Africa e minerali critici: si apre una nuova era nella transizione globale

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Con le tante risorse minerarie cruciali per la transizione energetica, l’Africa può trasformare il suo potenziale in ricchezza sostenibile. Servono però infrastrutture moderne, governance trasparente e investimenti. In gioco c’è il futuro del continente.

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L’Africa vive una trasformazione silenziosa ma di portata globale. Per decenni, le immagini di miniere d’oro e giacimenti di diamanti hanno dominato il racconto del continente. Oggi, però, un nuovo capitolo si apre nel libro delle sue ricchezze: quello dei minerali essenziali per la transizione energetica e il futuro sostenibile del pianeta.

Il rapporto della Banca Mondiale “Leveraging Resource Wealth During the Low Carbon Transition” esplora come i paesi africani possano affrontare la crisi climatica, potenziare l’accesso all’energia e migliorare la sostenibilità fiscale. La chiave sarà un mix di politiche innovative, governance trasparente e investimenti mirati in energie rinnovabili e infrastrutture. In gioco non c’è solo la crescita economica, ma anche il futuro di milioni di persone in uno dei continenti più vulnerabili al cambiamento climatico. Riusciranno i leader africani a cogliere questa opportunità?

Mentre il mondo si allontana dai combustibili fossili, l’Africa diventa un attore cruciale grazie alle sue vaste riserve di risorse naturali. Litio, cobalto, rame, platino, manganese, uranio: elementi chimici che rappresentano le fondamenta su cui si costruirà la rivoluzione tecnologica verde. La figura 1, ripresa dal rapporto, offre una visione chiara di come l’Africa ne sia una delle principali custodi globali. E non è solo una questione di quantità.

Figura 1

Il cobalto, ad esempio, è indispensabile per le batterie dei veicoli elettrici, e il 70 per cento del commercio mondiale del metallo proviene dalla Repubblica democratica del Congo.

Figura 2

Il futuro del trasporto sostenibile e dell’accumulo di energia pulita passa inevitabilmente da qui.

Tra i protagonisti della nuova era c’è lo Zimbabwe, che si sta affermando come uno dei principali fornitori globali di litio. Questo metallo, spesso definito “l’oro bianco”, è richiesto a ritmi vertiginosi da industrie che producono batterie per auto elettriche e dispositivi elettronici. Ma il litio dello Zimbabwe racconta anche una storia di opportunità mancate. Come molti altri paesi africani, deve fare i conti con infrastrutture inadeguate, instabilità politica e una governance che fatica a stare al passo con le esigenze del mercato globale. Nonostante ciò, le sue riserve sono un tesoro che, se gestito con lungimiranza, potrebbe rivoluzionare l’economia del paese e inserirlo nel cuore della transizione energetica globale.

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Anche Guinea e Ghana si trovano a un bivio cruciale. La prima possiede alcune delle più grandi riserve mondiali di bauxite, materiale essenziale per la produzione di alluminio, mentre il secondo cerca di attrarre investimenti per sviluppare le sue risorse minerarie.

Le infrastrutture che mancano

La corsa alla valorizzazione delle risorse ha tuttavia un costo. La figura 3, sempre ripresa dal rapporto della Banca Mondiale, evidenzia come l’accumulo di debito pubblico stia diventando una preoccupazione seria. Prestiti contratti per finanziare infrastrutture e progetti minerari rischiano di mettere a dura prova la sostenibilità economica di questi paesi, rendendo ancora più urgente una gestione oculata delle risorse.

Figura 3

Non è solo una questione di estrazione: come portare queste risorse sul mercato è una sfida altrettanto complessa. La competizione tra i corridoi ferroviari di Lobito, in Angola, e di Tazara, che collega lo Zambia alla Tanzania, ne è una prova concreta. Entrambi i percorsi si contendono il ruolo di arterie principali per il trasporto delle risorse minerarie, in particolare dal cuore di rame della Copperbelt, verso i mercati globali.

La figura 4 sottolinea l’importanza di investire in infrastrutture per migliorare la logistica e garantire che le immense ricchezze del continente possano raggiungere i loro potenziali compratori in modo efficiente.

