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>In merito alla Manovra 2025, il presidente di Confartigianato Imprese Vicenza, Gianluca Cavion, pone l’attenzione su alcune voci che toccano da vicino le imprese.
La prima sono i bonus edilizi
A partire dal 1° gennaio 2025, infatti, le nuove aliquote per le detrazioni fiscali sugli interventi di recupero del patrimonio edilizio e di efficientamento energetico saranno rimodulate con una riduzione rispetto a quelle attuali e con un décalage per gli anni futuri.
“La riduzione delle aliquote era già stata prevista, ma di fatto è stata anticipata al 2025. A tutto ciò si aggiunge “in corsa” l’abolizione della detrazione per gli interventi di sostituzione delle caldaie a gas, che non saranno più agevolabili dal 1° gennaio 2025 – spiega il presidente -.
Si rischia così di far rallentare l’attività del comparto edile tanto per le limitazioni dei provvedimenti quanto per la mancanza di un congruo preavviso per farvi fronte. Abbiamo già vissuto l’effetto Superbonus, ora questa stretta rischia di appesantire ulteriormente la situazione. Senza contare gli interventi in corso d’opera, per i quali bisognerà capire che detrazione applicare”.
È previsto anche il taglio dell’Ires (imposta sul reddito delle società di capitali) dal 24% al 20% per le imprese che assumo e che investono: “Si tratta di una misura equilibrata, ma temiamo accessibile a poche imprese se consideriamo che risultano escluse le società di persone e le imprese individuali”, spiega il presidente. Le stime a livello nazionale sono di circa 18mila imprese, pari allo 0.4% del totale.
Si arriva così al capitolo incentivi
Le novità su fronte Piano 4.0, oltre alla già nota graduale cessazione del beneficio fiscale attualmente previsto fino al 31 dicembre 2025, è l’anticipo della eliminazione degli incentivi per i beni immateriali (software) già a partire dal 2025. É fissato inoltre un tetto massimo di spesa pubblica di 2,2 miliardi di euro il che fa presupporre che probabilmente, per accedere ai fondi, sarà previsto un meccanismo simile alla 5.0 per la prenotazione delle risorse.
“Questo evidentemente “cozza” con lo sconto IRES: si chiede alle imprese di investire, anche tramite un sacrificio della disponibilità personale dei soci e, al contempo, si riducono i benefici fiscali- spiega Cavion-. Probabilmente l’obiettivo è di indirizzare la spesa delle imprese su investimenti “sostenibili” in ottica 5.0. Quanto ai software, che non saranno più agevolati dal 1° gennaio, per le imprese che avevano pianificato investimenti nel 2025 è una doccia fredda per l’ennesima modifica in corsa che va a scapito della pianificazione delle risorse aziendali”.
Quanto alle novità del Piano 5.0. unificando i primi due scaglioni di investimento (quello fino a 2,5 milioni e quello da 2,5 a 10 milioni) le aliquote previste in precedenza solo per investimenti fino a 2,5 milioni (del 35%, 40% e 45%) si applicheranno ad un intervallo più ampio di investimenti. Un incremento che va nella corretta direzione di aumentare il beneficio fiscale, a cui però si dovrebbe aggiungere un alleggerimento della burocrazia, che oggi rappresenta un freno alla misura.
Il presidente Cavion
Valuta positivamente anche la stabilizzazione delle aliquote IRPEF, la riduzione del cuneo fiscale, anche se con nuove modalità, e lo sconto sul contributo minimo previdenziale per le nuove attività artigianali e commerciali, che per i primi tre anni di vita sarà ridotto del 50 %.
“Per quanto riguarda la nuova modalità di determinazione del valore convenzionale dell’auto in uso promiscuo, è auspicabile una razionalizzazione delle casistiche (e soprattutto un incentivo per il con passaggio all’elettrico) per contro assisteremo ad un aggravio di tassazione in termini di fringe benefit”, precisa Cavion.
Sugli aspetti legati al lavoro, voce importante per le aziende soprattutto in questo momento Cavion non ha dubbi: “Stabilizzare interventi a favore dell’inserimento dei lavoratori è quanto mai importante perché evita altra incertezza permettendo alle imprese di pianificare in modo organico ed efficiente il loro utilizzo e l’attività produttiva. Il fatto che misure come il bonus giovani sia trattato sempre come “sperimentale”, per esempio, fa sì che ogni anno non sia certa l’applicazione delle stesse regole dell’anno precedente, contribuendo a creare sfiducia nelle aziende.
Continua Cavion
Bene quindi la conferma, per il triennio, delle misure relative alla tassazione agevolata sui premi di produttività, la “detassazione” dei fringe benefit, la deduzione relativa al costo del lavoro, maggiorata del 20%, a fronte dell’incremento occupazionale tramite assunzioni a tempo indeterminato; buona anche la previsione di ulteriori maggiorazioni per l’impiego di lavoratori appartenenti a categorie meritevoli di particolare tutela.
È positiva anche la previsione della decontribuzione parziale per le lavoratrici madri, anche se: il requisito del numero dei figli ne riduce la portata e quindi l’argomento richiederebbe una riflessione più ampia, con l’introduzione di misure in grado di creare la condizione per l’accesso al lavoro (tra tutte il miglioramento dei servizi a sostegno della genitorialità)”.
Giovani ma anche lavoratori già in forza nelle aziende. “Per quanto riguarda le misure di trattenimento in servizio dei lavoratori vicini alla pensione, la decisione va letta non tanto dal punto di vista dei benefici sul bilancio previdenziale pubblico, ma da quello della logica occupazionale di ampliamento della forza lavoro. In questo senso la scelta è positiva, anche se sarebbero auspicabili interventi per incentivare le assunzioni dei lavoratori giovani. Un esempio in tal senso è la decontribuzione per il triennio dell’apprendistato professionalizzante nelle imprese artigiane che anni fa era stato percorso”, commenta il presidente.
A proposito di pensioni
“La Manovra proroga le misure in scadenza a fine 2024, ovvero Quota 103, Ape sociale e Opzione donna. Novità invece – aggiunge Cavion- per chi ha cominciato a lavorare dopo il primo gennaio del 1996: per i contributivi “puri” c’è la possibilità di cumulare la previdenza complementare per il raggiungimento dell’importo soglia previsto (circa tre volte l’assegno sociale). In questo caso gli anni di contributi necessari non sono venti, ma venticinque dal 2025 e trenta nel 2030”.
Resta aperto, ricorda Cavion, il tema del sostegno ai pensionati: “Servirebbe un approccio diverso, con politiche di maggiore tutela per gli anziani rispetto alle pensioni e ai servizi, in particolare sul fronte della sanità che ha sempre più bisogno di risorse per riformare e ammodernare il Sistema su tutto il territorio nazionale. La legge di Bilancio invece si prospetta avara con i pensionati e con chi, in età avanzata, avrebbe bisogno del massimo delle cure e del sostegno. Scarso, poi, l’impegno per tutelarne la salute e per la non autosufficienza assente l’azione a salvaguardia dell’invecchiamento attivo e del ruolo sociale dell’anziano”.
Comunicato 159 – 29 dicembre 2024
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