“Mettersi nei panni altrui è il segreto per fare pace”

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Mai come ora il mondo ne avrebbe bisogno. Eppure è una virtù tra le più trascurate e sottovalutate. È l’empatia, la capacità umana (e non solo, come ben sanno gli etologi) di provare compassione e simpatia nel senso etimologico dei termini: condividere emozioni e sentimenti. Una caratteristica in parte innata, basta osservare i bambini piccoli per notare quanto sia “contagiosa” la manifestazione delle emozioni primarie: il riso, il pianto, la paura. Il piccolo non sa cosa abbia provocato quelle lacrime, ma scoppia in singhiozzi per “simpatia”. Per quanto sia per certi versi connaturata con il genere umano, e presente in ciascuno in misura diversa, l’empatia può essere appresa, esercitata e moltiplicata. “Comprendere vissuti e sentimenti altrui, mettersi nei panni degli altri: questa è l’empatia. Una dote umana che richiede una costante sollecitazione e che, se adeguatamente esercitata, aiuta il superamento dei conflitti oltre che un arricchimento personale in chi la pratica”. È proprio questa la “mission” di Fondazione empatia Milano, organizzazione non-profit attiva dal 2017, ma nata come “costola” della Cooperativa lotta all’emarginazione. Ce ne parla la presidente di Fem Petra Mezzetti, esperta di migrazioni internazionali e accoglienza, coordinatrice per il Centro studi di politica internazionale (Cespi) di diversi progetti in Italia, Europa, Africa Sub Sahariana e Mediterraneo.

Com’è nata Fondazione empatia Milano?

“Fondatore e primo presidente di Fem fu mio padre Giannantonio, oggi scomparso. Ex dirigente d’azienda, volontario Vidas, per tutta la vita ha profuso energie e impegno in progetti sociali e filantropici. Era particolarmente interessato al tema della salute mentale, questione tanto centrale quanto rimossa nella nostra società. Proprio a questo tema la Cooperativa lotta all’emarginazione dedicò nel 2015 la prima edizione italiana di ‘human library’, un format danese di cui papà era venuto a conoscenza dall’articolo di una rivista. La ‘biblioteca umana’ mette a disposizione di chiunque sia interessato un ‘catalogo di libri’ in carne e ossa. Invece di leggere, si dialoga per circa 20 minuti con una persona disponibile a condividere la sua storia e a rispondere alle domande del ‘lettore’. A volte questi eventi hanno un tema portante – la salute fisica e mentale, la genitorialità, il bullismo, la violenza di genere – altre invece mettono a disposizione esperienze diverse. L’ultima organizzata, dedicata al tema della migrazione, si è tenuta con grande successo al Mudec di Milano il 2 dicembre”.

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Qual è l’obiettivo?

“Vogliamo favorire l’incontro e la conoscenza dell’altro, stimolare la curiosità e la capacità di comprendere le ragioni profonde e i sentimenti dell’altro, abbattere i muri di diffidenza e gli stereotipi alimentati dalla paura e dall’ignoranza (ossia la non conoscenza) di situazioni che possiamo non aver mai vissuto in quella forma, ma che ‘risuonano’ nel nostro bagaglio di sentimenti: speranza e disperazione, spaesamento, ricerca di amore, appartenenza, sicurezza. Solo da questa capacità di confronto possono nascere giustizia sociale, pace e solidarietà”.

Un messaggio piuttosto controcorrente in quest’epoca di chiusura delle frontiere e di “guerra mondiale a pezzi” per dirla con le parole di papa Francesco.

“Infatti, mai come oggi è importante diffondere la teoria e la pratica dell’empatia, e noi nel nostro piccolo ci proviamo con molto impegno. Ad animare Fem sono sei persone, tutte attive in diversi ambiti professionali, che prestano la loro opera come volontari”.

Oltre alla ‘Fem human library’ quali altri format proponete?

“Fondazione empatia Milano ha prodotto e riadattato per l’Italia con il titolo ‘Mettiti nelle mie scarpe’ l’iconica opera dell’artista inglese Clare Patey (direttrice di Empathy Museum) che traduce in un allestimento esperienziale l’espressione inglese “mettersi nei panni di qualcuno” (“walk a mile in someone’s shoes“): una gigantesca scatola di scarpe, dove chi entra sceglie un paio di calzature usate e, indossandole, cammina per dieci minuti ascoltando in cuffia la storia raccontata da chi le ha donate. Trentuno podcast originali (21 creati da Fondazione empatia Milano in italiano e montati dai registi Massimo D’Anolfi e Martina Parenti e musicati dal compositore Massimo Mariani e 10 in inglese di Empathy museum) testimoniano storie reali di ordinaria fatica e quotidiana normalità, per stimolare l’esercizio empatico, proponendo anche prospettive e punti di vista disturbanti e sconosciuti. Questo progetto è dedicato ad Anna Alberti, appassionata giornalista, amica e collega, anima di questo lavoro, che ci ha lasciati nel settembre 2022. In questo caso manca il confronto diretto, ma il gesto di indossare le scarpe di un altro crea un’intimità anche fisica che accorcia le distanze”.

Avete poi un progetto destinato in particolare ai giovani.

““Corridoi“ è un allestimento esperienziale ideato per far rivivere le tappe dei viaggi che hanno portato in Italia studenti in cerca di opportunità, in taluni casi richiedenti asilo e rifugiati in fuga dalla guerra o dalla violenza. Un’occasione per ripetere fisicamente i loro passi e immaginare i loro pensieri, in un cammino fatto di emozioni. E anche di ostacoli. L’idea nasce da alcuni studenti universitari italiani e stranieri all’interno del progetto europeo Empathy cofinanziato dal programma europeo Erasmus Plus, di cui è partner Fem, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano-Bicocca, l’Università degli Studi di Milano e l’Associazione Lato B”.

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