Addio a Sergio Balestracci, maestro del Barocco e pilastro dell’Accademia del Santo Spirito

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Il mondo della musica perde uno dei suoi punti di riferimento. È scomparso all’età di 80 anni Sergio Balestracci, tra i primi in Italia a riscoprire e a recuperare opere musicali barocche e rinascimentali. 

A piangerlo anche Torino, la sua città natia, dove fu tra i fondatori dell’Accademia del Santo Spirito, che ha diretto dal 1985 al 2003. Direttore dell’Accademia Fontegara del capoluogo fin dalla sua fondazione, nel 1971, ha partecipato nel 1985 alle celebrazioni di Gabrieli con il Consort of Music per la Biennale di Venezia, ha diretto l’orchestra dell’Università di Padova e l’European Baroque Ensemble e ha fondato, sempre a Torino, l’Accademia del Flauto Dolce.

Già insegnante di Letteratura poetica e drammatica al Conservatorio di Alessandria, ha poi insegnato flauto dolce al Conservatorio di Padova. Nella veste di musicologo, è stato docente presso la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo e presso l’Accademia Filarmonica Trentina e ha insegnato Storia della prassi esecutiva al Conservatorio di Milano. 

Conto e carta

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La nascita dell’Accademia del Santo Spirito

In un suo scritto del 2010, Sergio Balestracci così descriveva i primi contatti con quella che sarebbe divenuta l’Accademia del Santo Spirito: 

“In una passeggiata notturna nell’autunno del 1983, il mio peregrinare mi portò in via di Porta Palatina, una delle due vie principali del tracciato romano, e mi sorprese, leggendo un’epigrafe sulla facciata della chiesa dello Spirito Santo, apprendere che proprio lì, in età romana, sorgeva un tempio dedicato a Diana. Mi venne voglia di saperne di più e per la prima volta entrai in quel cortile adiacente alla chiesa che per tanti anni doveva poi essermi così familiare. A quel tempo la chiesa era male in arnese: neppure il cortile e la porta stessa sul lato dell’edificio riuscivano a nascondere un certo stato di abbandono; ma la curiosità era forte e suonai il campanello vicino a una targhetta d’ottone con la scritta Arciconfraternita dello Spirito Santo. Mi fu aperto e riuscii a vedere la chiesa nell’interno: uno spazio ideale per la musica, che però necessitava di cospicui restauri. Mi fu detto che, qualunque cosa volessi, avrei dovuto parlare con il presidente della confraternita, Giorgio Solera, di cui annotai il numero telefonico. Il giorno dopo lo chiamai e cercai di spiegargli in modo succinto ciò che volevo: per telefono era difficile per me dare un’idea adeguata dei miei progetti e perciò ci demmo appuntamento al bar Roma di piazza Solferino, dove Solera mi ascoltò con interesse (temevo che mi prendesse per visionario) e si rivelò subito per un uomo d’azione, con molta attitudine alla programmazione e all’individuazione degli aspetti pratici dei problemi; ma non mancava neanche lui di idealismo e della capacità di appassionarsi a un’impresa purché ci credesse. […] Mi sembrò di aver trovato la persona giusta per accogliere i miei auspici, al momento ancora vaghi, ma che avrebbero preso forma più definita, in quanto Giorgio aveva già in mente di creare un’attività culturale con particolare interesse per la musica, da realizzare nella chiesa, in cui si stavano compiendo importanti lavori di restauro. Così accadde che, dopo poco tempo, iniziarono le prime riunioni itineranti tra le abitazioni di quegli amici musicofili interessati al nuovo progetto che io cercavo di mettere sempre più a fuoco e di illustrare”. 

Le riunioni di cui Sergio Balestracci parla portano alla redazione dello statuto e alla costituzione dell’Accademia del Santo Spirito, avvenuta il 22 febbraio 1985. Solo due giorni dopo, il 24 febbraio, nella Chiesa dello Spirito Santo ha luogo il concerto d’inaugurazione. Ecco il ricordo di quell’evento nuovamente nelle parole di Sergio Balestracci: 

“L’Accademia appena nata non disponeva ancora di propri esecutori; fu così che per il concerto inaugurale portai da Padova tutti i musicisti. Così, alla presenza di
un folto pubblico che aveva letteralmente riempito la chiesa, con la partecipazione di esperti e musicologi tra cui Massimo Mila, l’Accademia dava vita al proprio concerto inaugurale, da me diretto con una suggestiva scenografia: di Fergusio furono eseguiti i mottetti a doppio coro con i cantanti del Centro di Musica Antica di Padova, con cornetti e tromboni del gruppo Dusi di Brescia, una traversa, una viola da gamba, un violone e un organo […] nel presbiterio, mentre dalla cantoria posta sul portone d’ingresso rispondeva un quartetto di flauti del Conservatorio di Padova”. 

