Ercole Marelli, l’imprenditore innovativo che abbiamo dimenticato

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Nel giro di vent’anni, una piccola officina nel quartiere di Porta Genova si trasforma in una fabbrica di 65 mila m2 nell’operosa città di Milano. Ma non basta: presto supererà i confini per raggiungere il mondo.

Questa è la straordinaria storia di Ercole Marelli: un imprenditore visionario che ha segnato la storia industriale italiana con innovazione e lungimiranza.

Nel libro L’Imprenditore Inatteso. Marelli: i primi vent’anni (1891-1911), Mario Magagnino disegna un ritratto vivido di questo pioniere. Un imprenditore (1867-1922) spesso dimenticato. 

Tuttavia, le sue intuizioni nell’elettromeccanica, nella comunicazione e nel welfare aziendale hanno scritto un’eccellente pagina dell’industria made in Italy: una storia che merita per questo di essere riscoperta.

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Mario Magagnino: maestro di comunicazione d’impresa e storia dei brand

Mario Magagnino è docente di Comunicazione d’Impresa all’Università di Verona e fondatore dell’Osservatorio Monografie Istituzionali d’Impresa.

Magagnino è un esperto nel campo della comunicazione aziendale, i cui interessi spaziano dagli strumenti di narrazione ai musei d’impresa. 

I suoi studi esplorano inoltre temi come la pubblicità etica e il brand activism, approfonditi anche con esperienze internazionali.

Un libro per ricordare l’innovazione di Ercole Marelli. L’intervista all’autore

Nel libro L’Imprenditore Inatteso – pubblicato da Cierre EdizioniMario Magagnino ci trasporta negli stabili della Marelli (1891-1981), tra macchinari e grandi successi.

Con uno studio sui primi vent’anni dell’industria, il docente universitario traccia i contorni di un personaggio “inatteso”: un pioniere dell’industria moderna poco conosciuto.

Nonostante l’impatto decisivo per il futuro del made in Italy, Ercole Marelli non gode infatti dello stesso riconoscimento di altri imprenditori. 

Eppure l’industriale ha anticipato alcuni grandi uomini d’affari, adottando filosofie d’impresa ancora oggi attuali e di grande ispirazione. 

Per approfondire il valore dell’eredità di Marelli nel contesto industriale attuale, il giornalista Maurizio Corte ha intervistato per noi l’autore del libro.

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Il libro L’Imprenditore Inatteso ha un titolo evocativo e una copertina d’epoca molto originali, con una fotografia dell’azienda e i suoi lavoratori.

«La scelta della copertina riflette la modernità dell’epoca di Marelli, e la trovo ancora molto attuale: questa immagine è stata usata nella terza pagina della monografia del 1911, per l’anniversario dei primi vent’anni di attività. 

Di solito, nelle monografie aziendali la tipica foto dei dipendenti con il titolare è inserita nelle ultime pagine. 

Nel caso della Marelli, invece, essa voleva comunicare da subito un concetto importante per l’imprenditore: il successo della sua azienda era dettato da tutti. Parliamo di 1500 persone, tra operai e impiegati. 

La modernità della monografia dell’azienda d’altronde risiede proprio nella sua capacità di raccontarsi attraverso il “noi”, senza mai ricorrere ai termini “dipendenti” o “io”.»

Mi pare che il libro voglia evidenziare i primati dell’imprenditore Marelli dalla fondazione della sua azienda nel 1891, ai primi del ‘900.

«Esatto. Il mio incontro con la monografia del 1911 è avvenuto per caso. La lettura del libro mi ha rivelato una figura visionaria, che ha anticipato la filosofia imprenditoriale di Adriano Olivetti nei decenni successivi.

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Marelli è stato, per esempio, il primo a pensare la fabbrica piena di luce per il benessere degli operai, cui faranno seguito altre realizzazioni nei decenni più vicini ai nostri tempi: dall’architetto Renzo Piano – per l’azienda Pirelli – all’architetto Jean Nouvel – per uno stabilimento della Ferrari auto. 

Sono poi numerosi gli aspetti del successo di Ercole Marelli nei primi vent’anni di attività: dal 1891 al 1911, l’imprenditore passa da un piccolo laboratorio di 50 m2 con un solo apprendista, a un’industria di 65 mila m2  con 1.500 dipendenti.

