Riparare, riusare, riciclare: lavoro per 258 imprese artigiane in provincia di Oristano

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Oristano

Il settore impegna su base regionale quasi 14mila lavoratori

L’Oristanese è il fanalino di coda in Sardegna per il numero di imprese artigiane impegnate nel settore dell’economia circolare, capaci di intervenire sui prodotti allungandone la vita, riducendo la produzione di rifiuti o, addirittura, trasformando questi ultimi in risorsa. In provincia sono 258 – meno della metà di quelle del Nuorese – e i lavoratori impegnati sono 1.108.

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I dati arrivano da un rapporto dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, che ha analizzato i dati di UnionCamere-Infocamere ed Eurostat del 2023.

Questa attività, che nell’isola interessa complessivamente 3.639 imprese artigiane e 13.858 addetti (il 3,9% di tutti i lavoratori artigiani), di tutti i settori produttivi, comprende riparazione, manutenzione, riciclo e recupero: dalle automobili agli orologi, dalle calzature alle apparecchiature elettroniche, fino agli strumenti musicali, gli impianti e gli abiti. Tutto, insomma, può essere aggiustato e reso nuovamente utilizzabile, eventualmente anche in altra forma.

A livello territoriale, nella vecchia provincia di Cagliari ci sono 1.416 realtà artigiane, con 4.691 addetti nell’area della città metropolitana e altri 2.461 nel Sud Sardegna. A Nuoro le imprese sono 635 con 1.495 addetti, ci sono poi Sassarese e Gallura con 1.330 imprese e 4.103 addetti.

Nella classifica nazionale, il maggior numero di imprese di questo settore, 20.250, opera in Lombardia, idem per il numero di addetti, con 96.330.

Riparando, rigenerando e riciclando si contribuisce a fare crescere le imprese e a specializzarle e, allo stesso tempo, si sviluppa l’economia circolare anche in Sardegna. “La crescente attenzione verso i temi del recupero e del riciclo”, commenta Giacomo Meloni, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna, “induce le persone a far riparare e aggiustare gli oggetti più vari, piuttosto che ricomprarli, rivolgendosi soprattutto alle nostre micro e piccole imprese artigiane”.

“Queste realtà, dal canto loro”, continua Meloni, “cercano di specializzarsi, ampliando e diversificando i propri servizi per crescere in tutti quei settori legati all’economia circolare e caratterizzati, non a caso, proprio da un’alta vocazione artigiana”.

Per Daniele Serra, segretario regionale di Confartigianato Imprese Sardegna, “la valutazione della dinamica del comparto del riciclo, recupero e riparazione, va inserita in un contesto economico ancora non completamente fuori dalla crisi, caratterizzato da una domanda interna ancora insufficiente”.

“Non è un mistero”, sottolinea Serra, “che le manutenzioni e riparazioni continuino ad avere il segno più. Di positivo c’è anche una maggiore consapevolezza ambientale di cittadini e imprese sul tema dell’ecologia”.

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Di sicuro, la crescita competitiva del sistema imprenditoriale territoriale sardo potrebbe migliorare anche con interventi legislativi per garantire semplificazione, più attrattività, più ricerca, innovazione e maggiore trasferimento tecnologico.

“Le imprese artigiane”, conclude il segretario regionale di Confartigianato Imprese, “hanno nelle loro corde anche molti fattori che le rendono protagoniste ideali delle nuove opportunità legate all’economia circolare. Lo dimostrano i numeri di quelle che si occupano di riparare e di rigenerare prodotti. Bisognerebbe, per questo, pensare a rendere maggiormente fruibile la ricerca anche per le piccole e meno strutturate, offrendo loro strumenti adeguati attraverso un sistema di incentivazione a misura di piccola impresa”.

Una crescita sostenibile si basa su una robusta economia circolare, la quale prevede che i prodotti siano progettati, realizzati e gestiti in modo da consentire interventi lungo l’intero ciclo di vita del prodotto e alla fine trasformare i rifiuti in risorse.

Qualche esempio esempio: si può intervenire sulla durabilità, con allungamento della vita utile dei prodotti; sull’efficienza, con riduzione del consumo di energia e di materie nelle fasi di produzione e di uso; sulla sostituzione, che riduce l’uso di materie pericolose o difficili da riciclare nei prodotti e nei processi di produzione; su una progettazione ecocompatibile basata sulla concezione di prodotti facili da mantenere in buono stato, da riparare, ammodernare, rifabbricare o riciclare; su sviluppo dei servizi manutenzione e riparazione rivolti ai consumatori; sugli incentivi per ridurre i rifiuti, per  una corretta separazione e per l’adozione di sistemi di raccolta differenziata che contengano al minimo i costi di riciclaggio e riutilizzo; sulla simbiosi industriale che favorisce il raggruppamento di attività per evitare che i sottoprodotti diventino rifiuti; l’orientamento al noleggio, prestito o condivisione invece dell’acquisto e creazione di mercati delle materie prime secondarie (materie riciclate).

Lunedì, 30 dicembre 2024

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