E’ Mare d’Inverno o concorrenza sleale?

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Buon anno.  Una frase semplice da risuonare anche ovvia. Dietro questo augurio vi è invece speranza, lasciare posto alle cose belle e soprattutto un 2025 di pace

Il Mare d’Inverno o concorrenza sleale

E’ sempre tutto possibile. Durante il covid e poi ad anni di distanza alcune misure per agevolare le attività dei pubblici esercizi (bar e ristoranti) sono diventate realtà permanenti. Spazi esterni a bar e ristoranti ampliati a dismisura (i famosi dehors) dove è possibile, togliendo posti auto e tratti di carreggiata, avere spazi per tavoli aggiuntivi. Piccoli ristoranti sono diventati strutture da oltre 200 posti pur non avendo adeguate cucine. Tutto questo grazie al governo di centrodestra che proroga norme emergenziali applicate durante il covid per ridurre il danno ai pubblici esercizi, a causa della riduzione dei tavoli per avere più distanziamento tra le persone che frequentavano i locali. La deroga viene prorogata di anno in anno. C’è chi pensa di renderla permanente. Un disastro, dal mio punto di vista.

Poi ritorna la “bufala” del “Mare d’Inverno”. Ogni anno puntuale come il sorgere del sole c’è chi plaude ad iniziative che permettono a un pubblico esercizio estivo – senza posti al coperto – di diventare funzionante anche d’inverno. Dove sta la magia? Nel ricoprire lo spazio esterno, normalmente di proprietà pubblica, con tendoni, cupole o tensostrutture, appositamente riscaldate che permettono di consumare senza subire le temperature rigide di questo periodo.

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Non mi sto riferendo al presepe di sabbia o al tendone che ospita la pista di pattinaggio. In questo caso siamo in presenza di opportunità aggiuntive per il periodo natalizio e dell’anno nuovo. Non fanno concorrenza a nessuno.

Mi riferisco ad esempio alle cupole sorte tra la via Colombo, il lungomare Tintori e la rotonda Fellini del Grand Hotel. Il Summer Rimini cafè.

Ovviamente è tutto in regola, così come da norme locali, regionali e nazionali. Non è questo che mi interessa. Faccio solo notare che si tratta di un’attività prettamente estiva che viene attrezzata anche per il periodo invernale con delle cupole di plastica. La ritengo nei fatti una forma di concorrenza sleale nei confronti di locali, aperti tutto l’anno che debbono far fronte a spese per l’affitto ben più consistenti. In ogni caso riterrei una vera e propria bruttura nazionale se invadessimo la spiaggia di cupole, tendoni di plastica o altre tensostrutture durante il periodo invernale per svolgervi attività di bar, ristorante e perché no anche di palestre.

Il nostro “mare d’inverno” è il fascino del nostro arenile battuto dal vento e dalle onde, e la grande spiaggia priva di attrezzature dopo la chiusura autunnale dove è possibile camminare guardando l’orizzonte del mare.

A Rimini, durante il periodo invernale si fa turismo con gli eventi di fine anno, con congressi e fiere. Nessuno pensa di passare un fine settimana nel “mare d’inverno“ di Rimini come se fosse una località dei caraibi.

A Rimini gli stipendi sono tra i più bassi d’Italia

E così, secondo la Cgia, l’Associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre, al primo posto tra le province italiane con gli stipendi più alti nel comparto privato c’è Milano con oltre 2.600 euro lordi medi al mese (esattamente 2.642), e subito dopo la provincia di Monza-Brianza (2.218 euro). Poi però sfilano buona parte delle province lungo la via Emilia, con Parma sul terzo gradino del podio a 2.144 euro medi, quindi Modena poco sotto (2.129), Bologna (2.123) e Reggio Emilia (2.072).

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Dove troviamo Rimini? All’81esimo posto con una busta paga media di 1.370 euro lordi (sta poco sotto Palermo), anche se ci si può consolare con un aumento annuo delle retribuzioni del 4,1%, il più alto della regione, grazie probabilmente alla ripresa del turismo registrata l’anno scorso.

Questa una delle ragioni (non l’unica) per cui a Rimini non si trova il personale nel turismo e nei servizi.

Evidente che vi è un problema “strutturale” nel turismo. Alcune indagini hanno registrato che il lavoro nel turismo è per il 70% irregolare, per il 60% a tempo parziale, per il 55% a chiamata, per il 40% precario e per il 20% stagionale; le retribuzioni sono notevolmente inferiori rispetto alla media degli altri settori economici e produttivi: l’80% dei lavoratori è inquadrato ai livelli più bassi dei Contratti nazionali di lavoro di settore.

E’ giunto il momento di una riflessione seria sul turismo e servizi nella nostra realtà. Riguarda i dipendenti e i nostri imprenditori che fanno fatica stare sul mercato.

Perché conviene produrre eolico

Uno degli argomenti sostenuti da parte di chi è contrario al parco eolico di fronte alla nostra costa è quello che il territorio non riceve nessuna compensazione per il “sacrificio” ambientale e visivo, con una diminuzione del costo dell’energia.

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Ebbene a partire dal 1° gennaio 2025, il sistema tariffario dell’energia elettrica in Italia subirà una trasformazione radicale con l’eliminazione del PUN. Questa decisione, sancita dal decreto-legge 9 dicembre 2023, n. 181, porterà alla graduale adozione di tariffe zonali, che saranno determinate in base alle dinamiche specifiche di produzionedistribuzione consumo di energia nelle diverse zone del paese. L’obiettivo è di rendere il prezzo dell’energia più rappresentativo delle condizioni locali, spostando il mercato verso una maggiore efficienza e trasparenza.

Le tariffe zonali non solo offriranno una tariffazione più equa, riflettendo meglio i costi reali di produzione e distribuzione, ma incentiveranno anche gli investimenti nelle energie rinnovabili. Con prezzi potenzialmente inferiori in aree ad alta produzione rinnovabile, le zone con una forte presenza di energia solare ed eolica potrebbero beneficiare di offerte più competitive, spingendo così verso un incremento della capacità installata di fonti rinnovabili e una riduzione della dipendenza dai combustibili fossili.

Un motivo in più per spingere sulle energie rinnovabili. Le attività economiche (e le famiglie) potrebbero avere vantaggi nel diminuire il costo della bolletta energetica. Non è poco.

Maurizio Melucci



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