Investire all’estero senza considerare le opportunità domestiche equivale a destinare il paese al declino industriale e finanziario. Ecco perché. L’intervento di Alberto Gustavo Franceschini Weiss, presidente di Ambromobiliare, società di consulenza in finanza strategica
IL QUADRO DEGLI INVESTIMENTI ASSICURATIVI E PREVIDENZIALI IN ITALIA: CRITICITÀ E STRATEGIE DI RILANCIO
La pubblicazione degli ultimi dati relativi ai settori assicurativi e previdenziali in Italia, confrontati con le tendenze europee, evidenzia significative differenze nella gestione dei patrimoni, con rilevanti ripercussioni sul sistema economico nazionale.
IL SETTORE ASSICURATIVO: LE CONSEGUENZE DI UN APPROCCIO TROPPO PRUDENTE
Il comparto assicurativo italiano gestisce un patrimonio di circa 960 miliardi di euro derivante dalle cd “riserve tecniche” dei rami vita, con una durata media degli investimenti superiore ai 15 anni. Questa prospettiva temporale consentirebbe di assumere un rischio maggiore, come avviene nel resto d’Europa (e come si insegna nei primi corsi universitari di finanza), dove il 23% delle riserve tecniche vita viene allocato nel comparto azionario. In Italia, però, tale quota si ferma sotto il 5%, riflettendo un approccio eccessivamente conservativo che, anteponendo l’aspetto della prudenza, penalizza ovviamente i rendimenti a favore degli assicurati. Questa scelta ha creato anche un effetto collaterale negativo: l’assenza delle assicurazioni come investitori istituzionali di lungo termine in borsa.
La mancanza di supporto da parte di questi attori rende il mercato azionario italiano troppo dipendente dagli investitori esteri, con effetti negativi su stabilità, liquidità, scambi e valorizzazione delle imprese quotate che, infatti, scontano un’importante minor valutazione rispetto ai loro comparables stranieri. Un “danno collaterale” che nel lungo termine danneggia anche gli stessi assicurati.
FONDI PENSIONE: UN CASO DI ESTEROFILIA CONTROPRODUCENTE
Al contrario, i fondi pensione italiani, che gestiscono un patrimonio complessivo di circa 190 miliardi di euro, mostrano un’asset allocation azionaria comparabile con quella europea (28,8%), ma oltre il 95% di questi investimenti è destinato a titoli esteri (38 miliardi contro appena 1,7 miliardi in azioni italiane).
Questo orientamento costituisce un paradosso: i risparmi dei lavoratori italiani, attraverso i fondi pensione, finiscono per finanziare imprese estere, spesso concorrenti delle aziende nazionali per cui lavorano i lavoratori che versano i contributi a quei fondi pensione. Il tutto avviene in un contesto in cui le banche si sono progressivamente ritirate dal sostegno alle PMI, lasciando la Borsa come unico canale di sviluppo per molte imprese. Un’esterofilia dannosa per il sistema Italia.
LE RIPERCUSSIONI MACROECONOMICHE
La scarsa partecipazione degli investitori assicurativo-previdenziali nazionali al mercato azionario ha impoverito la Borsa di Milano, riducendola ad un mercato poco attraente per nuove quotazioni. Parallelamente, diverse aziende italiane hanno spostato la propria sede di quotazione all’estero, dove trovano una valorizzazione più congrua, come nei casi emblematici di Luxottica, CNH Industrial e Zegna.
Questa dinamica rischia di aggravare ulteriormente il declino industriale del paese. Nel 2023, la capitalizzazione complessiva della Borsa Italiana è scesa al 32% del PIL, ben al di sotto della media europea del 61%, evidenziando una cronica sottoutilizzazione del mercato finanziario nazionale.
PROPOSTE PER INVERTIRE LA ROTTA
I gestori dei fondi pensione e delle assicurazioni si sono sempre opposti a qualsiasi tipo di impegno o obbligo d’investimento, sostenendo che il loro fine è la tutela del patrimonio gestito a beneficio dei loro assicurati/contributori. Tuttavia, i riscontri di mercato contraddicono la maggior parte di queste opposizioni:
Oggi i gestori di fondi esteri investono di più in Italia dei gestori italiani, segno che in Italia ci sono ottime occasioni d’investimento,
il terzo mercato borsistico più redditizio – su lungo termine – a livello mondiale è da sempre il segmento STAR di Borsa Italiana,
molte aziende italiane spostano la quotazione in borse dove il loro valore è maggiormente considerato.
Per rilanciare il ruolo degli investimenti assicurativo-previdenziali nel sostegno all’economia italiana, è necessario adottare un approccio integrato:
Incentivi mirati: introdurre specifiche agevolazioni (sia fiscali che non) per favorire gli investimenti in PMI italiane.
Formazione e sensibilizzazione: migliorare la conoscenza delle opportunità offerte dal mercato italiano, ed in particolar modo i mercati delle PMI (STAR e soprattutto EGM).
Obblighi normativi: prevedere vincoli minimi di investimento nelle imprese italiane e nei settori strategici.
L’esperienza di Francia e altri stati europei dimostra che una combinazione di fiscalità favorevole, moral suasion e regolamentazione può riportare il risparmio assicurativo-previdenziale a sostenere la propria economia domestica.
CONCLUSIONI
Il risparmio assicurativo-previdenziale italiano rappresenta un’enorme risorsa potenziale per il rilancio industriale del paese. Tuttavia, per sfruttarlo, è necessario superare le resistenze di un settore ancora legato a modelli gestionali del secolo scorso.
Investire all’estero senza considerare le opportunità domestiche equivale a destinare il paese al declino industriale e finanziario. Un cambio di paradigma, supportato da strumenti normativi e incentivi, è essenziale per riportare il risparmio a servizio dell’economia italiana, garantendo rendimenti competitivi agli investitori e una maggiore stabilità del sistema economico complessivo.
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