La direzione creativa di Jean-Paul Gaultier da Hermès è un momento che rimarrà per sempre impresso nella storia della moda contemporanea
Hermès è uno di quei marchi che ha avuto la capacità di incastonarsi nell’immaginario comune con una potenza granitica che gli consente di rimanere tuttora in auge per desiderabilità, oltre che per appartenenza a un’élite. Questo anche grazie alle brillanti direzioni creative che si sono susseguite nel corso della storia recente come, per esempio, quella di Jean-Paul Gaultier che ha preso le redini la maison francese dal 2003 fino al 2010, dopo averne preso le redini – espressione particolarmente azzeccata visto che si parla di Hermès – dal suo “discepolo” Martin Margiela che, invece, guidò il brand dal 1997 al 2003.
In linea con la sua estetica fatta di riferimenti al passato, ironia sagace e grande dose di sensualità, il periodo di Jean-Paul Gaultier da Hermès è stato ricco di grandi momenti. Questo grazie a un’inventiva smodata, per mezzo della quale ha reinterpretato, con un approccio unico, materiali pregiati e pezzi dal design senza tempo, basti pensare alle sue versioni della Kelly e della Birkin, ormai rarissimi feticci da collezione; ma anche a un livello di sperimentalismo praticamente mai eguagliato con il quale ha rinnovato, incessantemente, i codici della Maison, a partire dall’uso dei pellami fino al modo di giocare con il tono d’arancio che la contraddistingue da sempre. Analizzando gli anni che ha trascorso nella veste di direttore creativo, prima di lasciare il compito a Christophe Lemaire (in carica dal 2010 al 2014), abbiamo individuato alcuni di questi “grandi momenti” che sono ormai impressi nella storia della moda contemporanea.
La pelle usata come una tela bianca
Uno dei tratti che contraddistingue maggiormente Hermès è certamente rappresentato dalla pelle, essendo storicamente uno dei “grandi esperti” nella creazione di accessori (originariamente legati all’ippica, in senso stretto). Proprio per questo Jean-Paul Gaultier non ha mancato di reinterpretarla costantemente raggiungendo considerevoli picchi di sperimentalismo. Un esempio, tra i più alti, è la collezione primavera estate 2011 – l’ultima prima di lasciare il suo ruolo – nella quale Gaultier ha proposto una pelle di coccodrillo trattata con un processo di conciatura tale da renderla sempre più sottile e depigmentata, diventando così traslucida e trasparente. Questo incredibile trattamento è stato adoperato per una giacca e una borsa Kelly coordinate (all’interno di quest’ultima era stata inserita una micro Birkin bianca che era possibile vedere in trasparenza), ma mai andate in produzione. La sperimentazione di Gaultier si è ripresentata più volte nel corso degli anni come è avvenuto anche nella collezione autunno inverno 2004 2005: qui, oltre a una manipolazione incredibile di un materiale così complesso come la pelle esotica, spicca un corsetto realizzato con le cinghie e i lucchetti tipici della Birkin. La perfetta unione di due icone, la prima, imprescindibile riferimento dell’estetica del designer francese e la seconda, strettamente connessa all’universo della Maison.
Lo sport come tema ricorrente
Un’altra caratteristica che rientra nell’immaginario normalmente associato al mondo di Hermès è l’estetica sportiva; come avrebbe potuto Gaultier astenersi dal giocare con questo tema? Infatti, sono svariati i casi in cui il guardaroba della cavallerizza è diventato il punto di partenza per gli show, tra stivali al ginocchio, frustini che rimandano anche alla sua propensione per l’eros, la sensualità provocante e i caschi da equitazione. Ciò è avvenuto nella collezione autunno inverno 2006 2007. Stesso approccio per un’ispirazione differente, in questo caso il tennis e tutti i codici vestimentari a esso correlati, per la collezione primavera estate 2010 con fasce in spugna per capelli, minigonne plissé e Birkin usate come porta racchetta.
Il mix di generi e “ruoli” sulla passerella
Quando si parla di Jean-Paul Gaultier la tendenza a sfumare i generi e a sovrapporli senza che ci sia un netta distinzione tra il maschile e il femminile, è un altro elemento che nell’arco della sua lunga carriera lo ha sempre accompagnato. Tale propensione non è mancata neanche nella sua direzione creativa da Hermès dove, con la sua usuale ironia, ha mixato il mondo sartoriale maschile con tutte le sue formalità – compresi cappelli a cilindro, bombette e ombrelli, un rimando alla subcultura degli anni ’50 dei Teddy Boys londinesi – uniti a quella sensualità marcatamente femminile che ne compone la cifra stilistica. Così giacche di pelle maschili e cravatte coordinate sono state indossate a contrasto con minigonne plissé e camicie nell’arancio brillante della maison, mentre la versione shearling di un montgomery smanicato è stata abbinata a una Kelly nel medesimo materiale e fissata all’ombrello in tinta, tutto per la collezione autunno inverno 2010 2011. Anche qualche anno prima, con la sfilata autunno inverno 2004 2005 questa ibridazione tra generi era stata portata in scena per Hermès combinando cilindri e velette, top sensuali e cinture maschili, ma anche capispalla da uomo e mini Kelly.
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