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FIRENZE -ADISTA. La veglia di Natale della Comunità di base dell’Isolotto di cinquanta anni fa era dedicata all’“unità dei lavoratori contro la crisi”. La storia continua dal momento che la veglia di quest’anno, nella notte del 24 dicembre, verrà svolta insieme al collettivo di fabbrica della ex-Gkn, da più di due anni in lotta per la difesa del lavoro
«In questo periodo storico particolarmente critico in cui – si legge nel documento di “convocazione” della veglia – i processi di alterazione e distruzione della natura determinati da uno sviluppo insostenibile mettono a rischio la stessa sopravvivenza del genere umano; il crescente sdoganamento di uno spirito bellico porta al riarmo e alle guerre come strumenti di risoluzione dei conflitti tra nazioni, con conseguenze disastrose in morti e distruzioni; si verifica lo sfruttamento selvaggio del lavoro, declassato a pura variabile dipendente della speculazione finanziaria, ci sentiamo impegnati a lavorare per promuovere una prospettiva favorevole ad una convivenza pacifica tra i popoli e con la natura, sostenendo il progetto in atto di una Costituzione della Terra quale strumento atto a limitare la logica della forza e della violenza e per instaurare uno stato di diritto, universalmente riconosciuto, a tutela della dignità di ogni singolo individuo.
Questo è anche il nocciolo dell’insegnamento di Gesù di Nazareth, attuato dalle prime comunità cristiane, e in cui ci riconosciamo: abbattere i potenti dai loro troni ed esaltare gli umili, gli emarginati, quali veri protagonisti di un regno di giustizia. In questa notte di speranza che ricorda la nascita di Gesù di Nazareth vogliamo solidarizzare con gli operai della ex-Gkn, e idealmente con i tanti lavoratori su cui pendono i licenziamenti collettivi, e facciamo nostre le loro preoccupazioni».
«È incredibile la capacità di questa società di invisibilizzare il dolore e il disagio sociale – spiega invece il collettivo di fabbrica ex Gkn -. O magari di renderlo per un attimo soltanto, rito, commemorazione vuota, minuto di silenzio. Negli ultimi 15 mesi in questo paese ci sono stati più stragi sul lavoro che negli ultimi 10 anni. In 15 anni, i poveri assoluti sono più che triplicati: da 1 milione e mezzo a 5 milioni e mezzo. 5 milioni di persone rinunciano a curarsi e 3 milioni sono precarie/i. Come se una intera regione pari alla Toscana, fosse diventata povera. Nel silenzio. Mentre si restringono le libertà democratiche, nel nome della sicurezza, l’insicurezza è globale: emergenza climatica e guerra bruciano le piante. Poi arriva il Natale o più genericamente: le feste. Con quel mix tossico tra buone intenzioni e consumismo. Per noi, operaie e operai ex Gkn, Natale vuol dire che ce l’hanno fatta: hanno trovato il modo, tavolo dopo tavolo e chiacchiera dopo chiacchiera, di tenerci 12 mesi senza stipendio. E anzi, il “loro” calcolo è proprio di farci crollare nella frustrazione delle ennesime feste, che feste non sono. Nella frustrazione psicologica del nostro CUD da zero euro. Della “normalità” che non possiamo offrire “in occasione delle feste” ai nostri cari.
Così quando tutto il mondo brinda al futuro, l’unico che rischia di sentirsi fuori luogo magari è chi già oggi sacrifica il proprio presente per lottare per il futuro. E allora ribaltiamo tutto, anche il senso dominante della festa e persino della liturgia. E lo facciamo con chi lo fa da 60 anni, qua, sul nostro territorio. Chi da tempo si è fatto comunità. Prima lo facciamo in piazza all’Isolotto con una cena povera. Che la povertà sia piazza e che la piazza sia lotta. Poi partecipando alla 60esima veglia dell’Isolotto. Esattamente 50 anni fa, la veglia dell’Isolotto era titolata all’ “unità dei lavoratori contro la crisi”. Siamo storia che continua. E infine, contro ogni tentativo di invisibilizzare, ci ritroviamo a mezzanotte, in centro, per un brindisi di orgoglio, dell’operaio senza stipendio, del/della precario/a, cassintegrato/a, disoccupato/a».
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