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Il Goal 17 “Partnership per gli Obiettivi” riguarda la volontà di rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile.
È l’ultimo degli obiettivi di Sviluppo sostenibile di Agenda 2030, che ha carattere universale e richiede l’azione di tutti i paesi, sviluppati e in via di sviluppo, per garantire che nessuno venga lasciato indietro. Come ricorda l’Organizzazione delle Nazioni Unite, l’attuazione di questo obiettivo richiede partnership tra governi, settore privato e società civile. “Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile possono essere realizzati solo con un forte impegno verso la cooperazione e la partnership globale, per garantire che nessuno venga lasciato indietro nel nostro percorso verso lo sviluppo.”
Sulla sua attuazione sarà necessario un più forte impegno, come del resto su tutti i 17 obiettivi dello Sviluppo sostenibile fissati in Agenda 2030.
Nell’anno che si sta per concludere, si è registrato un preoccupante arretramento, ha rilevato l’SDG Progress report 2024 dell’ONU. Su 135 obiettivi, solo il 17% sta progredendo come previsto per il 2030. Quasi la metà (48%) mostra deviazioni da moderate a gravi dalla traiettoria desiderata, con il 30% che registra progressi marginali e il 18% che indica progressi moderati. Addirittura, il 17% di essi è peggiorato rispetto ai livelli base del 2015. Per quanto riguarda il Goal 17, il 30% circa dei target sta progredendo come previsto, mentre circa il 25% è in una situazione stagnante o in peggioramento.
Un chiaro esempio del difficile contesto di sviluppo di questo obiettivo lo ha offerto quanto accaduto a Baku in occasione della COP29. Solo all’ultimo è stato raggiunto il consenso su un fondo internazionale di compensazione, in aiuto alle economie in via di Sviluppo: i Paesi sviluppati dovrebbero versare 300 miliardi di dollari ogni anno, fino al 2035. Si tratta di un aumento significativo, rispetto ai 100 miliardi pattuiti all’inizio dei negoziati, ma decisamente inferiore a quella richiesta dai Paesi in via di sviluppo, circa 1300 miliardi di dollari.
Finalità del Goal 17 e rispetto nel mondo
Il Goal 17 afferma che, per il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda, è necessaria la collaborazione stretta tra i cittadini di tutto il mondo e tra gli Stati. Infatti, la collaborazione tra Paesi è fondamentale per trovare soluzioni comuni e raggiungere i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030. Gli Obiettivi del Goal 17 servono ad aiutare i Paesi in difficoltà a perseguire il cammino dello sviluppo sostenibile e a collaborare per: diffondere internet e supportare la diffusione della conoscenza e delle informazioni; condividere le scoperte scientifiche e le tecnologie nei Paesi di tutto il mondo; supportare i Paesi in via di sviluppo.
Gli obiettivi specifici comprendono la necessità di mobilitare finanziamenti per i Paesi in Via di Sviluppo, migliorare la cooperazione e l’accesso alla scienza, alla tecnologia e all’innovazione, la volontà di rafforzare il sostegno per lo sviluppo delle capacità nei paesi in via di sviluppo per implementare i piani nazionali per gli SDG. Inoltre rientra nel goal 17 la necessità di promuovere condizioni eque, regolate e universali di commercio, oltre a creare le condizioni di supporto per eliminare la povertà e per attuare lo sviluppo sostenibile.
A livello mondiale, si notano tendenze contrastanti nella mobilitazione delle risorse finanziarie per lo sviluppo, nell’espansione della connettività Internet e nel rafforzamento dei sistemi statistici. Tuttavia, l’ONU ravvisa un divario di investimenti annuali di 4mila miliardi di dollari per i Paesi in via di sviluppo per raggiungere gli SDG, problemi persistenti e paralizzanti come livelli di debito estero senza precedenti e un accesso limitato alla connettività online nei paesi a basso reddito sottolineano la necessità di una collaborazione sostenuta e di una cooperazione e un supporto rafforzati in un panorama di peggioramento della cooperazione internazionale e delle tensioni geopolitiche.
L’andamento in Italia: scetticismo e peggioramento
Per comprendere lo stato di attuazione del Goal 17 in Italia occorre partire dalla consapevolezza che si ha sul tema. Ipsos ha svolto un’indagine dedicata da cui si evince che la costruzione di partnership “è l’ultima delle priorità percepite: solo il 3% della popolazione la indica tra gli obiettivi più rilevanti”.
