uno dei più celebri e dannosi documenti falsi della storia

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I Protocolli dei savi anziani di Sion sono un pamphlet realizzato da agenti della polizia della Russia zarista copiando un testo francese di satira politica e altri documenti.  I Protocolli contengono i verbali delle presunte riunioni tenute da esponenti delle comunità ebraiche nel cimitero ebraico di Praga per stabilire come dominare il mondo. La falsificazione fu dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio nel 1921 dal “Times” di Londra, ma, ciò nonostante, il documento continuò a circolare. Per gli antisemiti e i sostenitori delle teorie del complotto era infatti un testo perfetto, perché presentava gli ebrei proprio come loro li immaginavano e sembrava dimostrare che le idee cospirazioniste fossero fondate. Ancora oggi i Protocolli circolano in alcuni ambienti, compresi alcuni movimenti politici del nostro Paese, ma per fortuna la loro diffusione è molto più limitata del passato e qualsiasi persona di buon senso riconosce che sono falsi.

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Cosa sono i Protocolli dei Savi di Sion

I Protocolli dei Savi Anziani di Sion sono un documento falso, realizzato negli ultimi anni dell’Ottocento a Parigi da agenti dell’Ochrana, la polizia segreta della Russia zarista. Lo scopo era screditare i sistemi politici liberali e gli ebrei, ipotizzando che fosse in atto una cospirazione per dominare il mondo. I Protocolli sarebbero una sorta di verbali delle riunioni avvenute al cimitero ebraico di Praga, nelle quali gli “anziani di Sion”, cioè i leader della comunità ebraica, stabilivano come ottenere il controllo del mondo.

Immagine del cimitero ebraico di Praga, dove sono ambientati i Protocolli

In realtà, gli “anziani di Sion” non sono mai esistiti e nessuno ha mai organizzato incontri segreti al cimitero ebraico di Praga, ma gli autori del pamphlet presentarono le riunioni come reali. Gli strumenti che gli “anziani di Sion” intendevano usare per raggiungere i loro scopi erano il parlamentarismo, la libertà di stampa, la critica al nazionalismo e all’autoritarismo religioso. In sostanza, tutte le conquiste della modernità erano fatte passare per strumenti utilizzati da una minoranza di persone malvagie allo scopo di dominare il mondo. Gli autori della falsificazione, infatti, intendevano difendere un regime autocratico, quello dello zar, e mettere in cattiva luce i sistemi liberali. Gli ebrei, del resto, erano già oggetto di discriminazioni ed erano spesso considerati promotori della sovversione sociale, in particolare nei Paesi dell’Europa orientale. Era inoltre diffusa l’idea che complottassero per controllare l’economia e la politica. I Protocolli, perciò, dovevano fornire la prova (fabbricata ad hoc) di una cospirazione alla quale già si credeva e presentavano gli ebrei con le caratteristiche negative che la propaganda antisemita attribuiva loro: avidi di denaro, falsi, pericolosi per la stabilità sociale.

Storia del documento

I Protocolli furono realizzati in diverse fasi. Già nel 1868 l’antisemita tedesco Hermann Goedsche pubblicò un’opera dal titolo Biarritz, nella quale immaginava che ogni cento anni i principali rabbini tenessero una riunione nel cimitero ebraico di Praga per discutere di come dominare il mondo. La versione “completa” dei Protocolli fu invece redatta a Parigi alla fine dell’Ottocento da agenti dell’Ochrana e pubblicata a puntate nel 1903 da un giornale di Pietroburgo. Due anni più tardi, la rivoluzione russa del 1905, che impose allo zar di istituire il Parlamento, fu interpretata dai sostenitori dell’autocrazia e dagli antisemiti come una prova dell’autenticità dei Protocolli, che furono nuovamente pubblicati dal sedicente mistico Sergej Nilus.

Edizione russa del 1912

Per alcuni anni il testo circolò solo in Russia, ma dopo la Prima guerra mondiale arrivò nell’Europa occidentale, favorito dal clima cospirazionista diffuso in molti Paesi. Fu tradotto nelle principali lingue europee, compreso l’italiano, e molti giornali lo presentarono come un documento autentico. II Protocolli favorirono la diffusione dell’antisemitismo, perché diedero la prova della presunta “cospirazione ebraica” per dominare il mondo.

La prova della falsificazione

La falsificazione fu dimostrata oltre ogni ragionevole dubbio nel 1921 dal “Times” di Londra, che pubblicò cinque articoli sul tema e dimostrò come i Protocolli fossero il plagio di un testo di satira politica, l’immaginario dialogo all’inferno tra Machiavelli e Montesquieu, pubblicato nel 1864 dall’autore francese Maurice Joly.

Articolo del Times che dimostra la falsificazione

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Ciò nonostante, i Protocolli non sparirono dalla circolazione: per gli antisemiti e i sostenitori di teorie del complotto erano un documento di valore eccezionale, perché rispecchiavano perfettamente le loro credenze (infatti era stato creato apposta!). Per tale ragione, continuarono a essere presentati in molti ambienti come un documento autentico. Ebbero vasta diffusione nella Germania nazista e in altri Paesi nei quali era diffuso l’antisemitismo, ma furono stampati anche nel resto del mondo. Negli Stati Uniti, per esempio, la pubblicazione fu finanziata da Henry Ford, il celebre industriale automobilistico. In Italia, furono pubblicati per la prima volta nel 1921, ma ebbero la massima diffusione alla fine degli anni ‘30, quando il regime fascista diede avvio alla campagna contro gli ebrei e introdusse le leggi razziali.

Edizione americana del 1934

La diffusione dei Protocolli dei Savi di Sion oggi

Dopo la Seconda guerra mondiale e la scoperta degli orrori dell’Olocausto, in Occidente l’antisemitismo è drasticamente diminuito e anche la diffusione dei Protocolli è scemata. Il pamphlet, del resto, aveva contribuito a creare il clima di odio antiebraico dal quale era scaturito lo sterminio.

Tuttavia, anche dopo la guerra il documento ha continuato a essere diffuso e presentato come autentico in alcuni ambienti. È citato e ritenuto autentico da alcuni movimenti politici e da alcuni giornali (minoritari) dei Paesi arabi e islamici, a causa del conflitto con lo Stato di Israele. Circola, inoltre, nei movimenti di estrema destra di molti Paesi, inclusi quelli italiani, e talvolta è menzionato dai sostenitori delle teorie del complotto.

Fonti

Cesare G. De Michelis, Il manoscritto inesistente. I “Protocolli dei savi di Sion”, Marsilio, 2004,

Sergio Romano, I falsi protocolli. Il “complotto ebraico” dalla Russia di Nicola II a oggi, Corbaccio, 1992

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Testo italiano pubblicato nel 1921





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