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In questi giorni non si parla d’altro che delle modifiche apportate dal governo Meloni all’opzione contributiva della pensione anticipata con la quale al raggiungimento di determinate condizioni è possibile smettere di lavorare all’età di 64 anni.
Per quanto stia passando il messaggio che andare in pensione a 64 anni sia più semplice a partire dal prossimo anno non è così, o meglio non grazie alle novità introdotte dalla legge di Bilancio. Anche nel 2025, infatti, questa rimarrà una misura riservata a poche persone, mentre ci sono altre soluzioni che consentono più facilmente di andare in pensione con 3 anni di anticipo.
Nel dettaglio, oggi la pensione anticipata contributiva è quella misura che consente il pensionamento a 64 anni di età, 20 anni di contributi e al raggiungimento di un assegno di pensione pari ad almeno 3 volte il valore dell’Assegno sociale. La novità introdotta dalla manovra riguarda la possibilità di cumulare anche l’eventuale rendita riconosciuta dal fondo pensione a cui eventualmente si è iscritti al fine di raggiungere la suddetta soglia, una modifica che tuttavia – come si legge nella relazione dell’Ufficio di bilancio – interesserà nel 2025 appena qualche centinaia di persone.
Anzi, allo stesso tempo serviranno persino più contributi per andarci, visto che il limite passa da 20 a 25 anni. Ma non è questo a rendere comunque complicato l’accesso alla pensione anticipata contributiva a 64 anni, quanto appunto il fatto che la normativa richieda al futuro pensionato di raggiungere un assegno almeno pari a 3 volte il valore dell’Assegno sociale, 21.008,52 euro secondo i valori aggiornati al 2025. E considerando i nuovi coefficienti di trasformazione del montante contributivo, ne risulta che per raggiungere un tale importo a 64 anni e con 25 anni di contributi bisogna aver guadagnato in media 50 mila euro lordi.
Basta questa cifra per capire come una tale opzione sia davvero per pochi. Diverso il caso, invece, delle altre misure che consentono di andare in pensione a 64 anni: ecco quali sono e perché è molto più semplice soddisfarne i requisiti.
Le soluzioni più semplici per smettere di lavorare a 64 anni
Come anticipato, ci sono delle soluzioni più semplici che consentono di andare in pensione a 64 anni, con 3 anni di anticipo rispetto a quanto stabilito dalla pensione di vecchiaia.
In particolare, a poterne godere sono coloro che hanno lavorato per molti anni, indipendentemente da qual è lo stipendio percepito. Ancora nel 2025, infatti, resiste la possibilità disciplinata dalla legge Fornero di andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi, un anno in meno per le donne, indipendentemente dall’età anagrafica. Si tratta della cosiddetta pensione anticipata, alla quale possono accedere anche coloro che hanno maturato contributi nel cosiddetto regime retributivo (avendo iniziato a lavorare già prima del 1996).
Grazie a questa opzione chi ha iniziato a lavorare intorno ai 21 anni di età mantenendo una carriera senza interruzioni può andare in pensione a 64 anni senza dover dimostrare di aver raggiunto un certo importo di pensione.
Ma la pensione anticipata non è l’unica via per smettere di lavorare a 64 anni. Ce ne sono anche altre: ad esempio Quota 41, la misura riservata a chi ha iniziato a lavorare prima della maggiore età, maturando 12 mesi di contributi entro il compimento dei 19 anni, e nel frattempo fa parte di una delle categorie che necessitano di una maggior tutela, come disoccupati, invalidi, caregiver e lavoratori gravosi e usuranti, con la quale sono sufficienti 41 anni di contributi per andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica.
Esistono poi altre alternative, come l’Ape Sociale con la quale si può smettere di lavorare persino all’età di 63 anni e 5 mesi. E considerando che vi possono accedere anche i disoccupati, l’addio al lavoro può essere anche anticipato di qualche tempo, ossia quello necessario a conseguire il diritto alla Naspi (come vi abbiamo già spiegato qui).
Senza dimenticare poi Quota 103, confermata nel 2025. Qui si può persino smettere di lavorare a 62 anni, con almeno 41 anni di contributi, ma bisogna mettere in conto una riduzione dell’assegno in quanto la pensione viene calcolata interamente con il sistema contributivo.
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