L’ennesima resurrezione di Claudio Scajola

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#finsubito

Conto e carta

difficile da pignorare

 


Il capolavoro mediatico di Claudio Scajola è arrivato il pomeriggio del verdetto sulle regionali liguri. Mentre tutte le televisioni nazionali raccontavano il “testa a testa” fra Marco Bucci e Andrea Orlando e addirittura il più bravo di tutti nel racconto della politica come fosse una competizione sportiva, Enrico Mentana, aveva il colpo di genio di mettere in sovrimpressione della sua maratona su La7 una sorta di contascatti per raccontare il testa a testa e i sorpassi e controsorpassi fra i due contendenti nei conteggi ufficiali del Viminale, roba che nemmeno Pecco Bagnaia e Martinator nella MotoGP. 

Addirittura, mentre gli esponenti del centrosinistra festeggiavano il vantaggio provvisorio e conduttori televisivi gli chiedevano conto della sua sobrietà, Claudio Scajola ore prima del verdetto definitivo poteva annunciare: “Vi informo che Marco Bucci è il nuovo presidente della Regione Liguria”. In questo modo e con i risultati della provincia di Imperia, di cui lui è presidente e che sono stati decisivi ai fini della vittoria di Bucci, in qualche modo Scajola si è intestato la vittoria elettorale, forte pure dei 6308 voti di preferenza di suo nipote Marco, stavolta nella lista di Forza Italia, anche in questa elezione primo per preferenze di tutto il centrodestra ligure. 

Poi, la straordinaria capacità politica di Scajola senior si è vista anche nel fatto che è stato bravissimo a far passare la vulgata che la vittoria di Bucci è anche e soprattutto la vittoria sua (e in parte è vero perché una parte della coalizione avrebbe puntato su altri nomi e solo un suo patto con il viceministro e plenipotenziario leghista ligure Edoardo Rixi, con lo stesso Bucci e il sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini ha portato alla candidatura vincente), anche se in realtà nella Sanremo del sindaco civico Alessandro Mager, del senatore di Fratelli d’Italia Gianni Berrino e dell’assessore meloniano al Turismo in Regione Luca Lombardi detto Hype  e nella Ventimiglia del primo cittadino leghista Flavio Di Muro, che ha una sintonia totale con Bucci, lo scarto di voti a favore dell’allora sindaco di Genova è stato superiore a quello registrato nell’Imperia scajoliana. 

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Ma, per l’appunto, la rivendicazione di vittoria di Bucci da parte di Scajola, come fosse quasi sua, è solo l’ultimo tassello di un’operazione iniziata anni fa, che dimostra come Claudio Scajola sia stato bravissimo a ricostruire la sua immagine, martello dopo anni di incudine. E vale la pena di fare un riassunto minimo delle puntate precedenti: sindaco più giovane d’Italia di un capoluogo di provincia, Imperia, a soli 34 anni nel 1982, decade nel 1983 perché arrestato in un’inchiesta da cui sarà completamente prosciolto, una variabile indipendente della conclusione di tutte le sue vicende giudiziarie. Poi rieletto primo cittadino di Imperia per una seconda volta, fra il 1990 e il 1995, quando a un pranzo incontra Silvio Berlusconi, che si innamora politicamente di lui, a tal punto di dargli le chiavi di casa di Forza Italia, da farlo coordinatore nazionale del partito e da sceglierlo come protagonista della “traversata nel deserto”, che accompagna Forza Italia negli anni più esaltanti della sua storia, oltre ovviamente al 1994, quando gli azzurri in pochi mesi diventano il primo partito italiano, con Silvio Berlusconi che rovescia i tavoli già apparecchiati e sorprende tutti con la sua strategia. Sono gli anni del sogno di un partito liberale di massa, esaltante per un’Italia rimasta senza voce in quel momento. 

Ma gli anni di Scajola non sono da meno. Su indicazione di Berlusconi, il coordinatore nazionale di Forza Italia riesce a fare entrare in Parlamento (gli orridi Porcellum e Rosatellum erano ancora di là da venire) una pattuglia di straordinari e combattivi radicali, il maggior epistemologo italiano, l’uomo che ha portato in Italia la lezione di Karl Popper, Marcello Pera, il maggior filosofo italiano, Lucio Colletti, il maggior storico, Piero Melograni, un giurista di assoluto valore come Giorgio Rebuffa, il politologo più quotato, Saverio Vertone. 

Insomma, quasi il modello degli “indipendenti di sinistra” applicato a un centrodestra liberale. E, dopo il passaggio del 1996, quando il centrodestra perde le elezioni solo per la corsa solitaria della Lega indipendentista, la ripresa del rapporto politico e soprattutto umano fra Silvio Berlusconi e Umberto Bossi porta un po’ alla volta prima allo storico ingresso nel PPE, poi alla vittoria alle Europee 1999, quindi al trionfo alle regionali 2000, il cui esito costrinse Massimo D’Alema a lasciare la presidenza del Consiglio, e infine alla vittoria alle politiche del 2001, nonostante il centrosinistra schierasse il miglior candidato premier che abbia mai avuto, Francesco Rutelli. 

A questo punto mi permetto una breve digressione personale, visto che in quegli anni seguivo Silvio Berlusconi (che era all’opposizione, è utile ricordarlo, perché quando uno sta al governo tutto è più facile) come inviato al seguito del leader azzurro e posso testimoniare che era un momento esaltante e carico di speranze, diversissime dal declino tristissimo degli anni Duemila e successivi, quando alla capacità e alla genialità si è sostituita l’obbedienza quando non il servilismo, favorito dalle leggi elettorali che mandavano in Parlamento solo coloro che venivano indicati dal Capo (per carità, non tutti negativi o incapaci, ci mancherebbe). Chiusa parentesi. 

Insomma, dal suo ingresso in Forza Italia, Scajola arricchisce il curriculum con una serie di ruoli importantissimi: del coordinatore nazionale azzurro si è detto, e poi nei vari governi Berlusconi, ministro dell’Interno, per l’Attuazione del programma di governo, delle Attività Produttive e poi dello Sviluppo Economico. E poi presidente del Comitato parlamentare di controllo sui Servizi Segreti. 

E a questo punto arriva la seconda vita di Scajola. Che nel 2018 torna per la terza volta sindaco di Imperia al ballottaggio, solo con le sue liste civiche, sconfiggendo i candidati di centrodestra e centrosinistra. E nel 2023, sempre solo con le “sue” civiche (ma stavolta con una desistenza di fatto del centrodestra che non presenta proprie liste e impara la lezione dopo la disfatta di cinque anni prima), fa il bis trionfando al primo turno con il 63 per cento dei voti, quasi quaranta punti percentuali in più rispetto all’inseguitore più vicino, il candidato del centrosinistra. 

E così, semplicemente anticipando di qualche ora contro quello che dicevano tutti o quasi che Marco Bucci era il nuovo presidente della Regione Liguria (“macchè testa a testa, vi dico io che Bucci ha già vinto”), siamo qui a raccontare l’ennesima “resurrezione” di Claudio Scajola. 

O forse, semplicemente, della politica. 

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