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Una lunga processione ha accompagnato Claudio Andriollo ieri al cimitero durante la celebrazione dei suoi funerali. Il 72 enne, deceduto nel giorno di Santo Stefano nell’esplosione avvenuta poco prima di mezzogiorno nella sua casa di Mollaro era un grande appassionato di ordigni bellici.
In casa ne aveva a decine, e gli inquirenti e i vigili del fuoco pensano che la tragedia sia da addebitare all’esplosione di uno di questi. Mentre le forze dell’ordine dovranno fare luce sulle cause della tragedia emerge purtroppo l’elevata pericolosità di questi ordigni recuperati ed inesplosi.
Su quanto successo abbiamo coinvolto il criminalista forense – Perito balistico esplosivista Luigi Bombassei de Bona (nella foto) che attraverso alcune risposte ha spiegato che nel settore c’è molto lavoro da fare sulla strada dell’informazione che in tutti questi anni non ha prodotto i frutti aspettati.
Luigi Bombassei de Bona è anche presidente del Centro Studi Criminalistica forense e membro dell’ Associazione Internazionale degli Ingegneri Esplosivisti, e dell’Associazione internazionale di tecnici e investigatori di bombe (IABTI), «Mi piacerebbe fosse intrapresa una seria campagna conoscitiva dei falsi miti e dei reali pericoli che i residuati bellici inesplosi possono comportare anche a distanza di oltre 100 anni» – ha esordito prima delle domande.
Il criminalista sottolinea anche che «raccogliere o anche semplicemente maneggiare un ordigno inesploso, oltre che molto pericoloso e’ un reato molto grave punito severamente dal nostro sistema giudiziario».
A sostegno della tesi di Bombassei de Bona ci sono anche i dati diffusi ieri dal nostro giornale che parlano solo nel 2024 di 6.500 ordigni bellici recuperati e neutralizzati dagli artificieri nella nostra regione.
Quando apprende notizie di incidenti legati ai residuati bellici, come si sente?
«Ogni volta che sento di rinvenimenti o, peggio, di incidenti causati dall’incauto maneggio di residui bellici, mi sento coinvolto. Questo significa che l’informazione e la sensibilizzazione fatte negli anni non hanno prodotto i risultati sperati».
Qual è la sua opinione sulla gestione dei residui bellici?
«Credo sia necessaria una seria campagna conoscitiva per sfatare falsi miti e sensibilizzare sui pericoli reali legati agli ordigni inesplosi, anche a oltre un secolo dalla loro fabbricazione».
Quali tipi di residui bellici si possono trovare?
«Gli ordini possono variare molto. Tra i più comuni ci sono granate, bombe a mano, spolette, proiettili di vario calibro e bombe inesplose. Ogni tipo comporta pericoli significativi, come effetti scheggianti, esplosioni o lesioni gravi, anche mortali»
Perché un ordine non esplode al momento del suo utilizzo?
«Le ragioni possono essere molteplici: difetti costruttivi, errate condizioni di utilizzo o conservazione, oppure un angolo di impatto non sufficiente a innescare il meccanismo esplosivo».
Quali rischi comportano i residui bellici se trovati oggi?
«Gli ordini inesplosi sono sempre pericolosi, e il loro deterioramento li rende spesso più instabili. Ad esempio, gli esplosivi contenenti nitroglicerina possono trasudare cristalli altamente sensibili. Alcuni, come la gelatina esplosiva, diventano estremamente instabili con il tempo e le condizioni ambientali».
Si trovano spesso residuati bellici in Italia?
«Sì, specialmente in zone che sono state teatro di conflitti, come quelle coinvolte nella Prima Guerra Mondiale. Si stima che oltre il 10% degli ordigni utilizzati durante i bombardamenti non siano esplosi e possano ancora essere nascosti nel terreno o negli edifici».
Quali precauzioni bisogna prendere in caso di ritrovamento?
«Innanzitutto, non toccare mai l’oggetto e avvisare immediatamente le autorità competenti, come Carabinieri o Polizia. Fornire indicazioni precise per il ritrovamento e allontanarsi in sicurezza. Gli artificieri valuteranno come intervenire, che sia disinnesco, trasporto o brillamento sul posto».
Esistono normative che regolano il rischio dei residui bellici?
«Sì, con la Legge 177 del 2012 e il D.Lgs. 81/2008, è obbligatorio effettuare una valutazione del rischio di ordigni inesplosi nelle aree interessate da lavori edili. Il comitato dei lavori è responsabile di questa valutazione, delegabile a figura come il coordinatore per la sicurezza, che deve includerla nel Piano di Sicurezza e Coordinamento».
D: Qual è il messaggio principale che vorrebbe diffondere?
«Tutti gli ordigni inesplosi sono pericolosi, indipendentemente dalle loro dimensioni o dal loro stato. È fondamentale non sottovalutare mai il rischio e seguire rigorosamente le indicazioni di sicurezza. La prevenzione può salvare vite».
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