Dopo un mese con zero punti, un gol fatto, sette subiti e una classifica che parla da settimane di terzultimo posto è naturale vedere tutto nero. Così come dopo Cagliari-Inter 0-3, a chiudere un 2024 che ha visto il passaggio di consegne dal padre buono Claudio Ranieri all’esperimento in nome del progetto consolidamento in Serie A Davide Nicola, è più che normale che i tifosi contestino e usino la pancia e la rabbia nei confronti dei rossoblù. È giusto e sacrosanto che chi manda avanti il baraccone calcio manifesti il proprio malumore, specie in una piazza che, al di là della corretta retorica sulla fondamentale figura di Ranieri, è stata decisiva negli ultimi due anni per la promozione in A e la conseguente salvezza. L’impressione è però che tifare Cagliari in questa annata 2024-25 sia un ulteriore atto di fede, perché oltre l’ultimo orribile mese di dicembre c’è una squadra che ha delle potenzialità e una voglia diversa dal recente passato.
Momento
Diciamolo subito, la netta differenza di categoria tra la rosa dell’Inter e quella del Cagliari hanno mostrato in maniera evidente quelle che sono le lacune dei rossoblù di Nicola. Un attacco che non segna praticamente mai e raramente finalizza quello che crea (contro l’Inter non ha nemmeno creato). Una difesa che cade spesso nei soliti errori e che senza Mina perde tanto in fattore di carattere e personalità. Un atavico difetto di continuità, sia di prestazione nella stessa sfida che in generale nel campionato. E poi un eterno dubbio nel ruolo del portiere che solo il mercato di gennaio probabilmente scioglierà. Ecco il mercato di gennaio, la tappa da non sbagliare per un club che dalla retrocessione di due anni fa ha sempre impostato le operazioni estive e invernali in ottica lungo periodo e che ora per salvare la categoria, senza il parafulmine Ranieri, dovrà ragionare nel brevissimo. Cambio di prospettiva non da poco. Con la necessità di non aspettare la fine di gennaio per prendere una punta che inverta la tendenza e in fretta. Tommaso Giulini e la società rossoblù sono chiamati a un sacrificio, economico e magari anche di rinuncia in ottica cessioni per fare cassa e immediatamente reinvestire. Anche perché i nomi sono pochi e difficili da raggiungere, come quello emersi: dal ritorno di Shomurodov a un Ngonge meno usato al Napoli, fino a un Arnautovic che ha un ingaggio inarrivabile senza aiuti. Procrastinare sulla situazione in avanti fino a fine gennaio potrebbe rendere inutile poi la rincorsa in ritardo da febbraio. Un po’ come successo in estate dove Gaetano è stato aspettato fino all’ultimo, con la speranza che Luvumbo facesse un ulteriore step di crescita e con l’augurio che Piccoli per la prima volta da attore principale potesse incrementare i numeri sotto porta. Salvo poi accorgersi a stagione in corso della condizione atletica dell’ex Napoli e della sua minore utilità rispetto a una punta di ruolo nella rosa. Per quello che sembrava il collante perfetto tra i reparti e che fin qui con gli schemi di Nicola è rimasto spesso un oggetto del mistero.
Unità
E sacrificio dovrà essere la parola chiave del 2025, a partire dalla trasferta di Monza che sa tanto di ultima spiaggia a tinte rossoblù. Sacrificio da parte di tutti, anche di chi stando vicino alla squadra può fare la differenza. Anche perché l’impressione è quella che se questo Cagliari dovesse retrocedere quest’anno probabilmente per diverso tempo il limbo potrebbe essere la situazione maggiormente pronosticabile, senza un nuovo Ranieri a compiere l’ennesima impresa con i fichi secchi. E soprattutto sarebbe un peccato mortale perché per la prima volta dopo anni questa squadra mostra dei piccoli germogli dai quali si può costruire, ma che possono crescere per davvero solo con il terreno fertile della massima serie. Senza Nicola la situazione dei rossoblù sarebbe molto diversa? In caso di retrocessione in quanti anni tornerebbe su questa società e dopo quante rivoluzioni? Nel momento in cui la politica ha riaperto sul tema stadio perdere la A sarebbe un delitto e le domande che restano appese devono influenzare solo l’umore del momento ma non il cammino. Per un club che deve avere ben chiaro sul mercato dove operare viste le lacune mostrate fin qui e soprattutto con la consapevolezza che questa rosa ha bisogno dei giusti interventi per svoltare, perché ne ha le possibilità. Così come il suo allenatore. Ma solo se tutti riescono a stare uniti andando oltre a un dicembre nero che ha rimesso in mostra, come punto buio in un mare di luce, quelli che sono i difetti. Di tutti.
Roberto Pinna
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