RIP Futuro: la mappa tech delle startup fallite in Europa nel 2024

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Il 2024 ha messo a nudo la fragilità dell’ecosistema startup europeo. Mentre le aziende legate all’AI hanno continuato ad attrarre capitali, molte altre realtà apparentemente promettenti hanno chiuso i battenti. Da colossi valutati miliardi a piccole realtà innovative, ecco l’analisi delle startup fallite più significative dell’anno.

Il colosso dei veicoli elettrici: Arrival

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Arrival ANT, la piattaforma modulare per veicoli elettrici “mutaforma” lanciata nel 2022.

La parabola di Arrival rappresenta uno dei casi più emblematici di startup fallite nel 2024. Fondata con l’ambizioso obiettivo di rivoluzionare il settore dei veicoli elettrici commerciali, l’azienda aveva conquistato gli investitori con la sua visione innovativa di veicoli modulari e la promessa di una produzione sostenibile.

Nel 2021, Arrival aveva realizzato la più grande IPO della storia per una tech company britannica, quotandosi al Nasdaq con una valutazione straordinaria di 13 miliardi di dollari. L’azienda era stata celebrata dall’ex primo ministro Boris Johnson come simbolo dell’eccellenza tecnologica britannica.

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Il fallimento di Arrival dimostra come anche le valutazioni più alte non siano garanzia di successo

A febbraio 2024, la divisione UK di Arrival ha dovuto presentare istanza di amministrazione controllata, segnando la fine di un sogno che aveva attirato l’attenzione globale. A volte, tra le startup fallite ci sono quelle che sono partite troppo presto: penso che Arrival rientri pienamente in questa casistica.

La rivoluzione delle due ruote interrotta: Cake

La svedese Cake, fondata nel 2016, si era imposta come uno dei marchi più promettenti nel settore delle moto elettriche leggere. Con un design distintivo e una forte attenzione alla sostenibilità, aveva attratto investimenti per 60 milioni di euro da fondi prestigiosi come Creandum e Headline, oltre al fondo pensione svedese AMF.

Il tentativo di raccogliere un prestito ponte da 7 milioni di euro a fine 2023 si è rivelato fallimentare, portando alla bancarotta a febbraio 2024. La società è stata poi acquisita dalla norvegese Brages Holdings per soli 1,6 milioni di euro, una frazione del capitale investito. In altri termini: Cake è tra quelle startup fallite che forse vedremo risorgere (o camminare come uno zombi: vedremo).

Il marketplace auto di nuova generazione: Cazoo

Cazoo rappresentava una delle più grandi scommesse europee nel settore della vendita di auto online. La quotazione al Nasdaq nel 2021 con una valutazione di 8 miliardi di dollari sembrava confermare il potenziale rivoluzionario del suo modello di business. Ampia diffusione del marchio, sponsorizzazioni di lusso (in Italia anche il Bologna calcio, come vedete in foto), ma la scintilla col pubblico non è scattata.

Alla fine, il peso di un debito di 630 milioni di dollari si è rivelato insostenibile. Il tentativo di ristrutturazione del debito non è bastato a convincere nuovi investitori e, a maggio 2024, l’azienda ha dovuto dichiarare amministrazione controllata.

Il sogno infranto della logistica: Cubyn

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Cubyn rappresentava una delle promesse più interessanti nel settore logistico francese. Fondata nel 2014, l’azienda aveva sviluppato un servizio completo di stoccaggio, imballaggio e spedizione per retailer online e marketplace. Il boom dell’e-commerce durante il periodo Covid aveva dato una forte spinta alla sua crescita, tanto che nel 2023 era riuscita a raccogliere un round Serie D da 15 milioni di euro, raggiungendo una valutazione di 175 milioni.

L’interesse di investitori di primo piano come DN Capital, Partech, Bpifrance, Eurazeo e 360 Capital sembrava confermare la solidità del progetto. Tuttavia, le sfide operative e i cambiamenti del mercato hanno portato l’azienda a iniziare le procedure di insolvenza a luglio 2024, con la chiusura definitiva due mesi dopo.

