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Oggi, 22 dicembre 2024, la Costituzione italiana compie 77 anni. Si tratta di un’età ben portata?
Il dibattito è quantomai aperto perché la maggioranza di centrodestra vorrebbe metterci mano in maniera decisa portando in porto tre riforme: l’Autonomia differenziata, il premierato e la quella riguardante la giustizia mentre il centrosinistra si è disposto già sulle barricate.
In realtà, anche in questo campo sopravvive un’anima riformista. Ma negli ultimi tempi è in minoranza: nel Pd a trazione Schlein e con l’elettorato che, assieme al Movimento Cinque Stelle, in occasione delle ultime Europee, ha premiato una formazione di sinistra pura e dura come Alleanza Verdi e Sinistra a discapito di Azione e Italia Viva, sono tempi duri per chi sogna di cambiare le regole che reggono il nostro sistema, come è stato nel 2016 con la riforma Renzi-Boschi oppure, andando all’origine del centrosinistra della seconda Repubblica, come è stato con il primo Prodi, quello del 1996, quando era animato da un forte spirito riformista.
In ogni caso, resta da sfatare un mito: la Costituzione approvata dall’Assemblea costituente il 22 dicembre 1947 e promulgata dal Capo dello Stato provvisorio Enrico De Nicola cinque giorni più tardi, non è “la più bella del mondo”, come ripete un mantra che continua ad avere fortuna soprattutto a sinistra. Proprio volendone preservare i suoi principi di democrazia, libertà e pace, non può essere considerata un testo scolpito nella pietra.
Il compleanno della Costituzione, il regalo di cui avrebbe bisogno
L’Assemblea che partorì la nostra Costituzione raccolse le migliori intelligenze del nostro Paese. E questo è stata davvero una fortuna di cui beneficiamo ancora oggi, a 77 anni dalla fine dei suoi lavori. Ma, inevitabilmente, è stata figlia del suo tempo. Il suo impegno si profuse essenzialmente per scongiurare il fatto che in Italia potesse mai tornare la dittatura. La tragica esperienza del fascismo era ancora viva nei ricordi e nelle ferite di tutti. La prima cosa che anche psicologicamente la neonata Repubblica doveva garantire era dunque che non ci si ritrovasse di nuovo con un uomo forte al comando.
Ora: la storia ha detto che questo è stato un obiettivo più che raggiunto. Ma a costo che il potere è stato tanto parcellizzato e instabile che spesso il nostro si è ritrovato a essere un Paese difficilmente governabile. Dal 1948 ci sono state 18 legislature per ben 65 governi.
Costituzione italiana, il pensiero di due grandi del passato
Negli anni, così, si è sempre di più ritrovati attorno all’idea che servisse una profonda revisione delle regole che delineano la nostra democrazia.
Il patto del 1947 tra le due grandi forze popolari protagoniste del Dopoguerra e dell’Assemblea costituente, la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista (“Tu non fai la rivoluzione e io ti riconosco nell’ambito del gioco democratico”), con il passare degli anni, è stato sempre meno proficuo. Anche perché richiedeva per forze di cose che nessuno avesse in mano un vero potere decisorio.
Quindi: lacci e lacciuoli. Secondo l’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, non fu un caso che Alcide De Gasperi governò così bene il nostro Paese incanalandolo in decenni di benessere solo grazie al fatto che, all’alba della nostra Repubblica, la Costituzione non era ancora pienamente attuata: la Corte Costituzionale ha cominciato a funzionare nel 1956. Il Consiglio Superiore della Magistratura nel 1959. Le Regioni nel 1970.
Ora: si potrà obiettare dicendo che è stato un dono divino avere in quegli anni in Italia nei panni di leader forte un politico come Alcide De Gasperi (tanto è vero che è in odore di santità: la Chiesa lo ha già dichiarato “servo di Dio” e, nel corso del Giubileo che inizia dopodomani, è possibile che Papa Francesco lo dichiari “venerabile”). Ma tant’è: è un fatto che la debolezza con cui fu deliberatamente disegnata la forma di governo della nostra Repubblica, squilibrata nel suo rapporto con il parlamento e con la rete delle garanzie, ci penalizzi sempre di più. E che, già nel 1991, da Presidente della Repubblica, Cossiga passò alla storia anche per “picconate” come questa che si conserva su YouTube
Una Costituzione che ha disegnato un governo debole, storicamente, ha portato prima alla Repubblica dei partiti, capaci di occupare tutte le istituzioni. E poi alla Repubblica dei leader, se non proprio a una “capocrazia”, per dirla con il costituzionalista Michele Ainis.
Ma tant’è: oltre a Cossiga, un altro grande che si augurava una profonda riforma costituzionale è stato uno dei più importanti storici e giornalisti che l’Italia abbia mai avuto: Indro Montanelli. Ancora oggi, fa impressione ascoltarlo su YouTube mentre, era il 1990, risponde alle domande di Alain Elkann dicendo che la nostra Costituzione “nasce vecchia”
Costituzione, un augurio per il futuro
E quindi: qual è l’augurio migliore che, oggi, in occasione del suo settantasettesimo compleanno, si possa fare alla nostra Costituzione? Qual è il regalo migliore per preservarne il suo cuore, la garanzia di un sistema democratico, libero e tendente alla pace all’interno e all’esterno dei suoi confini?
Quello di riformarla con il più ampio consenso ma anche con una nuova visione che dovrebbe caratterizzare tutte le forze politiche.
La democrazia, del resto, come tutte le cose di questo mondo, va curata. Ma sembra un’utopia visto che le riforme che ha in programma l’attuale Governo hanno già spaccato il parlamento. E i barricadieri sembrano già averla vinta anche per quella che sembra l’unica alla portata per il 2025: la riforma della giustizia. Sul premierato, stesso l’esecutivo ha deciso di frenare e sull’Autonomia differenziata, per cercare di far funzionare meglio le Regioni, ha dovuto già subire l’alt della Consulta.
E comunque, tornando ancora a Montanelli, forse miglior augurio non si può fare alla nostra Costituzione e al nostro Paese se non ricordando il paradosso con il quale già trent’anni fa il grande giornalista pronosticava nessun futuro per l’Italia ma uno brillantissimo per gli italiani
A un governo che si definisce sovranista fischieranno le orecchie.
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