Per allontanarsi così tanto l’una dall’altra, la Sardegna e la Corsica, ci hanno messo dodicimila anni. L’ultimo “contatto” tra le due isole, secondo i paleontologi, risalirebbe alla fine del Pleistocene. Un distacco geologico di appena 12 km di navigazione, appena 45 minuti di attraversata nelle funeste Bocche di Bonifacio. Tutto questo sino al 27 novembre di quest’anno. Da quel momento la distanza tra le due isole è diventata abissale.
Peggio delle ere glaciali
Regione sarda & Moby Lines sono riuscite laddove anche le più sconvolgenti ere glaciali avevano fallito. Superando ogni legge della geologia, irridendo le arcaiche capriole del mare e della terra, i protagonisti della più surreale continuità territoriale sardo-corsa sono riusciti in un’impresa titanica, unica nella storia universale del Mediterraneo: separare Sardegna e Corsica con ben quattro ore di navigazione. Chiusa, senza colpo ferire, la storica rotta tra Santa Teresa di Gallura e Bonifacio, estremità costiere delle due isole, per aprirne una tutta nuova tra Golfo Aranci e Porto Vecchio, oltre 70 km di mare in più per sbarcare in terra di Corsica. La storia potrebbe sembrare surreale, ma la cronaca si è superata.
La deriva di Terranova
Il misfatto sarebbe rimasto precluso ai più se lo scorso 18 dicembre la “nuova” nave-carretta destinata al prolungamento della rotta tra la Sardegna e la Corsica non fosse finita indegnamente alla deriva alle porte del Golfo di Terranova, la moderna Olbia. Il racconto dei tracciati satellitari è più eloquente di qualsiasi inseguimento terrestre, una vera e propria gimcana in mezzo al mare, con un traghetto fortunatamente in balia solo di una calma piatta, giusto alla vigilia dei “monsoni” di maestrale previsti per il giorno dopo. A salvare la Moby Zaza, un nome tutto un programma, ci ha pensato il più irruento dei rimorchiatori di Onorato, Mascalzone Scatenato, costretto al mesto recupero con tanto di traino della nave ormai rassegnata da due ore alla deriva, nel silenzio dei motori e il black out della rotta.
Discontinuità territoriale
L’approdo in una delle banchine Moby all’Isola Bianca di Olbia scavalla la notte fonda, ma irrompe come l’ennesimo misfatto sulla “discontinuità” territoriale tra la Sardegna e la Corsica. Il livello del “disservizio” si è fatto anno dopo anno sempre più “glaciale” nel sottofondo di derive, incidenti, guasti, black out, navi rotte e il più delle volte al disarmo. Nelle banchine sardo-francesi le maledizioni si consumano con un rosario di reati, dall’interruzione di pubblico servizio all’attentato alla sicurezza della navigazione, dalle omissioni d’atti d’ufficio alle complicità più disparate. In molti ignorano un vero mondo di mezzo, quello che vive a cavallo tra le due isole sorelle. C’è di tutto su quella rotta disastrata: ci sono operai, trasportatori, commercianti, allevatori, cemento, cartone, mangimi, frutta, alimentari di ogni genere, legna e bestiame. Un mondo parallelo e sotterraneo, c’è, è rilevante, ma non si percepisce. È, quello tra la Corsica e la Sardegna, un filo rosso indissolubile, un legame divenuto nei secoli osmosi, economica, sociale e culturale. Eppure quel che si sta consumando tra le due terre insulari va ben oltre il misfatto pubblico-privato. È la storia di una gestione borderline di denaro pubblico, molto denaro, per un servizio che non esiste, dove i contratti d’appalto sono carta straccia, finiti appallottolati tra le Bocche di Bonifacio, ingurgitati nel disprezzo delle regole, dei diritti e dei doveri. Il primo dei misfatti si consuma nel 2016, ma il calvario inizia qualche anno prima. Con un’operazione che ancor oggi grida vendetta, erariale e penale, la Saremar, la società pubblica che gestiva i collegamenti tra la Sardegna e la Corsica, viene accompagnata al “fallimento” da scelte regionali suicide, che annientano servizi e persino guadagni, visto che la rotta sardo-corsa risultava in attivo, “nonostante” la gestione pubblica. Le navi vengono svendute, quasi dovessero finire il giorno dopo dallo sfasciacarrozze. In realtà, invece, dopo quella spartizione tra privati, quegli stessi traghetti restano sulle stesse rotte, con il solo cambio di livrea, da Saremar ai fortunati privati, quelli che godranno di navi regalate e denari pubblici a piene mani. In base agli accordi internazionali la gara d’appalto per la continuità territoriale tra la Sardegna e la Corsica la deve gestire la Regione sarda. Bando e capitolato d’appalto sono rigorosi come la sfera di cristallo di un provetto indovino: tutti sanno sin dall’inizio chi dovrà vincere. Il verdetto è già scritto: unico partecipante, navi che superano abbondantemente i quaranta anni di vita, servizio aleatorio e praticamente senza penali, visto che dopo la soppressione di una miriade di “corse” non pagano un euro di sanzione. Vince a mani basse, con due navi a due passi dal mezzo secolo ciascuna, la Moby Lines, quella della famiglia Onorato.
Porti spariti
ll bando è preciso in pochi punti, ma su uno è perentorio: «Servizio pubblico di collegamento marittimo per il trasporto di persone, veicoli e merci in continuità territoriale tra la Sardegna e la Corsica – linea Santa Teresa di Gallura – Bonifacio e v.v. nel periodo dal1°novembre al 31 marzo». Negli allegati tecnici sono indicati i raggi di evoluzione dei mezzi navali, pescaggio e caratteristiche tecniche. Le due navi “offerte” dalla Moby, una titolare e una di riserva, sono una garanzia datata: in due hanno quasi un secolo di vita, la Giraglia e la Bastia. Il costo dell’appalto è milionario: oltre 13 milioni di euro per sei anni per coprire appena 5 mesi l’anno, dal primo novembre al 31 marzo. Peccato che dal 27 novembre le due navi siano letteralmente sparite dai radar.
Spariscono le navi
La Giraglia, dopo l’ennesima avaria, svanisce in un cantiere di Livorno. La “Bastia, nave teoricamente di riserva, da tempo è segregata in qualche anfratto nel porto di Napoli. È in questo momento che spunta la Moby Zaza. Un traghetto dalla storia inconfessabile, a partire dagli esordi: dopo tre anni dal suo varo, nel 1981, entra in rotta di collisione con un cargo carico di materiali radioattivi. Zaza sopravvive, ma il cargo affonda. La sua sopravvivenza è da decenni sempre sul filo della rottamazione: albergo galleggiante per operai dediti alla costruzione di impianti eolici offshore, albergo galleggiante per migranti nell’era Covid, sino al disarmo dei mesi scorsi, incendi a bordo e black out. A fine novembre entra in servizio: peccato, però, che non possa solcare il porto di Santa Teresa.
Affari surreali
L’epilogo è surreale: la rotta diventa di punto in bianco Golfo Aranci- orto Vecchio. Da 45 minuti a quattro ore di navigazione. La Corsica non è stata mai così lontana. I contratti e i capitolati d’appalto carta straccia. Chiuse le bocche di Bonifacio. È tempo di affari e misfatti sulla rotta tra la Sardegna e la Corsica. Con troppi silenzi e molti complici.
Mauro Pili
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