di proprietà che si unirà alle oltre piccolissime parcelle anche molto distanti fra loro e con un’altitudine che sfiora i 1200m slm) non ancora completamente in produzione, Elisabetta continua a lavorare per recuperare piccole parcelle abbandonate o da ripristinare come se il suo “far vigna e far vino” fosse una vera e propria missione di salvaguardia e custodia del territorio.
Riccardo, Andrea e Tommaso Razzaboni – Cantina Ventiventi (1994, 1997, 2003)
I fratelli Riccardo, Andrea e Tommaso Razzaboni guidano, insieme al padre Vittorio, la giovanissima azienda Venti Venti, un progetto enologico innovativo. Situata a Medolla, nel cuore dell’Emilia-Romagna, si estende su 45 ettari dedicati a vitigni autoctoni come Sorbara, Salamino di Santa Croce e Pignoletto, oltre a varietà internazionali come Chardonnay, Pinot Bianco e Cabernet Sauvignon.
Biologica e con accortezze architettoniche e strutturali legate all’ecosostenibilità. Ventiventi unisce tradizione e tecnologia per elevare la percezione del territorio attraverso spumanti fini ed eleganti, principalmente metodo classico.
La cantina, al centro dei vigneti, è un luogo di accoglienza e condivisione, in cui enoturismo ed enogastronomia diventano componenti fondamentali per far conoscere direttamente il proprio lavoro in vigna e in cantina. Ragazzi giovani ma con idee molto chiare che sono destinati a rendere ancor più “frizzante” il mondo del Lambrusco ancora per molte annate!
Andrea Drius – Terre del Faet (1989)
Andrea Drius è il giovane viticoltore alla guida di Terre del Faet, a Cormons. Nel 2008 prende in mano le redini dell’azienda fondata dai nonni, dedicandosi a ogni aspetto dell’attività in prima persona: dalla vigna alla commercializzazione del vino prodotto, passando per la cantina. Un ragazzo dalle idee chiare che ha, sin da subito, espresso con sicurezza la propria filosofia produttiva intrisa di rispetto per l’eredità consegnatagli dal nonno ricercando, al contempo, una forte contemporaneità espressiva, in un Collio messo a dura prova dai cambiamenti climatici e che necessita di una nouvelle vague di produttori capaci di riportare questo areale ai fasti che merita. Tra i principali fautori della riscoperta e della valorizzazione del “Collio Bianco da uve autoctone” rappresenta un esempio di come si può essere un “one man show” senza bisogno di fare “show”!
Tommaso Cortonesi – Cantina Cortonesi (1985)
Tommaso Cortonesi è uno dei più giovani produttori di Montalcino, eppure negli ultimi anni si è ritagliato una dimensione propria di chi, ormai, è una certezza. Lo ha fatto senza subordinare il proprio pensiero critico e la propria cifra stilistica a mode e/o all’assecondare pedissequo della tradizione, non nascondendo mai il proprio gusto e la propria filosofia produttiva, con un piglio di grande sicurezza. Cosa non semplice in un areale che, forse, come nessun altro è ancorato al passato, con un’indubbia percezione positiva dello stesso. Ha iniziato coadiuvando suo padre, ancora (iper) attivo in vigneto, e di annata in annata ha preso le redini dell’azienda dando nuovo slancio a una delle piccole realtà più interessanti del panorama ilcinese. A spingermi a citarlo, anche, la sua grande attitudine a fare squadra e a coinvolgere gli altri giovani produttori in un confronto costante che giova e gioverà all’intero territorio.
Sergio Fina – Cantine Fina (1986)
Sergio Fina ha un cognome importante. Figlio di Bruno Fina, storico braccio destro siciliano di Giacomo Tachis, si occupa delle produzione della cantina marsalese, nella quale è affiancato dal fratello Marco (dedito agli aspetti amministrativi e commerciali) e dalla sorella Federica (marketing, comunicazione ed enoturismo). Sin da giovanissimo ha avuto modo di seguire suo padre, esperto enologo e tra i più profondi conoscitori del vigneto siciliano, dando un contributo importante nel innalzare la qualità dei vini dell’azienda dalla vigna alla bottiglia. Un realtà che produce vino da vari areali, con volumi importanti, dotata di una cantina in cui non si può improvvisare nulla e la competenza tecnica è fondamentale.
Questa selezione non vuole rappresentare in alcun modo una classifica, bensì uno spaccato di un’Italia del vino che, nonostante alcune difficoltà nel ricambio generazionale, sta dimostrando di sapersi rinnovare grazie anche e soprattutto a ragazze e ragazzi che alla passione stanno, sempre di più, abbinando competenze tecniche e sensibilità interpretativa, unitamente a personalità e caratteri determinati. Nell’ultimo anno ho conosciuto moltissimi giovani produttori (più di 100 sono stati selezionati per l’Only Wine 2024 e altrettanti ne verranno selezionati per l’edizione 2025, da ogni regione italiana) ma se ho scelto questo ristretto novero è solo perché in ognuna di queste realtà ho trovato qualcosa di esemplare, capace di fungere da riferimento per chi sta approcciando o approccerà il mondo del vino in questa complessa epoca enoica. Di molti se ne sente già parlare da un po’ e di altri sono certo ne sentiremo parlare molto e bene da qui in avanti, con costanza e consistenza.
N.B.: se per la selezione dei partecipanti all’Only Wine è mia premura rappresentare ogni regione italiana, la scelta dei produttori segnalati in questo articolo non segue una logica enografica forzata, bensì una valutazione umana e professionale dei singoli, a prescindere dal loro areale di riferimento.
Colgo l’occasione per augurare a tutti una buona fine e un grandioso inizio!
F.S.R.
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