Pensioni, rivalutazioni gennaio 2025: aumenti e simulazioni

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Dal primo gennaio, i pensionati italiani assisteranno a un ritocco verso l’alto dei propri assegni, grazie agli adeguamenti all’inflazione. Non tutti, però, godranno di una rivalutazione piena. Il governo, con l’ultima legge di Bilancio, ha infatti deciso di concentrare maggiormente le risorse disponibili verso i trattamenti di importo inferiore, confermando la tendenza già avviata nel 2023 e proiettandola anche nel 2024. Per comprendere come cambieranno gli importi, quali siano i nuovi limiti reddituali e le percentuali di rivalutazione, ecco un approfondimento sulle principali misure introdotte dalla manovra.

Il principio di perequazione rispetto all’ultimo biennio

Il governo ha scelto di perequare i vari trattamenti pensionistici in relazione all’aumento dei prezzi registrato nell’ultimo biennio. Tale operazione, mirata a tutelare il potere d’acquisto dei pensionati, non riguarderà però in egual misura tutti gli assegni. Mentre chi percepisce importi più contenuti beneficerà di incrementi maggiori, le pensioni più alte saranno soggette a una rivalutazione parziale. Una scelta politica, dunque, che mira a colmare almeno in parte la forbice esistente tra le diverse fasce di reddito.

Aumenti per le pensioni minime

In questa direzione, la manovra introduce un incremento del 2,2% per le pensioni minime nel 2025 e dell’1,3% nel 2026. Da un lato, dunque, si assiste a un passaggio dagli attuali 614,77 euro del 2024 a 617,89 euro per tutto il 2025. Dall’altro, è stato approvato un emendamento che, solo per il 2025, aggiunge ulteriori 8 euro al mese per i pensionati in gravi condizioni disagiate che abbiano superato i 70 anni di età. Questa misura straordinaria testimonia l’attenzione del governo verso le fasce più deboli della popolazione anziana.

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Soggetti destinatari dell’incremento speciale

Tra i pensionati interessati da quest’ultima misura troviamo: i percettori di pensioni previdenziali e assistenziali, i ciechi titolari di pensione, le persone che hanno raggiunto i 70 anni e coloro che superano i 18 anni di età con invalidità civile totale, sordomuti o ciechi civili assoluti titolari di pensione. Tutti questi soggetti dovranno inoltre rientrare nei limiti reddituali previsti per accedere alle maggiorazioni sociali. Parallelamente, aumenta di 104 euro annui il tetto massimo di reddito oltre il quale l’incremento non è riconosciuto.

Rivalutazioni per le altre fasce di pensione

Non solo pensioni minime: la manovra prevede percentuali di rivalutazione diverse a seconda degli importi degli assegni. Gli assegni fino a quattro volte il minimo (quindi entro i 2.394,44 euro lordi al mese) vedranno la rivalutazione piena al 100%, corrispondente a un aumento dello 0,8%. Per i trattamenti fino a cinque volte il minimo (fino a 2.993,04 euro lordi) la rivalutazione scenderà al 90%, pari a un +0,72%. Infine, per i trattamenti superiori a cinque volte il minimo (cioè oltre i 2.993,05 euro lordi) la rivalutazione sarà del 75%, con una crescita stimata dello 0,6%.

Gli importi mensili in cifre

Ricapitolando, le pensioni fino a 1.000 euro percepiranno circa 8 euro in più al mese. Per gli importi fino a 2.000 euro, l’incremento sarà di circa 16 euro, mentre chi riceve un assegno oltre i 2.500 euro vedrà un aumento in busta paga di circa 19,95 euro mensili. Questi dati, ovviamente, si applicano al lordo e potrebbero subire piccole variazioni in base a specifiche condizioni individuali, come eventuali trattenute fiscali o contributi aggiuntivi.

Novità dall’INPS e simulazioni dell’assegno

In parallelo alle modifiche introdotte dalla manovra, l’INPS ha messo a disposizione una nuova app per i pensionati. Permette di effettuare simulazioni sull’importo mensile, compreso l’assegno unico per i figli. In tal modo, chiunque voglia comprendere meglio l’impatto delle nuove norme sulla propria situazione reddituale potrà eseguire calcoli più precisi e aggiornati. Anche le tabelle di rivalutazione, consultabili sul sito ufficiale dell’INPS, forniscono un quadro d’insieme sulle aliquote applicate.

Focus sulle fasce più deboli

La politica di incrementare gli assegni minimi sottolinea la volontà di sostenere i pensionati con maggiori difficoltà economiche. Misure come l’aggiunta degli 8 euro mensili per chi versa in condizioni disagiate e ha più di 70 anni rappresentano un ulteriore sforzo in questa direzione. Al contempo, le rivalutazioni differenziate per le fasce di pensione più alte confermano la linea del governo di contenere la spesa, ma senza penalizzare eccessivamente le fasce medie.

Verso l’entrata in vigore delle nuove disposizioni

L’iter parlamentare della manovra è ormai alle fasi finali, con l’approvazione imminente in Senato. Dal primo gennaio, dunque, le nuove regole saranno effettive, e i pensionati potranno verificare concretamente gli aumenti in busta paga. Per molti, si tratterà di un piccolo aiuto utile a contrastare il caro-vita e a mantenere il potere d’acquisto. Per altri, soprattutto per chi percepisce assegni più elevati, l’incremento sarà più limitato, ma pur sempre significativo in un contesto di rialzo generale dei prezzi.



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