Basket Under 13 , il tifoso,l’allenatore e il genitore

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Basket Under 13 , il tifoso,l’allenatore e il genitore 

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Non è un film e nemmeno sono come il buono, il brutto e il cattivo, ma una famiglia sportiva. Sono tre passioni diverse, con mete differenti che hanno in comune l’interesse per il basket giovanile.

Nasce come uno sport e l’inventore lo ha dotato di regole e fondamentali, ma è anche un gioco 5c5 che, per apprenderlo basta seguire il talento di ognuno, quello che la Natura ha fornito. Respirando la libertà.

Ci troviamo tra amici al campetto, chi ha il pallone se lo porta dietro e usiamo solo il più bello, quello meno rovinato dall’asfalto. È così anche per il calcio. Ognuno imita la sua star preferita. Battere il proprio avversario con movimenti visti per TV. Siamo negli anni ’50. L’allenatore è una figura sportiva esistente solo nelle grandi città.

Seguire una squadra, sognare la sua vittoria, conoscere i giocatori e l’allenatore sono, invece, le attività preferite del tifoso, sono le uniche attività del tifoso, utile perché sostiene la squadra sotto tutti i punti di vista, anche quando va male. Qualcuno vorrebbe anche aiutare con le sue idee tecniche, perché alcuni tifosi hanno giocato un po’, ma intelligentemente non si sbilanciano.

Anche allenare è una passione, dovrebbe essere solo una passione, che però ha delle mete di spessore notevole come impegno sociale, considerevole a seconda del livello di gioco. È solo la mia idea che potrebbe essere anche condivisa. Non ho mai visto il basket come business.

Attenzione, perché allenare gli Under.13 ha un sapore diverso, molto molto differente rispetto allenare le fasce giovanili più alte e addirittura i professionisti. Lo scopo, a livello Under.13, è l’educazione, se fosse una materia scolastica nella “primaria” sarebbe fantastico. Il maestro educatore sarebbe un allenatore “costretto” professionalmente ad educare.

La stessa cosa succede fuori dalle mura scolastiche? Dipende dalla passione. Determinante, a mio avviso, farlo dal pdv sociale. Infatti, la socializzazione come meta nel periodo scolastico della “primaria” si raggiunge col torneo di basket tra le classi. Respirando la libertà del gioco 5c5. Ho fatto questa esperienza.

L’allenatore educatore è la valorizzazione massima di questo sport, con l’atteggiamento più opportuno per il raggiungimento della meta più importante, il comportamento in campo e fuori dal gioco-sport. Perché, praticamente, prima di essere uno sport, il basket è un gioco che si sviluppa non solo 5c5. Ecco come lo definisce Gianni giardini: “Il gioco 5c5, in generale, è l’anelito istintivo e inesauribile della libertà e della creatività dell’anima”. Che ne dite?

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Per Roberto “From Oil”: “Il Gioco 5c5 è una porta aperta dove il gioco è arte in libera licenza. Poi chi lo studia può farne una scienza. La pallacanestro è un gioco, è un’arte anche misteriosa. Infatti, si gioca senza palla, con la palla, si sceglie d’istinto, si ragiona ed è una gioia di stare insieme. Sempre e soprattutto un nutrimento.”

Per il particolare periodo storico che stiamo attraversando e per la nostra Natura direi che avvicinarsi ad uno sport, deve essere contrassegnato dal “come”, determinante per l’educazione, la buona riuscita degli scopi sociali.

Ecco perché l’allenatore Under.13 deve essere un educatore pensando che l’abitudine di fare le cose giuste e la mentalità con cui si interpreta il gioco 5c5 fin dall’inizio sono importanti. Anzi è tutto.

La mentalità giusta per affrontare il gioco 5c5 va fatta acquisire giocando 5c5 e sfruttando le capacità del gioco stesso che ha la magia per potere essere appreso direttamente, giocando sempre, ma coi principi di gioco. Li conosciamo? Non è come dare un pallone ai ragazzi e dire: “Giocate”! Ma il genitore lo sa? Non sanno nulla i genitori che considerano lo sport e la scuola un “parcheggio”.

Infatti, si può essere genitori per caso, ma per essere “genitore-vero” è come fare un lavoro, ci vuole una passione particolare, come tutti i lavori. Si, passione, un desiderio particolare!!! Invece? Sono sicuro che, da sempre, il genitore è la vittima dei suoi tempi moderni determinati dalla precarietà del periodo storico che cambia, ma che lui stesso ha contribuito a formare. Educare vuol dire demandare. Non è così.

Sono gli aspetti che influiscono nella passione del bambino che ha desiderio e gioca a Basket per apprenderlo, quindi sogna. Mettiamolo nella condizione giusta, guardando il disegno. Allora? Via da questo mondo i facilitatori di apprendimento, perché tutt’altro è il basket, autonomia per diventare creativi. Ci vuole l’autonomia per l’imprevedibilità.

Per le caratteristiche psicologiche dominanti, non si può apprendere in modo facilitato. Cosa voglio dire? È un concetto contro natura, ma è anche il paradosso della scelta che ci troviamo costretti a fare. Per essere felici bisogna amare la sofferenza, che il cervello rifiuta. Una disciplina metterebbe le cose a posto, ma chi ce lo fa fare?

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Felicità e sofferenza, una opposta all’altra, ma sulla stessa strada a occupare gli estremi, sono affetti contrari. Sono però due sentimenti importanti del mondo sportivo che costruiscono le passioni. Agiscono entrambi per ottenere la stessa cosa, ma in modo diverso. Ma veramente in modo… molto diverso.

Per il tifoso, la felicità è il risultato di una passione che si contorna di legami anche di affetto personale con la star, per l’allenatore una responsabilità che la società ha dato per una fiducia ripagata come lavoro, infatti si parla di professionismo scolastico.

Il tifoso gestisce il divertimento, la felicità che si prova nel seguire una squadra con passione, mentre l’allenatore gestisce le risorse umane, se allena i seniores professionisti di qualsiasi livello, ma educa con gli Under.13. E il genitore? Non ha mai la cultura per il rifiuto dei facilitatori di apprendimento. Si lascia ingannare facilmente. Se sono diventato qualcuno con sofferenza, dice, perché anche mio figlio deve soffrire? Disastro

Il tifoso vuole costruire la squadra a sua immagine e somiglianza, l’allenatore di professionisti accetta tutto, quello degli Under.13 costruisce una squadra facendo conoscere il gioco 5c5, educando, mettendo le regole del rapporto di convivenza e promuovendo, tirando fuori da ognuno degli allievi l’interpretazione personale nella conoscenza del gioco 5c5, sfruttando la mentalità che necessita per giocare, ma in un certo modo, lottando e soffrendo, come ci insegna il disegno.

E il genitore? Non sa educare e paga per la felicità senza sofferenza. Buon anno 2025, pieno di felicità, quella che non ti corre dietro.

 

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Ettore Zuccheri





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