18.22 – martedì 31 dicembre 2024
(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Nelle ultime settimane sono emerse alcune posizioni, anche in seno alla maggioranza in Provincia, che evidenziano forti perplessità in merito all’eventuale scelta di realizzare un inceneritore. Nonostante la giunta provinciale continui a indicare come inevitabile tale scelta, rimangono aperti nodi di grande importanza che, legittimamente, fanno nascere dubbi anche tra gli alleati. Sulla scelta inceneritore il nostro tavolo di lavoro, che raggruppa 18 associazioni ambientaliste a livello provinciale, da circa tre anni si è posto mettendo sul tavolo dati concreti fino ad oggi non solo mai contestati ma alcuni confermati via via col passare del tempo. Vogliamo quindi richiamare alcuni punti essenziali alla base dei molti dubbi alla base della scelta della giunta. Chiedendo alla stessa di rispondere nel dettaglio, con dati e non con frasi fatte.
1) DUBBIO N°1: SALUTE. Partiamo con uno degli aspetti più critici: i danni alla salute umana derivanti dall’incenerimento dei rifiuti in prossimità di centri abitati. Evitiamo di citare la numerosa letteratura presente sull’argomento specialmente quella di recente pubblicazione. Riteniamo sufficiente citare le conclusioni della relazione redatta, in attuazione dell’incarico assegnato dalla Provincia di Biella con determinazione dirigenziale 606 del 20.04.2023, all’Organismo Collegiale Inquirente dell’Inchiesta Pubblica per la conduzione delle consultazioni del pubblico per la Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) ex art. 27 bis D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii. per il progetto di termovalorizzatore, presentato dalla “A2A Ambiente” S.r.l. da installarsi nel Comune di Cavaglià (BI). Nella relazione sono stati presi in esame ben sei studi recenti sugli effetti cardiovascolari e respiratori di inceneritori di rifiuti anche di ultima generazione.
Riportiamo le conclusioni (p.65) “La revisione di letteratura che abbiamo condotto fa invece ritenere che esistano effetti importanti sull’apparato cardiovascolare e respiratorio nelle persone esposte alle emissioni degli impianti di incenerimento, anche di ultima generazione, i cui valori di ricaduta sono sovrapponibili a quelli utilizzati in studi epidemiologici che hanno riscontrato rischi importanti nelle persone esposte.”
Importante sottolineare che si tratta di percentuali di aumento di patologie a due cifre, quindi decisamente significative. Si sottolinea che già dalla lettura del cap. 6 del Rapporto Ambientale all’addendum di piano rifiuti urbani sono evidenti una molteplicità di criticità, tutte da approfondire, in relazione alla collocazione di un impianto di incenerimento in aree già sottoposte ad un importante carico sulla qualità dell’aria. Basterebbe da solo questo aspetto, i danni per la salute umana, a invitare tutti alla prudenza evitando fughe in avanti del tutto pericolose.
2) DUBBIO N°2: RECUPERO ENERGETICO E AUMENTI DEI COSTI. Come noto gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani sono compresi nella gerarchia dei rifiuti solo se finalizzati al recupero energetico e solo se la loro efficienza (RI) è superiore a 0,65 (direttiva 2008/98/EC). In questo contesto l’eventuale realizzazione di un impianto di incenerimento dovrà prevedere la cogenerazione di energia elettrica e termica. Siamo quindi in un contesto nel quale sarà indispensabile prevedere una rete di teleriscaldamento dato che la sola produzione di energia elettrica ha efficienza sotto il 30%.
É necessario sottolineare che è proprio attraverso il recupero energetico che avviene in parte la mitigazione degli impatti sulla qualità dell’aria dovuta all’incenerimento. Inoltre è attraverso la vendita di energia termica ed elettrica che avviene una parziale copertura dei costi di gestione.
Volendo riferirci alla situazione economica esposta nei bilanci dell’inceneritore di Bolzano possiamo ricavare che per gli anni 2019 e 2020 (situazione di normalità dei mercati) la vendita di energia elettrica e termica, in ciascun anno, ha coperto a malapena il 30% delle voci di: personale, materie prime, energia, manutenzioni, smaltimento residuo (ceneri), spese generali e varie (circa 11 Mio).
La vera voce di copertura dei costi, sempre sul caso di Bolzano, è riferita ai ricavi da incenerimento, circa 11Mio.
Nella situazione trentina le criticità legate al recupero energetico si profilano di particolare difficoltà. Dal punto di vista del recupero termico servirebbero migliaia di utenze per assorbire adeguatamente l’energia prodotta dall’impianto. Possiamo facilmente immaginare le difficoltà a “convincere” migliaia di utenze ad allacciarsi rinunciando alla propria caldaia a condensazione, molto più efficiente, oppure a quanto fatto in ambito rinnovabili con pannelli fotovoltaici e pompe di calore. Oltre alle problematicità nella stesura della rete: costi, logistica, cantieristica ecc..
