di Luca Patrassi
Botti politici di fine anno. Il consigliere regionale del Pd, ed ex sindaco di Macerata, Romano Carancini ha letto l’intervista rilasciata a Cronache Maceratesi dal governatore Francesco Acquaroli e contesta una serie di dichiarazioni bollandole come irreali. La premessa del consigliere Romano Carancini: «”Solo i fatti danno credibilità alle parole”. La frase di Sant’Agostino fa pensare all’intervista di Francesco Acquaroli rilasciata a CM che davvero di fatti ne riporta pochi, talvolta rovesciati, ma soprattutto descrive “il meraviglioso mondo di Francesco Acquaroli” a discapito della realtà. Dopo 4 anni di governo regionale e 5 bilanci si può affermare – senza retorica – che il governo di Francesco Acquaroli ha “tradito” la fiducia e le speranze dei marchigiani e che oggi le Marche stanno peggio di prima. Questo, invece, lo raccontano i fatti, i numeri, le scelte oggettive sui quali è corretto concentrare il confronto».
Un attacco, quello dell’esponente regionale dei Dem, in quattro punti principali. Il primo. «Prima voce di bilancio, il cuore della responsabilità politica delle Regioni, la sanità. La riforma simbolo di Francesco Acquaroli – il passaggio da una Asur unica nelle Marche a cinque aziende territoriali – trascorsi 2 anni e mezzo dalla sua approvazione è totalmente inattuata. Non c’è ancora l’atto aziendale; rinviato, per la seconda volta, al 31 dicembre 2025 l’impegno contenuto nella legge 19/2022 di raccordare nei medesimi territori distretti sanitari e ambiti territoriali sociali; totalmente esclusi i sindaci dalla partecipazione alla formazione dell’atto aziendale. Mi chiedo dove sia mai capitato che approvata una legge la si lasci nel dimenticatoio senza applicarla e senza un impedimento che lo giustificasse. Niente atto aziendale per 4 anni vuol dire non voler riorganizzare il sistema, nessuna programmazione di investimenti, nessuna efficenza e destinazione della spesa corrente, nessuna riorganizzazione delle reti cliniche. Gli effetti di questa inadeguatezza la subiscono i cittadini rispetto alle liste di attesa dove le Marche sono agli ultimi posti tra le Regioni italiane nel recupero post pandemia: li si vedono in uno dei cavalli di battaglia delle destre sui saldi negativi della mobilità passiva extraregionale che, non lo si racconta, è tornata a crescere addirittura più del 2019. Li si vedono, dopo 4 anni, nell’1% delle Marche nello sviluppo del fascicolo sanitario elettronico e della digitalizzazione sanitaria. Praticamente fermo. Li si vedono nell’ultimo dato Agenas che, sull’area della “prevenzione sanitaria”, colloca le Marche al valore 61/100, (oltre 20 punti sotto al 2019) cioè ai margini del rispetto dei lea (livelli essenziali di assistenza, ndr) e al quart’ultimo posto tra tutte le Regioni italiane. Un arretramento inaccettabile su un’area sanitaria fondamentale. Su questo Francesco Acquaroli piuttosto che dipingere ai marchigiani il suo meraviglioso mondo, avrebbe fatto bene a dare una risposta concreta ai sindaci e all’accorato appello del presidente degli enti gestori delle residenze protette per anziani e persone fragili Mario Vichi, pure raccolto da CM, secondo il quale quelle strutture sono al limite della sostenibilità con soli 37 euro di contributo, di decine di euro inferiore a tutte le altre Regioni. Si potrebbe continuare a elencare fatti negativi, tra cui, il più profondo e triste, la rassegnazione del personale sanitario che si dimette dal sistema pubblico marchigiano e sceglie il privato. La sanità è l’esempio di quanto indietro i 4 anni trascorsi ci abbia ricacciato indietro Francesco Acquaroli. Nelle Marche non si curano quasi il 10% delle persone, cioè 3 punti percentuali in più della media nazionale. Non occorrono più neppure le parole dei politici per dimostrarlo. Basta ascoltare le persone per strada e molte tra queste che avevano consegnato la loro fiducia e le loro speranze al governo di Francesco Acquaroli».