Figura 4

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La Copperbelt stessa è un esempio lampante del paradosso africano: ricchezza mineraria abbondante, ma spesso non sfruttata a pieno. Attraversando Zambia e Repubblica Democratica del Congo, questa regione ospita alcune delle riserve di rame più grandi al mondo. L’esplorazione mineraria è cruciale per sbloccare il potenziale dell’area, ma la strada è tutt’altro che spianata.

Figura 5

Governance debole, corruzione e instabilità politica continuano a rappresentare ostacoli formidabili.

Anche l’uranio, una risorsa sempre più richiesta in un mondo che guarda all’energia nucleare come soluzione a basse emissioni, trova il suo epicentro in Africa, con il Niger e la Namibia in prima linea.

Tuttavia, la loro capacità di tradurre queste risorse in sviluppo economico è messa a dura prova da problemi di sicurezza e stabilità politica.

Figura 6

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La battaglia del Sudafrica

Mentre alcuni paesi lottano per valorizzare le loro risorse, il Sudafrica combatte una battaglia diversa, ma altrettanto complessa: la crisi energetica. Le frequenti interruzioni di corrente e la forte dipendenza dal carbone hanno messo in ginocchio l’economia del paese.

Nonostante iniziative promettenti come la Just Energy Transition Partnership, la strada verso un mix energetico più diversificato e un accesso universale all’energia è ancora lunga e tortuosa.

Figura 7

Le sfide da affrontare

Secondo il Fondo monetario internazionale, dieci delle quindici economie a più alta intensità mineraria al mondo si trovano nell’Africa subsahariana. Il continente africano deve impegnarsi a diversificare e rafforzare le relazioni con altri partner globali, inclusi gli Stati Uniti, al fine di proteggersi dalle dinamiche economiche mutevoli, in particolare rispetto alla Cina, e garantire una crescita sostenibile.

La sfida principale per l’Africa è trasformare le sue risorse naturali in ricchezza sostenibile. Priorità fondamentali includono il miglioramento delle infrastrutture – ferrovie, porti e reti energetiche – per facilitare il trasporto delle risorse. Questo richiede la collaborazione tra governi africani, settore privato e partner internazionali. In parallelo, l’African Continental Free Trade Area (Afcfta) può favorire commercio, investimenti e sviluppo economico, promuovendo integrazione regionale e crescita inclusiva.

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È anche fondamentale promuovere la trasparenza nella gestione delle risorse naturali, attraverso l’obbligo di divulgazione dei contratti, l’adesione a iniziative come l’Extractive Industries Transparency Initiative (Eiti) e il coinvolgimento della società civile, così da assicurare una distribuzione equa dei benefici economici, prevenire concentrazioni di ricchezza nelle mani di pochi e garantire uno sviluppo inclusivo e sostenibile.

Il futuro economico dell’Africa, in ultima analisi, dipende dalla capacità del continente di prendere in mano il proprio destino.

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Maurizio Barbieri

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Professore Ordinario di Geochimica presso il Dipartimento di Ingegneria Chimica Materiali Ambiente della Facoltà di Ingegneria della Sapienza Università di Roma. Esperto geochimico del Gruppo di Lavoro Permanente Acque Minerali e Termali del Ministero della Salute. Esperto valutatore di progetti di ricerca nazionali ed internazionali. Componente eletto del Consiglio di Amministrazione della Sapienza Università di Roma (2009-2016). Membro del Comitato Tecnico Scientifico sulla Sostenibilità della Sapienza Università di Roma. European Chair (Italy) of the Society for Environmental Geochemistry and Health. Coordinating Editor della Rivista Environmental Geochemistry and Health, Associate Editor della rivista Applied Water Science, Editorial Board Member delle riviste Scientific Reports, Water, Geochemistry, Journal of African Earth Sciences, Arabian Journal of Geosciences, Euro-Mediterranean Journal for Environmental Integration nonché “Guest Editor” di 4 volumi speciali. Autore di più di 90 pubblicazioni indicizzate Scopus.



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