Guardando la Lazio di ieri, nella partita disputata a Lecce per la diciassettesima giornata del campionato di serie A, un interrogativo è emerso spontaneamente: la Lazio è così poco convincente perché non è stata ancora in grado di digerire la pesante sconfitta della partita precedente con l’Inter o quella sconfitta è proprio figlia di una involuzione della squadra allenata da Baroni?
Ovviamente qualsiasi tifoso laziale vorrebbe rispondere a questa domanda con la prima ma teme terribilmente la seconda.
La seconda domanda, infatti, pone un’ulteriore questione che è legata a quali siano i motivi alla base di tale involuzione. In questa direzione le risposte non sono certe, ma soprattutto possono essere tante e di non prevedibile soluzione, sia nei modi che nei tempi.
La prima risposta l’ha suggerita proprio Baroni nelle sue dichiarazioni di fine partita: la Lazio è stanca, forse più mentalmente che fisicamente, dopo una lunghissima serie di partite alcune delle quali giocate ad altissimo livello.
Non è un caso, forse, che queste problematicità la Lazio le abbia mostrate dopo una settimana di impegni difficili, peraltro affrontati splendidamente dalla squadra capitolina.
In 7 giorni la Lazio ha vinto in Coppa Italia contro il Napoli, ha battuto ancora il Napoli in campionato al “Maradona” e, infine, ha vinto in Europa 3 a 1 contro l’Ajax alla Cruijff Arena.
Quattro giorni dopo la vittoria di Amsterdam la Lazio crolla sotto i colpi dell’Inter all’olimpico in campionato. Difficile credere che non ci siano relazioni tra gli eventi positivi di Napoli e Amsterdam e il lunedì nero di campionato contro i nerazzurri.
Ma i motivi alla base della involuzione della Lazio nelle ultime due gare sono sicuramente più ampi e più profondi e non possono essere ricondotti solo ad un’unica spiegazione se pur credibile come la stanchezza.
Detto questo è giusto ricordare che tra la partita giocata contro l’Inter e quella giocata contro il Lecce passa una grandissima differenza: il risultato. In Salento, infatti, la Lazio si aggiudica la vittoria e porta a casa tre punti pesantissimi.
Per provare a superare la debacle della giornata precedente, contro i leccesi Baroni schiera la formazione che fino a questo momento gli ha fornito più certezze.
Fedele alla linea del 4-2-3-1, l’allenatore della Lazio manda in campo la difesa composto da Lazzari, Gila, Romagnoli e Tavares, Guendouzi e Rovella in mediana, Isaksen, Dia e Zaccagni alle spalle di Castellanos unica punta.
Il Lecce di Gianpaolo risponde con un 4-3-3, con Falcone in porta, Guilbert, Baschirotto, Jeane e Dorgu a comporre la linea di difesa, Coulibaly, Berisha e Rafia al centro e Morente, Krstovic e Pierotti a comporre il tridente di attacco.
Il primo tempo non offre grandissime emozioni, anche se il ritmo della partita appare piuttosto alto. La prima occasione la crea la Lazio con Lazzari, che raccoglie un cross basso di Tavares, con un tiro tagliato dal limite dell’area che trova pronto Falcone.
Risponde la squadra di casa con Tete Morente che su una ribattuta corta della difesa della Lazio, su un calcio d’angolo, conclude al volo dal limite ma Provedel attento respinge.
Nell’arco di 4 minuti – dal 26’ al 30’ – la Lazio confeziona due occasioni per passare in vantaggio: nella prima, una bella sponda di Castellanos per Dia che non trattiene, la palla arriva ad Isaksen che colpisce di testa ma Coulibaly salva a pochi passi dalla porta; nella seconda, splendida palla di Castellanos per il taglio dell’esterno di Isaksen e conclusione del danese che Falcone blocca, con qualche affanno, in due tempi.
L’equilibrio sostanziale della gara si spezza al 45’ minuto quando Castellanos si ritrova a tu per tu su una bella intuizione di Rovella e spara addosso al portiere, ma nella ribattuta la palla torna all’argentino che tira ancora violentemente verso la porta con il difensore Guilbert che si improvvisa portiere respingendo la palla con un braccio sulla linea di porta.
Rigore ed espulsione dice l’arbitro Manganiello senza esitazione. Zaccagni rigorista fino a questo momento in campionato lascia il posto a Castellanos che spiazza Falcone portando la Lazio sull’1 a 0.
La Lazio va all’intervallo in vantaggio di un goal ma soprattutto di uomo, creando le migliori premesse per il secondo tempo.
Premesse però subito tradite perché incredibilmente al 5 minuto del secondo tempo è ancora Tete Morente che, come nel primo tempo, raccoglie una corta ribattuta della difesa della Lazio e questa volta centra l’angolo alla sinistra di Provedel.
È un goal del tutto inaspettato che manda in difficoltà la Lazio incapace da quel momento, nonostante la superiorità numerica (che per la verità non si è mai vista), di proporsi con intelligenza dalle parti di Falcone.
Al passare dei minuti la Lazio si innervosisce rischiando più volte il contropiede della squadra salentina.
Nel concitato finale c’è una statistica che più di tutte aiuta la Lazio: la squadra capitolina ha segnato infatti ben 13 delle 32 reti realizzate, fino a questo momento in campionato, negli ultimi 15 minuti.
In questo caso è Marusic ad incaricarsi di far rispettare la statistica favorevole al club capitolino, con un tiro al volo dal limite che buca l’angolo di destra della porta difesa da Falcone.
È il goal della vittoria per la Lazio che comunque dovrà, nei minuti di recupero, subire due occasioni da parte del Lecce che mette in campo ogni residua energia per riequilibrare il risultato.
Nella prima cross di Rebic e colpo di testa di Kaba che colpisce la traversa, a seguire tap-in di Pirotti che manda a lato da due passi. Nella seconda, conclusione dal limite di Tete Morente – sempre lui – che questa volta spara alto sulla traversa.
Trema dunque nel finale la Lazio che in qualche modo regge e porta a casa i 3 punti infrangendo il dato delle mancate vittorie allo stadio via del mare che durava ormai da 12 anni.
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