Se, da una parte, si nota una crescente consapevolezza e attenzione sul tema della sostenibilità, negli ultimi anni si rileva un crescente scetticismo riguardo agli sforzi e all’effettiva capacità e volontà di costruire un mondo più sostenibile. La causa è da ricercarsi in promesse politiche mancate e dalla percezione di un crescente greenwashing.
ASviS, nel suo recente rapporto 2024, segnala che sul raggiungimento del Goal 17, tra il 2010 e il 2023 si evidenzia un peggioramento. Si segnalano in calo le importazioni dai Paesi in via di sviluppo e cresce fortemente il rapporto debito pubblico/Pil (oltre il 21%). Inoltre, diminuisce anche l’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps), allontanandosi dall’obiettivo internazionale.
Questa voce comprende i finanziamenti erogati dalle istituzioni pubbliche per favorire lo sviluppo dei Paesi esteri oggetto di cooperazione. Su quest’ultimo punto giunge la conferma di Istat. L’Italia ha tradizionalmente destinato agli Aiuti pubblici allo sviluppo una quota di risorse, rispetto al reddito nazionale lordo, inferiore alla media europea, seppure in aumento negli anni. Nel 2022 il Paese ha indirizzato agli Aps un flusso pari allo 0,33% del reddito nazionale lordo, quota assai minore della media Ue27, pari allo 0,58%, che colloca l’Italia al quindicesimo posto tra i donatori dell’Unione Europea.
Lo stesso Istituto nazionale di statistica rileva una situazione non certo positiva sul Goal 17. Nel confronto fra i valori dell’ultimo anno disponibile e quelli dell’anno precedente, poco meno della metà delle misure mostra un miglioramento. Istat, inoltre, registra un calo del flusso delle rimesse verso l’estero degli immigrati: nel confronto tra 2022 e 2023 la quota è scesa da 8,21 miliardi a 8,17 miliardi di euro.
Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, PNIEC, Piano Mattei
ASviS, sempre a proposito del Goal 17, afferma che il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile richiede l’attivazione di sistemi di coordinamento delle politiche pubbliche in modo da renderle coerenti e integrate. A questo riguardo, le strategie nazionali, “che si aggiungono a quelle definite a livello europeo o le declinano per il nostro Paese, assumono quindi un ruolo centrale definendo obiettivi, indicatori e processi per la loro attuazione sui territori”.
A che punto siamo su questo versante? Non bene. Se si considera la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, approvata nel 2023, il rapporto ASviS rileva che tra maggio e settembre 2024 non si è registrata «alcuna novità rispetto all’attuazione della Strategia, strumento fondamentale di coordinamento nazionale per la realizzazione degli Obiettivi in Italia». Allo stesso tempo, non c’è stato alcun seguito all’impegno assunto nell’ambito del Summit dell’ONU sull’Agenda 2030 di predisporre un “Piano di accelerazione trasformativa” finalizzato a conseguire quegli obiettivi per i quali gli indicatori mostrano tendenze stagnanti o negative.
Anche sul Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima il giudizio è negativo. Oltre a essere stato definito senza attivare un percorso partecipativo, come previsto dal Regolamento (UE) 2018/1999 sulla Governance dell’Unione dell’energia, «il nuovo testo rafforza la “vocazione fossile” della bozza dell’anno scorso, promuovendo importazioni e infrastrutture delle fonti fossili, nonché tecnologie non mature, costose e rischiose quali la Carbon Capture and Storage (CCS)».
In aggiunta, il PNIEC rilancia il nucleare, trascurando la volontà popolare espressa in ben due referendum e l’incapacità finora dimostrata dal sistema Paese di smaltire in modo adeguato i rifiuti radioattivi». C’è poi il Piano Mattei, iniziativa di politica africana dell’Italia, sotto forma di sostegno congiunto e di investimenti per lo sviluppo di nuovi progetti. I fondi destinati assommano a 5,5 miliardi di euro. Seppure abbia il potenziale per rappresentare una svolta nella cooperazione tra Italia e Africa, il successo dipende dalla capacità di affrontare criticità strutturali, promuovere partenariati equi e garantire risorse adeguate. Su di esso, ASviS ricorda le criticità e preoccupazioni fatte emergere dal mondo del volontariato civile e della cooperazione internazionale non governativa.
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