Domani, ultimo dell’anno, è anche l’anniversario dell’inizio della salita al potere di Vladimir Putin, il 31 dicembre del 1999 infatti, l’ex funzionario del Kgb, iniziava la sua strada. Dall’infanzia in povertà a San Pietroburgo, al Kgb, poi delfino di Boris Eltsin: l’ossessione del confine con la Nato e le radici dell’invasione dell’Ucraina. L‘uomo che dato “per spacciato” più volte, è riuscito in una lunghissima partita a scacchi con l’Occidente, a restare al potere (al meno fino ad oggi) nonostante sanzioni, guerre con esiti fallimentari e l’ostilità coesa delle cancellerie europee: conflitti e attriti dai quali – sembra – ne è uscito a volte rafforzato, un potere tenuto con durezza e spietatezza, con la “scomparsa” misteriosa di qualsiasi oppositore politico si sia messo sulla sua strada.
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La nascita della nuova Europa
Era il 9 novembre 1989, il giorno della caduta del Muro di Berlino, un giorno di festa per i tedeschi delle due Germanie, ma per un funzionario della sede di Dresda del Kgb sovietico, il tenente colonnello Vladimir Putin, c’è smarrimento. Il potere dell’Unione Sovietica e della Russia sembra aver iniziato il suo dissolvimento.
Muro di Berlino, foto d’archivio novembre 1989 (Ansa)
Muro di Berlino, foto d’archivio novembre 1989 (Ansa)
La passione per i leader sovietici
E la missione che Putin – tanti anni dopo – si darà come presidente sarà quella di ricostruire la potenza e il prestigio del Paese. Una linea che secondo molti commentatori, dovrebbe continuare dopo la rielezione per il suo quinto mandato.
Vladimir esprime in più occasioni, durante i suoi mandati precedenti, ammirazione per i leader sovietici che hanno contribuito alla “gloria” della Russia, così come per Alessandro Nevsky, per gli antichi zar, per Tolstoj, Chaikovsky.
A Kharkiv abbattuto il documento ad Alexander Nevsky ((Telegram @tipichnoe_xtz))
Parata Mosca 09 05 2024 (Rainews)
L’infanzia cacciando i topi a Leningrado
Ultimo di tre figli nato nel 1952 a Leningrado (il nome sovietico di San Pietroburgo). Il padre Vladimir, arruolato in Marina, fu gravemente ferito combattendo contro i nazisti. Un fratello, Viktor, morì di fame a due anni nel lungo assedio tedesco alla città baltica. E lui, come ha raccontato in alcune occasioni, cresce nella povertà giocando per le strade desolate della città cacciando topi con altri bambini, tra tombini e scantinati.
Delfino di Boris Eltsin, capo dell’Fsb (ex-Kgb)
Nel 1996 Putin sbarca a Mosca, quando il presidente Boris Eltsin lo nomina vice capo del suo staff. Nel 1998 è capo dell’Fsb, il servizio di intelligence interna. Un anno dopo Eltsin, piegato da problemi di salute e dall’alcolismo, lo nomina premier indicandolo come suo successore.
Boris Eltsin e Bill Clinton al Cremlino, 1998 (Dirck Halstead/Getty Images)
Dal 2000 il “regno” senza interruzioni
Il primo gennaio del 2000 Putin diventa presidente ad interim e in marzo è confermato alle urne: inizia il suo lungo “regno”. Da allora ha servito come presidente in due mandati quadriennali dal 2000 al 2008, come primo ministro dal 2008 al 2012 – durante la presidenza di Dmitry Medvedev – e poi ancora come presidente per altri due mandati, allungati a sei anni ciascuno con una riforma della Costituzione.
Dmitry Medvedev e Vladimir Putin, 2020 (DMITRY ASTAKHOV/SPUTNIK/AFP via Getty Images)
Diede l’immunità agli oligarchi
Un’altra riforma del 2020 gli ha permesso di essere rieletto, annullando il limite di due mandati consecutivi. Tra i primi atti da presidente vi fu l’immunità concessa agli oligarchi che nel Far West degli anni ’90 si erano arricchiti a dismisura con metodi discutibili. La condizione posta loro fu che non si occupassero di politica. L’unico a ribellarsi, Mikhail Khodorkovsky, fu arrestato e passò otto anni in carcere prima di prendere la via dell’esilio.
I “delitti eccellenti” degli anni di presidenza
Sugli anni della presidenza Putin pesa l’ombra di alcuni delitti eccellenti, quali l’uccisione della giornalista Anna Politkovskaya e dell’ex vice primo ministro Boris Nemtsov.E ancora la morte per avvelenamento da polonio a Londra dell’agente del Kgb e dell’Fsb Alexander Litvinenko.
Anna Politkovskaya (gettyimages)
La morte “misteriosa” di Navalny prima delle ultime elezioni
Il suo principale oppositore, morto in detenzione: Alexei Navalny.
La linea di confine sempre più sottile con la Nato
Mosca – sotto Putin – si è scagliata inparticolare contro l’espansione fino ai suoi confini della Nato. In un discorso spartiacque pronunciato in tedesco alla conferenza sulla sicurezza di Monaco nel 2007, lo zar denunciava la ricerca del dominio globale da parte degli Usa. E alle parole fa seguire i fatti. Dapprima con una guerra di cinque giorni nel 2008 contro la Georgia a difesa delle repubbliche separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud.
E sei anni più tardi con l’annessione della Crimea e l’appoggio ai territori separatisti ucraini nel Donbass in seguito alla rimozione dal potere a Kiev del presidente filorusso Viktor Yanukovich.
Lo scoppio della guerra con l’Ucraina
E’ dopo l’intervento in Siria a favore del dittatore Bashar al Assad – ora deposto – e il ritorno da protagonista di Mosca nel Mediterraneo, che inizia l’invasione dell’Ucraina, nel febbraio del 2022, accompagnata da un’ulteriore stretta repressiva contro le voci critiche.
Il resto, è storia recente.
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