Altro argomento di critica: «La seconda voce di bilancio è il trasporto pubblico locale, che si traduce concretamente in servizi per studenti, pendolari, per chi non può permettersi o non riesce a spostarsi se non con un mezzo pubblico. Nel 2020, con l’insediamento di Francesco Acquaroli, dall’ultimo posto della ripartizione tra tutte le Regioni, del fondo nazionale del trasporto, ove le Marche erano relegate con 75,34 euro pro capite, ci saremmo aspettati uno scatto in avanti se non altro per la famosa filiera di cui Francesco Acquaroli continua a vantarsi: presidente del Consiglio “amica”, molte Regioni governate dalla destra. Le Marche, nonostante i 4 anni trascorsi, lasciate all’ultimo posto a distanza di 12 euro per abitante dal penultimo posto dell’Emilia Romagna e soprattutto scena muta nella conferenza Stato Regioni per far valere la grave umiliazione a cui continuiamo a sottostare. Anche qui le Marche non hanno certo migliorato. Francesco Acquaroli sulla vicenda dell’aeroporto delle Marche di Ancona legge i numeri al rovescio. Per fare chiarezza va detto in primo luogo che tutti gli aeroporti italiani, nessuno escluso, in termini di movimento passeggeri, crescono dal 2021 con una media nazionale del 234%. Ancona cresce del 180%, cioè molto meno della media nazionale ma soprattutto meno degli scali che competono di fatto con Ancona: Pescara, Perugia e Rimini: gli ultimi due crescono molto più della media nazionale mentre Pescara è nella media. Gli effetti di questi dati sono negativi per l’aeroporto di Ancona: quest’ultimo infatti, in termini assoluti, mentre nel 2019 aveva rispetto a tutti gli altri 3 scali circa 150mila passeggeri in più oggi, ad ottobre 2024, quell’ampio margine è sceso a circa più 45mila. Oggi, dopo la traumatica uscita di Aeroitalia nel 2024 come vettore di continuità, non abbiamo ancora assegnato i nuovi voli ma la Regione Marche ha stanziato, tra bilancio nazionale e regionale, 36 milioni di euro di risorse pubbliche (quattro volte superiori a quelle del 2023) per stare sul mercato e convincere una qualche compagnia a volare per le Marche. Ciò senza considerare il fatto che Ancona international airport negli ultimi 3 bilanci ha avuto perdite per circa 7 milioni».
Terzo elemento. «L’economia marchigiana – lo afferma ufficialmente Banca d’Italia Marche nel suo ultimo report di novembre 2024 – mostra segni di strutturale declino con i principali indicatori economici peggiori della media nazionale: pil, ore di cassa integrazione, investimenti, crediti alle famiglie e alle aziende ma soprattutto esportazione. Le Marche, regione manifatturiera per eccellenza, sul dato tendenziale annuo a ottobre segna un meno 41%, a novembre meno 31% ed è la penultima regione italiana prima della Basilicata e con un’influenza peggiorativa sul dato nazionale delle esportazioni italiane di un punto percentuale. Al netto di farmaceutica e chimica (i settori con maggiori arretramenti) il dato sarebbe comunque negativo oltre il 7%. Si potrebbero ricordare tanti altri dati dell’ultimo bilancio di previsione approvato pochi giorni fa: senza approfondire, per uno spazio non infinito, basti ricordare il meno 30% circa di risorse della cultura, abbandonata da Francesco Acquaroli dalle politiche e dai valori di questa terra; ovvero le ridicole risorse per i giovani e, soprattutto, per la famiglia alla quale destinano poche centinaia di migliaia di euro, dopo aver scritto centinaia di pagine di retorica in campagna elettorale, e non solo».
L’attacco finale di Romano Carancini: «Lascio infine un’ultima ora, si direbbe in gergo. La Regione fa “macelleria” nei confronti delle aree interne e dei piccoli comuni, rispetto al dimensionamento scolastico con la delibera di giunta regionale 2016 del 23 dicembre 2024: un atto arrogante, in particolare nei confronti delle provincia di Macerata, sconfessando le indicazioni del Consiglio provinciale, senza un percorso partecipato e condiviso. “Il meraviglioso mondo di Francesco Acquaroli”, in realtà, non è realtà».
Costi in salita nelle residenze protette: «La Regione aumenti il contributo»
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