‘Sarà pure sfortuna, ma serve maggior decisione’

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Ambrì – Quando, al diciassettesimo, in powerplay, Tyler Moy mette alle spalle di Senn – con la sua complicità, tra l’altro – il disco dell’1-0, qualcuno poteva immaginarselo che non era serata. Infatti, quel disco sfuggito tra i gambali del portiere biancoblù viene spazzato in extremis sulla linea da Wüthrich, il quale finisce tuttavia per spararlo addosso a Moy, che incredibilmente, oltre a riuscire a controllarlo, e non era facile, trova anche il modo di segnare. È solo la prima di una serie di episodi che finiranno col punire la squadra di Luca Cereda, in un venerdì sera in cui ben presto tutti capiscono che se c’è qualcosa che potrà andar storto, senz’altro lo farà. Pur se, questo va detto, non è esclusivamente questione di fortuna. Del resto, i due episodi che vedono protagonista Chris DiDomenico, per una volta figura di spicco in negativo, pesano come macigni sull’esito di un match che sarebbe dovuto andare in ben altro modo, almeno pensando alla superiorità ticinese in avvio di contesa. Invece, già in ritardo di un gol subito contro l’andamento del gioco, al ventottesimo, l’Ambrì si ritrova addirittura sotto di due reti, dopo un backhand suicida del canadese sulla blu offensiva, senza copertura, spietatamente sfruttato dal danese Jensen. Purtroppo per l’Ambrì, però, lo svarione più grosso ‘DiDo’ deve ancora commetterlo: l’episodio clamoroso arriverà al trentanovesimo, quando i sangallesi sono di nuovo in vantaggio di due gol grazie a Nardella, anche se in realtà si è trattato di una sfortunata autorete di Douay, e il canadese – a centro ghiaccio, e a gioco fermo – colpisce con una bastonata Fabian Meier, che si getta platealmente al suolo. Dalle immagini tv non si capisce granché, ma qualcuno tra gli arbitri, dal vivo, qualcosa deve pur aver visto, poiché DiDomenico finisce in panchina per quattro minuti. Una sanzione che – cosa ancor più grave – non solo annulla la penalità inflitta pochi istanti prima al sangallese Capaul, ma ribalterà del tutto la situazione, costringendo i biancoblù a restare in pista per due minuti con l’uomo in meno. E, manco a dirlo, Rask sfrutterà l’opportunità per segnare il 4-1. «Tuttavia siamo comunque riusciti a rientrare fin sul 4-3 – dice André Heim, alludendo alla doppietta di Kubalik a cavallo della seconda pausa –. A quel punto c’era energia, entusiasmo e pressione: il problema, semmai, è che un minuto dopo abbiamo incassato il quinto gol. Più in generale, il disco sembrava non volerne sapere di entrare, ma d’altro canto abbiamo fatto troppo poco davanti alla gabbia. Serve più fame, più concretezza, più decisione». E magari più fisicità. «Non penso che abbiamo giocato male, di sicuro c’era più energia rispetto a Losanna – aggiunge il difensore Dario Wüthrich –. Però dobbiamo aumentare l’energia fisica negli uno contro uno. Soprattutto stasera a Kloten, contro un avversario a cui non piace giocare duro. La fortuna va anche provocata, e se lavoriamo come sappiamo abbiamo buone chance di vincere».

L’ANNOTAZIONE

Mille di questi giorni

È originario di Illgau, all’imbocco della Muotathal, posto che quasi nessuno sa dove sia. In realtà, però, Dario Bürgler è nato e cresciuto a Brunnen, sul lago dei Quattro Cantoni, così non sorprende che nel venerdì prima del Natale alla Gottardo Arena ci sia praticamente mezza Brunnen, per celebrare degnamente lo scafato (e scaltro) attaccante svittese, omaggiato per le sue mille partite in A. È una breve ma emozionante cerimonia quella organizzata nel prepartita, quando un altrettanto emozionato Bürgler riceve dalle mani dell’imbarazzato figlioletto un mazzo di fiori, oltre alle consuete targa e maglia commemorative da parte del presidente dell’Ambrì Filippo Lombardi e del direttore della Lega, Denis Vaucher.

Se è vero, com’è vero, che oggigiorno si gioca tre volte a settimana o se non di più, mille partite in carriera non sono comunque poche. E tantissime di quelle Dario Bürgler le ha vissute nei panni del grande protagonista. Basti dire che nelle 189 serate in cui ha potuto vestire la maglia biancoblù, è riuscito a totalizzare la bellezza di 119 punti. E dire che nel 2021, quando se ne andò da Lugano, il ‘diesse’ bianconero Hnat Domenichelli lo lasciò andare perché Bürgler voleva due anni di contratto ma, secondo lui, a trentatré anni non li meritava. E oggi che di anni ne ha 37, e nel frattempo di reti ne ha collezionate cinquanta in più, il buon Dario avrà di che obiettare.

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