Turismo, per i lavoratori un contratto integrativo nel 2025. «Troppo pochi e malpagati, così torniamo competitivi»

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MESTRE – Le fabbriche sono sempre meno, il turismo sempre più in crescita e invadente. È la fotografia del territorio veneziano che è completamente differente da quelle del resto del Veneto, più ricco e dove i dipendenti stanno meglio. E siccome il lavoro nel turismo è spesso precario e mal pagato, ma l’economia che genera questo settore è fondamentale, la Camera di commercio Venezia Rovigo sta da già un po’ di tempo impegnandosi per migliorare le condizioni degli addetti e, con Cgil, Cisl e Uil sta trattando per arrivare ad un contratto integrativo. «Il 2025 potrebbe essere l’anno buono per siglarlo e per far sì che il personale che viene con noi, e che è molto cambiato rispetto al passato perché è sempre più straniero, venga trattato nella maniera opportuna» auspica Massimo Zanon, presidente della Camera di commercio.

LA FOTOGRAFIA

La fotografia attuale dell’economia del Veneziano è il risultato di una storia lunga. «Il manifatturiero veneziano ha goduto negli anni della presenza di Porto Marghera – spiega Zanon – Oggi una parte non è più produttiva e proprio per rilanciare l’area, assieme a quella rodigina, in questi anni abbiamo fatto grandi sforzi per ottenere la Zls, la Zona logistica semplificata. Chiaro che, una volta a regime, potrà favorire insediamenti di imprese innovative e tecnologiche, non più il manifatturiero antico dato che non possiamo più immaginare una ferriera, e non più per migliaia di posti di lavoro. E teniamo conto che purtroppo anche in questi settori c’è difficoltà nel trovare figure professionali».

Contemporaneamente a questa mutazione nelle fabbriche, è esploso il turismo. «Già, e con numeri sempre più eccellenti. Ma anche in questo ambito bisogna distinguere tra Venezia centro storico, le spiagge e il resto del territorio, ossia le periferie turistiche. Nello stesso centro storico ci sono le aree più frequentate e altre zone dove quasi non si vedono turisti. – continua il presidente della Camera di commercio – La media degli stipendi risente fortissimo della stagionalità, la gente assunta per un anno intero è pochissima: se escludessimo le spiagge e Venezia avremmo dati simili alle altre provincie. Inoltre viviamo più di qualsiasi altra area la concorrenza di B&B, affittacamere e agriturismi, realtà che non hanno nulla a che vedere con gli alberghi e con le norme che sono costretti a subire e rispettare. Tutto ciò genera una forte differenza di costi e di trattamenti dei lavoratori, per questo stiamo cercando di arrivare a un contratto di secondo livello nel turismo. Noi rappresentiamo le cinque anime del settore: albergatori, campeggiatori, pubblici esercizi, arenili e discoteche, e in mezzo c’è qualcuno che un po’ rema contro. Ma tutti dobbiamo renderci conto che per essere competitivi ci serve personale valido e che quindi deve essere messo in condizioni di avere uno stipendio dignitoso».

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Come ci si arriva? «Molte imprese hanno già accordi di valorizzazione dei lavoratori, altrimenti l’albergo o il ristorante vicino gli porta via il dipendente per 100 o 200 di differenza. E, partendo da questi esempi, vogliamo arrivare a un accordo valido per tutti, anche perché non è vero che noi siamo gli approfittatori, gli schiavisti». Tenuto conto di tutti questi fattori com’è stato, dunque, il 2024? «Un anno di chiari e scuri. Nelle spiagge abbiamo avuto numeri simili al 2023, anche se il maltempo ha un po’ rovinato le performance. Venezia, quella più centrale, va benone, quella più periferica meno. Abbiamo registrato cospicui numeri di visitatori su Mestre: soprattutto i giovani ospitati nei grandi contenitori dove non godono dei comfort o della bellezza di Venezia ma si spera che sia un seme per farli tornare in futuro con altre forme».

LE PREVISIONI

E il 2025 come se lo aspetta la Camera di commercio? «Il turismo dovrebbe mantenersi come nel 2024 che, a sua volta, ha registrato dati in linea con il 2023, cioè buoni e in crescita. Per la manifattura speriamo che le crisi nelle medie imprese si risolvano, anche perché i problemi, a caduta, coinvolgono tutto l’indotto. In generale, però, tutte le aziende di manifattura, turismo e terziario hanno marginalità in calo e un contemporaneo aumento dei costi».
 





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