La Notte di Yalda: un momento di rinascita

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La Notte di Yalda, uno degli eventi tradzionali più celebri in Iran, si è festeggiata anche quest’anno all’interno di Spin Time, palazzo di dieci piani nel rione Esquilino di Roma. “Questa sera, 21 dicembre, segna la notte più lunga dell’anno” spiega Rasta, ragazza iraniana e artista laureata presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. “Non è una festa religiosa, è una festa molto antica in cui crediamo che il buio stia combattendo contro la luce e, quando al mattino uscirà il sole, la luce avrà vinto. La luce, il sole è il simbolo di Mitra e stasera avviene la sua nascita”. Il mitraismo era una religione diffusa al tempo dell’Impero romano in cui si adorava il sole, il dio Mitra, a cui gli iraniani fanno risalire l’origine di questa festa che chiamano Shab-e yalda: “shab” in persiano vuol dire “notte”, mentre la parola “yalda” proviene dal siriano e vuol dire “nascita”.

Una festa tradizionale in un ambiente atipico

Un’atmosfera conviviale permea quell’ambiente atipico che è lo Spin Time, occupato da più di dieci anni dal movimento per il diritto all’abitare Action che ha voluto trasformare il palazzo in un “cantiere di rigenerazione urbana”: una dimensione che fa coesistere la sfera abitativa con quella dei servizi alla cittadinanza, sia dal punto di vista sociale che culturale. Si è sperimentato così in breve tempo un modello di convivenza che coinvolge non solo oltre trecento persone di venticinque nazionalità diverse che abitano nel palazzo, ma anche tante altre realtà che lì si incontrano e si confrontano. Famiglie afghane e iraniane, donne con velo e bambini, e anche tanti italiani erano parte delle persone che affollava la sala grande e festeggiava questa festa tradizionale, molto sentita nei paesi arabi. “Il significato della festa è quello di stare insieme con la famiglia, in Iran e Afghanistan facciamo così. È un momento di unione” racconta Rasta, indicando lo spazio circostante. Dalla cucina escono piatti caldi come riso con verdure e carne e frittelle con patate. Il bar serve il tè e su molti tavoli disposti lungo la sala ci sono decorazioni con frutta secca. “Mangiamo frutta, per esempio il melograno, perché per noi simboleggia il sole. Poi giochiamo e balliamo”. Sul palco due ragazzi suonano musica tradizionale con strumenti tipici e danno il via alle danze: a turno qualcuno si posiziona al centro e, tra gli applausi e il sostegno della folla, comincia a ballare. Si percepisce la gioia di condividere un momento speciale. “Tre anni fa c’erano tante famiglie afghane che sono scappate dal loro paese quando sono tornati i talebani. Le loro erano situazioni terribili, conosco molti che in una sola sera hanno dovuto lasciare tutto. È molto triste” riferisce Rasta. “Questa serata ha un grande significato per loro: è la luce che vince sul buio”. La festa rappresenta per molti un modo per rafforzare i legami all’interno della comunità e ritrovare quella pace e quella felicità che, a fronte degli avvenimenti degli ultimi anni, è venuta a mancare.

 

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Tappeti orientali e poesie classiche

Nel mezzo dei festeggiamenti, tra balli e applausi, un ragazzo è immerso in un particolare compito: il suo nome è Retza, viene dall’Afghanistan e racconta il motivo per cui, in quel momento, sta realizzando un tappeto persiano. “Il tappeto è un simbolo della casa, della cultura e della famiglia in Afghanistan. Questo tipo di tappeto è fatto completamente a mano, con una lana ricavata dalle pecore”. Le sue mani si muovono agili, con metodo, mentre tesse i fili colorati. “I disegni più utilizzati sono i fiori mentre i colori vengono dalla natura, dalle piante, sono estratti naturali. In passato, fare tappeti era un lavoro semplice per le famiglie più povere e il tappeto veniva posizionato sul pavimento e ci si sedeva sopra. Ora, visto che i tappeti sono diventati un prodotto industriale, quelli fatti a mano ormai sono per bellezza, li mettono sul muro come decorazioni, perché costano di più rispetto a quelli che escono dalle fabbriche”. La musica e la gente che balla non sono motivo di distrazione per Retza che continua a lavorare con passione e dedizione esemplari. “Quando ero piccolo, a otto anni, facevo questo lavoro e la maggior parte degli afghani che sono qui alla mia età facevano la stessa cosa. Dopo tanti anni, questo lavoro è diventato parte della nostra cultura, non è solo un mezzo per guadagnare. Visto che siamo cresciuti facendo tappeti, se vedi qualcuno che ne sta realizzando uno, allora ti ricordi quei momenti con nostalgia. Ecco perché faccio questo, è una tradizione, qualcosa che resta per sempre”. La conclusione del suo discorso segna anche il momento in cui si interrompe la musica e inizia la lettura di poesie classiche e vecchie mitologie. “Leggiamo le poesie di un poeta classico iraniano, si chiama Hafez” spiega Rasta. “Quando si festeggia a casa, pensiamo a qualcosa, a un nostro obiettivo, apriamo il libro e la prima poesia che leggiamo ci dà una risposta”. Conclusa la lettura, la festa prosegue con le danze che animano l’ambiente dello Spin Time, nato per dare una risposta concreta alle mancanze sociali e culturali della città di Roma. La Notte di Yalda simboleggia così un momento di rinascita e di condivisione in cui tante famiglie possono celebrare il passato e costruire il futuro insieme.

Alessandro Masseroni
(27 dicembre 2024)

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