La mobilità autonoma in crisi: EasyMile

Nel settore della mobilità autonoma, il fallimento di EasyMile ha rappresentato un duro colpo per le ambizioni europee. La startup francese si era fatta notare per i suoi shuttle autonomi, ampliando successivamente il business al trasporto merci per diversificare le fonti di ricavo. Nel 2021, aveva raccolto un round Serie B da 55 milioni di euro, portando il totale dei finanziamenti a circa 90 milioni.

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Nonostante il supporto di investitori prestigiosi come Searchlight Capital Partners, Alstom, Bpifrance, Continental, NextStage AM e McWin, l’azienda non è riuscita a superare le difficoltà di un mercato sempre più esigente. A luglio, la dichiarazione di insolvenza ha segnato la fine di un progetto che prometteva di rivoluzionare il trasporto urbano.

Tra le startup fallite, anche la “principessa” dell’agricoltura verticale: Infarm

Infarm rappresenta forse uno dei casi più emblematici di startup fallite nel 2024. Con 1.400 fattorie verticali, 1.000 dipendenti e presenza in 10 paesi, l’azienda era considerata uno dei gioielli della scena tech europea. Il sostegno di investitori del calibro di Balderton e Atomico aveva portato a raccogliere quasi 500 milioni di dollari, raggiungendo una valutazione di 1 miliardo.

Tuttavia, la combinazione di inefficienze operative, costi energetici in aumento e una difficile competizione con i produttori tradizionali ha eroso progressivamente la sostenibilità del business. La decisione di licenziare 500 dipendenti a fine 2022 non è bastata a invertire la rotta (semmai ad accelerare la fine), e nell’ottobre 2024 la divisione UK ha dovuto annunciare l’intenzione di nominare gli amministratori.

Il sogno infranto dei taxi volanti: Lilium

Il caso Lilium rappresenta una delle visioni più audaci e, al contempo, una delle cadute più spettacolari nel panorama tech europeo delle startup fallite. Fondata nel 2015, la startup tedesca aveva conquistato l’immaginazione di investitori e pubblico con la promessa di rivoluzionare il trasporto aereo attraverso taxi volanti a zero emissioni. L’interesse di investitori di prestigio come Atomico, Earlybird e Tencent sembrava confermare la solidità del progetto.

Il momento di massimo splendore arrivò nel 2021 con la quotazione al Nasdaq attraverso la fusione con Qell Acquisition Corp. Ma il sogno si è rapidamente trasformato in incubo: il valore delle azioni è crollato del 93%, gli obiettivi post-IPO sono rimasti sulla carta e, nell’ottobre 2024, è arrivata la dichiarazione di insolvenza seguita dal delisting dal Nasdaq.

La rivoluzione della mobilità urbana: MaaS Global

MaaS Global aveva una visione ambiziosa: trasformare radicalmente il modo in cui le persone si muovono nelle città. La startup finlandese, attraverso la sua app Whim, prometteva di unificare tutti i mezzi di trasporto cittadini in un’unica piattaforma intuitiva. Con oltre 162 milioni di dollari raccolti da investitori del calibro di NordicNinja, BP Ventures, Toyota e Mitsubishi, sembrava avere tutte le carte in regola per prevalere.

Tuttavia, la complessità di coordinare diversi servizi di trasporto, unita alle sfide della pandemia e alla difficoltà di scalare il modello di business, ha portato l’azienda a dichiarare bancarotta nel marzo 2024, dimostrando quanto sia complesso innovare (nonostante la ricetta sia chiara) nel settore dei trasporti urbani.

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Startup fallite, c’è anche la proptech innovativa Masteos

La storia di Masteos illustra perfettamente le sfide del settore proptech in un mercato immobiliare in evoluzione. Fondata nel 2019, la startup francese aveva sviluppato un servizio completo per gli investimenti immobiliari, dalla ricerca alla gestione delle proprietà. Il successo iniziale aveva portato a raccogliere circa 70 milioni di euro, culminati in un round Serie A da 40 milioni nel 2022.