La biografia completa

Dopo aver iniziato gli studi musicali al conservatorio di Piacenza, ha studiato flauto diritto con Edgar Hunt diplomandosi successivamente in questo strumento al Trinity College of Music di Londra. Laureato in storia moderna all’Università di Torino, ha iniziato molto presto l’attività concertistica come strumentista e vocalista nel campo della musica rinascimentale e barocca, contribuendo tra i primi in Italia alla riscoperta di questo repertorio. 

Fondatore nel 1971 dell’Accademia Fontegara di Torino e suo direttore dalla fondazione, in particolare ha diretto nel 1987 ha diretto la Passione secondo Giovanni di J.S. Bach con l’Orchestra dell’Università di Padova e l’European Baroque Ensemble, e nell’edizione 1995 della Biennale di Venezia 1995 ha diretto l’Accademia vocale e strumentale “La Fontegara” nell’ambito delle celebrazioni quarto centenario della morte di Andrea Gabrieli. 

Fondatore dell’accademia del Flauto dolce di Torino, ha curato la revisione di un gran numero di composizioni sei-settecentesche allestite in prima esecuzione moderna tra i quali: “David” di Alessandro Scarlatti, San Giovanni Battista di Alessandro Stradella, Te Deum di Andrea Stefano Fiorè, “Requiem” di Giovanni Battista Bassani partecipando a numerose edizioni del Settembre Musica (MiTo). Ha diretto inoltre il balletto Il Gridelino per la stagione del balletto del Teatro Regio di Torino, l’opera Totila e i grandi mottetti op. 9 di G. Legrenzi per il terzo centenario della morte di questo compositore. Nel 1991 ha curato la rappresentazione teatrale della Pazzia Senile di A. Banchieri per il Festival of Fine Arts alla Merkin Concert Hall di New York. Nel 1991 ha diretto inoltre una versione scenica rappresentativa dei Madrigali di Claudio Monteverdi presso la Reggia di Caserta e per lo Oude Muziek Festival di Utrecht. Ha eseguito in prima esecuzione moderna la Passione di Gesù Cristo di Antonio Caldara su testo di Metastasio, da lui stesso trascritta sulla base del manoscritto originale viennese a Torino il 12 settembre 1992, nell’ambito di Settembre Musica. 

Nel 1993 ha curato la parte musicale della Landshuter Hochzeit 1475 per conto di “Ris et danceries” di Parigi. Nel 1994 è stato tra i fondatori dell’orchestra barocca “Academia Montis Regalis”, come direttore della quale ha eseguito il Magnificat e l’Oratorio di Pasqua di J. S. Bach. 

Attivo come musicologo, in questa veste con La Stagione Armonica ha eseguito ricerche, trascrizioni e registrazioni di partiture inedite. Nel 1992 ha pubblicato la prima traduzione italiana del “Trattato su Flauto traverso” di J. J. Quantz e nel 1997 uno studio sulla “Cappella Regia a Torino nel secolo XVIII” per conto della Accademia di Santa Cecilia di Roma. 

Per La Stagione Armonica ha composto inoltre diversi lavori per coro e strumenti eseguiti in prime esecuzioni assolute:
Non gridate più a 4, su testo di Giuseppe Ungaretti; Un albero verde, su testo di Scipio Slataper; Canto de indipendencia, su testo di Miguel Hernandez, per coro e percussioni; Diviso il sole partoriva il giorno, su testo di Francisco de Quevedo; Qual esso fu lo malo cristiano, ballata anonima alla fine della novella di Lisabeta e Lorenzo, nel Decameron di Giovanni Boccaccio; Nous achèterons de bien belles choses, canzone di Fantine nei Miserabili di Victor Hugo.

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Si ringrazia Andrea Banaudi per la collaborazione



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