Le opere pubbliche infrastrutturali della Zes unica Sud, in piena fase di realizzazione nelle otto regioni meridionali, hanno ricevuto l’ok della Commissione Ue. Facevano parte di una delle richieste di pagamento della sesta rata del Pnrr (pari a 8,7 miliardi) che il Governo italiano aveva inoltrato a Bruxelles ad agosto e che prima di Natale è stata approvata, portando il totale delle erogazioni al nostro Paese a 122 miliardi, oltre il 60% della dotazione complessiva (193 miliardi).
L’importo previsto inizialmente, pari a 630 milioni si è leggermente ridotto (oggi la previsione di spesa è di 580 milioni) ma l’impianto è sostanzialmente rimasto lo stesso quello di partenza (2022, Governo Draghi), nonostante che da allora ad oggi molto sia cambiato: dalle 8 Zes si è passati alla sola Zona economica speciale unica per tutto il Mezzogiorno con la nuova legge voluta dall’ex ministro Raffaele Fitto ed entrata in vigore quest’anno. Non è mutata la centralità dei lavori progettati e già appaltati a suo tempo dai commissari straordinari di governo, a riprova del fatto che a prescindere dal mutato contesto normativo e territoriale del sistema Zes, si trattava di opere indispensabili a migliorare la dotazione infrastrutturale del Sud e soprattutto i collegamenti tra le aree portuali e le reti stradali e ferroviarie del Paese. Sono i cantieri del cosiddetto “ultimo miglio”, fondamentali per consentire ai distretti produttivi di ridurre tempi e costi nella logistica e di conseguenza accrescere la capacità attrattiva del Mezzogiorno. La loro scadenza resta confermata alla prima metà del 2026 e non si prevedono criticità tali da metterne in dubbio la conclusione nel rispetto della scadenza decisa dall’Europa. Di sicuro, passa anche da qui la previsione di un aumento di Pil fino all’1,9% indicata in uno studio recente di Bankitalia a proposito dell’impatto del Piano di ripresa e resilienza nel Mezzogiorno.
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LE PROCEDURE
Sul piano procedurale, le risorse nel tempo sono state suddivise in 2 gruppi, uno di competenza della Struttura di missione di Palazzo Chigi che coordina la Zes unica (e che prima era affidato ai commissari delle singole Zes) ed un altro di competenza di Rfi, Anas, Adsp in qualità di soggetti attuatori. Alla Struttura di missione spettano complessivamente 26 interventi di cui uno solo ancora al palo («Ma non incide sui target della rata del Pnrr» si spiega): è quello previsto a Termini Imerese, in Sicilia (infrastrutturazione della zona franca), che è stato approvato solo a fine agosto ma che ora è anch’esso in corso di aggiudicazione.
La spesa relativa a queste opere, rispetto all’anno precedente, è stata superiore del 71%: c’è stata, in altre parole, una palese velocizzazione degli interventi come dimostrato dalla liquidazione della spesa spessa evidenziata nel suo intervento nell’ultima Cabina di regia dal coordinatore della Zes Unica, Giosy Romano.
CAMPANIA
In Campania, che con 136 milioni è la regione (ex Zes) che aveva ricevuto la quota maggiore di risorse, i cantieri previsti sono sette. Tra i più importanti quello dell’area industriale della Valle Ufita in Irpinia dove, con 26 milioni di euro, si sostiene la realizzazione del terminal ferroviario annesso alla piattaforma logistica da poco deliberata, snodo per il transito delle merci collegato alla linea da alta Capacità e Velocità ferroviaria Napoli-Bari. Trenta milioni sono destinati all’Interporto Sud Europa Marcianise-Maddaloni, nel Casertano, tra sistemazione dei piazzali, svincoli stradali, infrastrutture per il trasporto delle merci. Altri 30 milioni verranno spesi a Nola per interventi di “reindustrializzazione e recupero ambientale”, 20 milioni per la viabilità del Porto di Salerno, 13 milioni per il potenziamento della logistica a Battipaglia.
LE ALTRE EX ZES
Nelle altre ex Zes la scelta delle priorità è piuttosto varia. In Puglia si va dai dragaggi nel Porto di Manfredonia (41 milioni) a finanziamenti per centri di ricerca e innovazione a Lecce e al sistema moda-design di Nardò-Galatone mentre a Taranto 50 milioni varranno utilizzati per infrastrutture e viabilità del Porto di Taranto dove è previsto l'”Eco Industrial Park”, un’area di insediamenti industriali sostenibili dal punto di vista ambientale. In Basilicata (ex Zes Jonica), il Pnrr finanzia il rilancio e l’infrastrutturazione delle aree industriali di Potenza e Matera (50 milioni complessivamente) mentre in Calabria è il Porto di Gioia Tauro il punto di riferimento della maggior parte delle risorse locali. Lo scalo più importante del Mezzogiorno e tra i più in crescita del Mediterraneo è destinatario di 5 interventi per oltre 100 milioni di euro: si va dagli adeguamenti degli scali ferroviari contigui alla realizzazione dello svincolo sull’autostrada A2 del Mediterraneo, dal completamento della banchina di ponente al potenziamento dell’area industriale. Da qui, insomma, passerà gran parte del percorso di nuova efficienza e affidabilità infrastrutturale chiesto dall’Europa e sostenuto dal governo italiano: entrambi affidano di fatto a Gioia Tauro un ruolo chiave nella dimensione euromediterranea dal momento che la rete TEN T che collegherà la Scandinavia all’Europa del Sud coinvolge anche Goia Tauro (è la stessa direttrice che comprende anche la Sicilia e il Ponte sullo Stretto). Proprio in Sicilia (ex Zes Sicilia orientale) la maggior parte delle risorse assegnate riguarda il futuro del Porto di Augusta (oltre 26 milioni) anche per migliorare i collegamenti con l’entroterra. E sono sempre i porti in cima alle priorità dell’Abruzzo, da Ortona a Vasto, e della Sardegna con il collegamento del terminal Ro-Ro del porto di Cagliari con la viabilità ordinaria.
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