L’azienda aveva grandi piani di espansione europea, sostenuti da investitori di primo piano come Daphni, DST Global e EDF Pulse Ventures. Tuttavia, il deterioramento del mercato immobiliare e l’aumento dei costi operativi hanno rapidamente eroso le prospettive di crescita. A gennaio 2024, Masteos ha dovuto dichiarare insolvenza. Con un finale da “Walking Dead” anche in questo caso: in un epilogo emblematico della volatilità del settore, l’azienda è stata acquisita da Novaxia per appena 1 milione di euro, una frazione del capitale investito.

Queste startup fallite evidenziano quanto sia sottile il confine tra visione innovativa e sostenibilità operativa. Le startup che puntano a rivoluzionare settori tradizionali si trovano spesso a dover bilanciare ambizioni trasformative con le dure realtà del mercato, una sfida che nel 2024 si è rivelata insormontabile per molte realtà, anche promettenti.

L’innovazione alimentare di Mycorena

La storia di Mycorena rappresenta uno dei casi più interessanti di startup fallite nel settore foodtech. La startup svedese, lanciata nel 2017, si era specializzata nello sviluppo di proteine da micelio per alternative alla carne. Con un totale di 35 milioni di euro raccolti, l’azienda sembrava ben posizionata per cavalcare l’onda crescente del mercato delle proteine alternative.

Tuttavia, il fallimento nel raccogliere il secondo turno di finanziamento ha innescato un effetto domino devastante. A giugno 2024, l’azienda ha dovuto annunciare l’interruzione del suo progetto di punta: la costruzione di una fabbrica su larga scala in Svezia. Il mese successivo è arrivata la dichiarazione di fallimento. In un epilogo emblematico della volatilità del settore, l’azienda belga Naplasol, specializzata in proteine vegetali e precedentemente azionista di Mycorena, ha acquisito la massa fallimentare per una cifra che gli investitori hanno definito “irrisoria”. Ci rivedremo, zombi.

Il gigante delle batterie: Northvolt

Il caso Northvolt rappresenta forse il fallimento più eclatante del 2024. L’azienda svedese aveva iniziato l’anno con quello che sembrava un trionfo: l’ottenimento del più grande prestito verde nella storia europea, per un valore di 5 miliardi di dollari. Dal 2015, Northvolt aveva accumulato finanziamenti per oltre 13 miliardi di dollari da investitori di altissimo profilo, tra cui Goldman Sachs, Volkswagen e numerosi fondi pensione.

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Ma il 2024 si è rivelato un anno fatale. L’azienda ha dovuto affrontare ritardi significativi nella produzione e, colpo ancora più duro, la cancellazione dei contratti da parte di BMW. I costi hanno superato drammaticamente i ricavi e, dopo un tentativo fallito di raccogliere ulteriori capitali, a novembre l’azienda ha dovuto presentare istanza di fallimento secondo il Chapter 11 negli Stati Uniti.

L’innovazione nella computer vision: tra le startup fallite nel 2024 c’è anche Prophesee

La francese Prophesee rappresentava un’eccellenza nel campo della computer vision avanzata. L’azienda aveva sviluppato una tecnologia “neuromorfica” all’avanguardia, progettata per imitare la struttura e le funzioni dell’occhio e del cervello umano. A maggio 2024 sembrava aver raggiunto un traguardo significativo quando aveva annunciato che la sua tecnologia sarebbe stata implementata nei prodotti del gigante tech americano AMD.

Tuttavia, nonostante avesse raccolto ben 126 milioni di euro in totale, l’azienda ha dovuto dichiarare insolvenza in ottobre, entrando in amministrazione giudiziaria. Secondo quanto riportato da Les Echos, il problema principale è stato il prolungarsi oltre le aspettative della raccolta del successivo round di finanziamento.