Ricordiamo che senza tali recuperi l’impatto sulla qualità dell’aria dei cittadini sarebbe enorme. I dubbi quindi sono più che fondati, si rischierebbe di avere un impianto che dovrebbe recuperare tutti i costi attraverso la tariffa di smaltimento rifiuti, quindi sui cittadini. Le stime già effettuate da APPA prevedono un costo che potrà raggiungere i 255 €/t per lo smaltimento tramite inceneritore a fronte di un costo attuale di gestione e raccolta che, a causa della scellerata gestione della discarica di Ischia Podetti, ha raggiunto picchi di 330 €/t.
La gestione emergenziale del 2023 ha causato un maggiore costo di 2 Mio sul ciclo dei rifiuti, assorbiti in bilancio con risorse integrative (vedi nota provinciale). Si può facilmente comprendere l’irragionevole divario tra un investimento da circa 200 Mio e maggiori costi di 2 Mio (in emergenza oggi già ridotti) un rapporto 1/100.
Le dichiarazioni allarmistiche su costi di smaltimento rifiuti di ben 11 Mio inducono il cittadino a pensare che siamo in totale emergenza mentre, superata l’emergenza del 2022, i costi sono rientrati nella norma. Qui si aprirebbe un capitolo a dir poco paradossale, ove gli stessi che lamentano costi elevati sono i responsabili di tale cattiva gestione. Tra l’altro leggendo le varie dichiarazioni fatte alla stampa, un giorno si parla di 20Mio l’altro di 11Mio, una sorta di terno all’otto. Il cittadino deve sapere che sia che si parli di 20Mio che di 11Mio entrambi sono costi ampiamente preventivati e sostenuti già dall’attuale tariffa rifiuti. Tariffa tra le più basse d’Italia. Al cittadino basti sapere che per merito della sua progressiva capacità di differenziare e per merito della professionalità dei gestori i costi per gestione e smaltimento rifiuti sono adeguatamente sotto controllo e con tendenza alla diminuzione.
3) DUBBIO N° 3: MANCANO I QUANTITATIVI DI RIFIUTI. In precedenza abbiamo visto il dubbio riferito ai danni alla salute, successivamente abbiamo toccato il tema dei costi economici, ora affrontiamo l’aspetto ulteriormente critico, la ridotta quantità di rifiuti da conferire all’inceneritore. Più volte abbiamo evidenziato che i dati presenti nel V° aggiornamento piano dei rifiuti fotografano una situazione del tutto superata. La situazione attuale è la seguente: produzione di rifiuti urbani calata a 475kg/ab*anno, la riduzione è stata di oltre 20.000 t/a; la percentuale di raccolta differenziata ha raggiunto l’82,8%, il residuo è calato a 74,8 kg/ab*anno. Con questi risultati il residuo si aggira intorno alle 40.000 t/a. Solo fermandoci a questi risultati avremmo azzerato i famosi 2 Mio di extracosti esposti nel dubbio n°2.
Guardando questi dati anche solo dal punto di vista economico si comprende facilmente come la strategia migliore sia investire in politiche di riduzione, riuso e riciclo.
Ricordiamo che per ogni 10.000 t/a in meno i costi calano di 3,3 Mio (utilizzano 330 €/t visti in precedenza). Queste sono le vere politiche che difendono l’ambiente e la salute umana: RIDURRE, RIUSARE, RICICLARE. Facciamo notare che la capacità media degli inceneritori in Europa è di 250.000 t, taglia sulla quale esistono buone possibilità di una sussistenza economica a lungo termine. Ragionare su una taglia sotto le 100.000 t con impianti di nuova generazione significa fare un salto al buio.
4) DUBBIO N°4 : ESISTE UNA TERZA VIA? Sì, il Trattamento Meccanico Biologico già presente a Rovereto ed autorizzato per trattare 57.000 t/a. Abbiamo più volte descritto l’importanza di questo trattamento a “freddo” ed i vantaggi ad esso associati. In questa direzione devono essere rivolti gli sforzi più importanti indirizzati all’ammodernamento dell’impianto ed al suo completo funzionamento. Questa tipologia di impiantistica consente di ridurre la componente umida dei rifiuti, ridurre la fermentescibilità, recuperare ulteriori frazioni utili di materiali, ridurre in modo consistente i volumi.
Inserendo questo passaggio i rifiuti da conferire in discarica raggiungerebbero una frazione non superiore al 6% del prodotto, ottemperando in questo modo, in anticipo sui tempi (2035), a quanto richiesto dalla direttiva 2018/850/Ue. Questo passaggio consentirebbe di ridurre i costi di gestione dei rifiuti mantenendo calmierate le tariffe ai cittadini. Il V° aggiornamento piano rifiuti affronta questo argomento in modo molto sbrigativo e privo di reali e concrete analisi sul suo inserimento all’interno del ciclo dei rifiuti.
Il presente comunicato si aggiunge alla consistente documentazione che negli anni abbiamo prodotto, chiaramente non esaurisce i vari aspetti contrari alla realizzazione dell’inceneritore. Avere quindi dei dubbi sulla scelta è una posizione razionale alla cui base rimane una fondamentale attenzione alla salute umana, all’ambiente ed ai costi per i cittadini.
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Per il tavolo delle 18 associazioni
Pietro Zanotti
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