Il caso Pro Vita nel Consiglio delle donne di Bergamo, Simone Paganoni: «Le idee non si combattono con la censura» #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni

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di
Simone Paganoni* (per 35 anni consigliere comunale per il centrosinistra)

Dopo la reazione del centrodestra, l’ex consigliere comunale interviene sulla polemica legata all’ingresso dell’associazione nel Consiglio delle donne:«Parliamo di un organo istituzionale, non di un circolo privato. La democrazia va difesa»

Spettabile redazione, trovo molto preoccupante quanto sta accadendo in merito all’ingresso dell’associazione Pro Vita nel Consiglio delle donne di Bergamo. Ricordo a tutte a e tutti che il Consiglio delle donne è un organismo istituzionale, non un circolo privato. Ed essendo un organismo istituzionale non è ammissibile che ci sia qualcuno che si arroghi il diritto di dire «tu entri, tu non entri». 

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Senza arrivare a scomodare il pensiero di Beatrice Hall, citato anche dall’indimenticato Presidente Pertini («Dico al mio avversario: io combatto la tua idea che è contraria alla mia, ma sono pronto a battermi perché tu la tua idea la possa esprimere sempre liberamente»), mi chiedo quali siano le basi democratiche su cui si fonda il pensiero di chi vorrebbe cacciare questa associazione. Il fatto che con un referendum l’Italia abbia deciso a favore della legge 194 impedisce, a chi ha perso, di poter parlare? Quindi, chi perde le elezioni non dovrebbe più avere il diritto di sedere in un consiglio comunale o in parlamento? Oggi il caso è l’associazione Pro Vita, domani a chi toccherà? Chi è la prossima associazione che, a certi partiti o associazioni di sinistra, non piace e di cui chiederanno l’esclusione antidemocratica da un organismo istituzionale? 




















































Il mio personale pensiero su quanto portato avanti dall’associazione Pro Vita è distante anni luce (come lo era quello di mio padre Alberto Paganoni che, in merito alla battaglia per il diritto all’aborto, diede, letteralmente, anima e corpo) ma questo non mi impedisce di trovare aberrante la volontà di censura. Io le loro idee le combatto e le combatterò sempre con la forza della ragione, non cacciandoli e censurandoli da un organismo istituzionale. Non solo: non mi risulta che, all’interno del Consiglio delle donne, si parli e discuta sempre e solo di «interruzione di gravidanza», quindi, per qualcuna (partiti, associazioni e altre cariche del consiglio comunale) ci sono forse donne di serie A che possono parlare di tutto e donne di serie B che non hanno diritto di parola solo perché, su un determinato argomento, la pensano all’opposto di come la pensano loro? 

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Attenzione alle derive antidemocratiche perché, citando ancora Pertini (dal discorso di fine anno nel 1979): «Alla più perfetta delle dittature preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie» e, la democrazia, impone che anche chi la pensi diversamente da me (nel rispetto della carta costituzionale, ovviamente) abbia sempre il diritto di esprimersi.

Simone Paganoni,
già consigliere comunale per 35 anni di cui, circa 15 anni, passati all’opposizione ma, fortunatamente, sempre con il diritto di parola.

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26 dicembre 2024 ( modifica il 26 dicembre 2024 | 11:04)

La legge sul diritto d’autore art. 70 consente l’utilizzazione libera del materiale laddove ricorrano determinate condizioni:  la citazione o riproduzione di brani o parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi qualora siano effettuati per uso di critica, discussione, insegnamento o ricerca scientifica entro i limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera citata o riprodotta.

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