ANCONA L’ultimo miglio è sempre il più lungo. Lo sanno bene i governatori: nell’anno che chiude il mandato e accompagna alle elezioni, ogni ostacolo rallenta la corsa e ogni inciampo allontana il traguardo. Non è un caso, dunque, che Francesco Acquaroli abbia stilato, nella sua personale agenda, un elenco delle grane che possono rendergli tortuoso il cammino per la riconferma a Palazzo Raffaello.
La top 5 al contrario
Nervi scoperti riassumibili in cinque punti caldi: la nomina del nuovo direttore dell’Agenzia per il Turismo e l’Internazionalizzazione delle Marche; il bando per i voli di continuità territoriale verso Roma, Milano e Napoli; il caso politico di Osimo, con un centrodestra a pezzi che tenta la mission impossible di riconfermarsi alla guida della città dopo sei mesi imbarazzanti. E ancora: la battaglia delle vongolare, che genera non pochi mal di pancia interni alla maggioranza, e il piano dei rifiuti, tema insidioso da maneggiare con estrema cautela (Riceci e Pd docet). Partiamo dal primo punto in elenco: l’Atim, creatura del governatore diventata nel tempo più croce che delizia. Tra allegri affidamenti diretti e contratti con Aeroitalia finiti nelle aule dei tribunali, l’Agenzia è stata oggetto di pesanti critiche da parte delle opposizioni.
Acquaroli ha così istituito una commissione interna alla Regione per verificare la regolarità degli atti nell’era dell’ex dg Marco Bruschini (da luglio 2022 a luglio 2024). A guidarla è Stefania Bussoletti, che dell’Atim è dg ad interim. Un cortocircuito che verrà sanato con la nomina del nuovo direttore, in arrivo entro febbraio. L’interpello avviato nelle scorse settimane scade il 18 gennaio e stavolta sbagliare profilo è vietato perché significherebbe mettere la pietra tombale sull’Atim, ovvero su una delle iniziative che più connotano questa giunta. Discorso analogo si potrebbe fare per la continuità territoriale, con collegamenti fondamentali partiti decisamente con il piede sbagliato. La nuova gara per l’affidamento triennale del servizio è prevista a febbraio (in ritardo su un’iniziale tabella di marcia che la vedeva calendarizzata ad ottobre), con una programmazione degli orari dei voli per i tre hub nazionali che renda l’operazione più appetibile. Intanto, per garantirne la sostenibilità sul mercato, Governo e Regione hanno aumentato le risorse sul piatto, arrivando a 27 milioni di euro nel triennio. Sperando basti a far finalmente decollare il servizio.
Battaglia navale
Dall’alto dei cieli agli abissi del mare, negli ultimi giorni è scoppiato di nuovo il caos sulla questione degli areali di pesca delle vongolare. Un problema che si trascina da decenni e che nessuna giunta ha saputo (o ha voluto) risolvere. Il nodo gordiano: alcune imbarcazioni di San Benedetto pescano nello specchio d’acqua di Ancona e i vongolari dorici non sono più disposti ad accettare questa distribuzione. La decisione spetta alla Regione, che però nel tempo ha pilatescamente preferito andare avanti di proroga in proroga, fino all’ennesimo rinvio inserito con un emendamento nella Legge di bilancio da approvare domani in Consiglio regionale. Cosa che ha indispettito anche parte della maggioranza (la capogruppo di Forza Italia Marcozzi in primis). Una mina da disinnescare in 24 ore: non semplice.
Come tutt’altro che facile si presenta la ricomposizione dei cocci di Osimo dopo le dimissioni di Pirani – eletto sindaco solo lo scorso giugno – causate dai bastoni tra le ruote che gli ha messo fin dall’inizio quel Dino Latini che in Regione occupa lo scranno di presidente dell’assemblea legislativa. Trovare un agnello sacrificale pronto a candidarsi in primavera con il centrodestra ha un che di titanico. Ma va individuato e deve pure fare di tutto per vincere, altrimenti il biglietto da visita per le Regionali sarebbe pessimo. Ultimo, ma non in ordine di importanza, il piano dei rifiuti deliberato dalla giunta a ottobre.
Dovrà essere approvato in Consiglio regionale nei prossimi mesi, ma l’approccio not in my back yard (tradotto: non nel mio cortile) che accompagna questo tema renderà quasi impossibile decidere dove piazzare il termovalorizzatore previsto dal piano. Decisione già scomoda in generale. Nell’anno che porta alle elezioni, un sorta di harakiri.
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