La fine di un’era nel coworking: Second Home

Second Home rappresentava più di un semplice spazio di coworking: dal 2014, era diventato un punto di riferimento per la comunità startup londinese, celebre per il suo design vibrante e gli spazi ricchi di vegetazione. Con il sostegno di investitori di primo piano come Index Ventures, Atomico e Yuri Milner, l’azienda aveva raccolto oltre 60 milioni di sterline ed era riuscita a espandersi con sedi a Londra, Lisbona e Los Angeles.

Ma l’aumento dei costi operativi e l’impatto devastante del Covid sul settore degli spazi di lavoro condivisi hanno portato a una spirale discendente. Nell’ottobre 2022, il miliardario della Silicon Valley Riaz Valani era diventato azionista di maggioranza in un’operazione di salvataggio a prezzo ridotto, dopo anni di perdite. La storia si è conclusa definitivamente a dicembre 2024, quando Second Home ha richiesto l’amministrazione controllata, entrando a pieno titolo nel novero delle startup fallite.

Crolla anche una startup nel settore fintech: Stenn

La storia di Stenn è particolarmente significativa nel panorama fintech. Fondata nel 2015, l’azienda londinese si era specializzata nel finanziamento delle fatture per aziende di ecommerce, commercio internazionale e SaaS. Con oltre 50 milioni di dollari raccolti e una valutazione che nel 2022 aveva raggiunto i 900 milioni di dollari, Stenn sembrava destinata a un brillante futuro.

Tuttavia, a dicembre 2024, HSBC Innovation Banking ha presentato una richiesta per nominare gli amministratori. Nonostante Stenn abbia dichiarato di star “attivamente difendendo” la propria posizione contro questa misura, il caso evidenzia la crescente vulnerabilità del settore fintech in un contesto di tassi di interesse crescenti e maggiore “attenzione” regolamentare.

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Il secondo “cold case” tra le startup fallite nella mobilità elettrica svedese: Vässla

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Il caso di Vässla, startup svedese di monopattini elettrici fondata nel 2017, è particolarmente interessante perché si è verificato nello stesso mese del fallimento di Cake, evidenziando le sfide strutturali del settore della mobilità elettrica leggera. Con circa 13 milioni di euro raccolti da oltre 100 azionisti, Vässla aveva puntato su un modello di business innovativo nel settore della micromobilità.

La dichiarazione di fallimento è arrivata a febbraio 2024, e la massa fallimentare è stata acquisita da Ever Engineering per soli 370.000 euro a marzo, una frazione dell’investimento originale.

Startup fallite, le lezioni chiave del 2024

L’analisi di queste quindici startup fallite rivela pattern ricorrenti e insegnamenti preziosi. Provo a sintetizzare gli appunti che ho preso lungo la strada:

  1. La capitalizzazione elevata non è garanzia di successo, come dimostrano i casi di Northvolt e Arrival;
  2. I settori hardware-intensive richiedono non solo enormi capitali ma anche una gestione operativa impeccabile;
  3. La transizione verso la profittabilità è cruciale, soprattutto in caso di improvvisi periodi di “magra” per i finanziamenti;
  4. I modelli di business devono essere sostenibili sempre, anche oltre la fase di crescita iniziale;
  5. Ultima, ovvia, lapalissiana: l’innovazione tecnologica deve essere sempre bilanciata con la sostenibilità finanziaria.

Startup fallite, come andrà in futuro?

Queste startup fallite non segnano necessariamente un declino irreversibile dell’ecosistema startup europeo: al contrario, sono indice di una sua maturazione. Gli investitori stanno diventando più selettivi, privilegiando modelli di business sostenibili rispetto alla crescita a tutti i costi. Inoltre, la concentrazione dei fallimenti in settori specifici come la mobilità elettrica e il foodtech suggerisce la necessità di ripensare alcuni approcci all’innovazione in questi ambiti specifici.

Il 2024 ci ha insegnato che l’innovazione resta fondamentale, ma deve essere perseguita con maggiore attenzione alla sostenibilità economica e operativa. Le startup che sopravviveranno saranno quelle capaci di bilanciare visione innovativa e solidità finanziaria, in un mercato che non perdona più gli eccessi del passato. Memento!



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