La produzione della Marelli arriva a 100 mila ventilatori – a quell’epoca si chiamavano agitatori d’aria – all’anno. Tant’è che già nel 1905 “la fabbrica del vento” veniva considerata la più grande d’Europa. 

Infine, l’industriale e i suoi collaboratori concepiscono gli stabilimenti della fabbrica di Sesto San Giovanni mettendo al primo posto il benessere dei lavoratori, anticipando pensieri aziendali successivi.»

Una storia di grandi successi. Certamente fa impressione pensare a una produzione annua di cento mila agitatori d’aria.

«Pensi che ogni minuto e mezzo, la Ercole Marelli spediva un ventilatore. Questi, superati i test di qualità, raggiungevano qualsiasi località del mondo.

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Per comunicare la presenza nel globo della sua azienda, l’imprenditore ha anche curato un’interessante creazione, che esponeva negli stand dell’epoca: una struttura con un globo, la scritta relativa alla “Terza Italia” e con luci che si accendevano per esprimere gli interessi internazionali. 

Da aggiungere che la produzione dell’impresa non era seriale. Meriterebbe un ulteriore studio il modello organizzativo della Marelli, nell’ambito della produzione e della distribuzione.»

Oltre all’innovazione tecnologica, Marelli si è distinto per un’attenzione al welfare aziendale. Una mossa moderna per l’epoca.

«Le condizioni in fabbrica erano basate sulla sicurezza dei dipendenti: in vent’anni l’azienda non ha avuto alcun infortunio mortale. E già questo dato si commenta da solo, soprattutto confrontandolo con quello dell’Italia attuale (con tre infortuni mortali sul lavoro al giorno). 

Il pensiero dell’imprenditore, inoltre, si fondava non su azioni caritatevoli da adottare al momento del bisogno. Bensì su processi solidaristici e quindi di piena dignità dell’individuo.

Il benessere per i collaboratori dell’azienda si estendeva lungo varie forme di sostegno: l’imprenditore li invitava per esempio a iscriversi alla Società di Mutuo Soccorso Interna. Quando all’epoca questa proposta era ancora ampiamente ostacolata da altri “padroni” all’interno delle loro fabbriche.»  

Mi pare che nel libro ci sia una scoperta importante, che si collega all’attuale agenzia Consip.

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«Direi proprio di sì. Il 17 febbraio 1912, la Gazzetta Ufficiale pubblica un Decreto Ministeriale. I sei articoli istituiscono una Commissione consultiva al Ministero del Tesoro, incaricata di coordinare gli approvvigionamenti per le Amministrazioni dello Stato, affidandoli all’industria nazionale.

Per Marelli è un successo, che premia il suo impegno contro lo strapotere dell’industria elettromeccanica tedesca e la corruzione negli appalti della pubblica amministrazione. 

Tale iniziativa può essere considerata a tutti gli effetti il primo prototipo dell’odierna Consip (Concessionaria Servizi Informativi Pubblici), istituita solo ottantacinque anni dopo.

Questa scoperta racconta anche quanto sia radicata la corruzione in Italia: un problema storico che non è ancora stato debellato.»

I segreti di un industriale geniale: cosa può insegnare agli imprenditori d’oggi Ercole Marelli?

La storia dell’imprenditore milanese è quella di un uomo che è partito da una piccola officina, per poi raggiungere il sogno industriale della sua città: la creazione di un’azienda di respiro globale.

Con una visione imprenditoriale all’avanguardia, Marelli ha inoltre anticipato l’importanza del welfare aziendale. Il suo impegno in questo settore ha dimostrato che il benessere dei lavoratori non è solo un valore umano, ma anche un fattore chiave per il successo di un’impresa.

Oggi, di fronte alle sfide dello sviluppo sostenibile, l’eredità dell’industriale ci ricorda che il vero successo nasce dall’equilibrio tra visione, etica e centralità delle persone.

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L’Imprenditore Inatteso di Mario Magagnino non è quindi solo un libro storico: è un libro imperdibile per chi vuole scoprire le radici del made in Italy. E per chi vuole lasciarsi ispirare dalla visione innovativa di Ercole Marelli.

Libro di Mario Magagnino su Ercole Marelli

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