Se non fosse una pagina molto seria e negativa della storia del Paese e dell’Europa, il caso Rackete sembrerebbe una barzelletta. Una capitana tedesca che entra in un porto siciliano e sperona una nave militare, che viene assolta e poi si candida per la sinistra e conquista un seggio a Bruxelles come la sua sodale italiana Ilaria Salis.
Parlavamo del fondo creato a Berlino per sostenere le Ong. In questo serbatoio, dal 2020, sarebbero transitati quasi 2 milioni di euro, di cui più di 450.000 assegnati a progetti di ricerca e salvataggio in mare. Il tutto senza dimenticare provvedimenti come quello del novembre 2022: il governo di Berlino ha concesso un finanziamento triennale per complessivi 6 milioni di euro per alcune Ong e in particolare per la Sea Watch. Inoltre, dalla Germania alcuni parlamentari avevano esercitato pressioni sulla Commissione europea per rallentare il progetto di collaborazione tra l’Italia e la guardia costiera libica, con particolare riferimento alla dotazione di mezzi per il contrasto dell’immigrazione clandestina a partire da quattro motovedette donate da Roma a Tripoli.
Per dirne un’altra: nel maggio 2023 il ministero degli Esteri di Berlino ha organizzato una conferenza sui salvataggi nel Mediterraneo centrale coinvolgendo alcune Ong. Un impegno ulteriormente testimoniato dalla presenza, in Sicilia, di un’articolazione di un’organizzazione tedesca denominata Borderline Europe, particolarmente attiva nella raccolta sistematica di dati sui flussi migratori irregolari che interessano l’Italia. Negli organi direttivi dell’associazione ci sono esponenti fortemente legati alla chiesa evangelica tedesca e ad alcune organizzazioni sindacali. Nel consiglio della fondazione c’è anche una politica in quota verdi: Margit Gottstein.
Sempre dalla Germania è partito un finanziamento per un lungometraggio prodotto da una casa produttrice francese sull’emergenza sbarchi in Italia, con taglio ovviamente polemico. Non proprio un esempio di cordialità europea.
Germania molto accogliente? Certo, ma con i confini degli altri. Berlino, infatti, non brilla per collaborazione nei confronti del nostro Paese sul fronte dei ricollocamenti. Non sono soltanto i tedeschi a mostrare una particolare generosità nei confronti delle Ong. Anche altri Paesi come Francia e Norvegia rispondono presente. La Ong transalpina Sos Mediterranée, attiva in mare con la nave Ocean Viking, risulta finanziata da un gruppo di armatori d’Oltralpe. Lo scopo non sembra squisitamente umanitario, perché le compagnie mercantili accusano consistenti perdite economiche per le operazioni di salvataggio a cui spesso devono far fronte.
Ecco perché, in molti casi, preferiscono finanziare le Ong che così trasportano gli immigrati immediatamente in Italia, facendo risparmiare tempo e quattrini alle realtà private che fanno commercio con le navi. Facendo un salto indietro nel tempo, solo nel 2014 le navi mercantili avevano soccorso circa 42.000 persone sulle 170.000 portate in salvo complessivamente nel Mediterraneo. Era successo dopo la conclusione dell’operazione Mare Nostrum. Ecco perché le società erano immediatamente corse ai ripari, mettendo mano al portafogli e facendo ricche le Ong, tanto che nel 2015 le persone soccorse dai mercantili erano state circa 15.000 su quasi 154.000 soccorsi complessivi.
L’associazione degli armatori norvegesi, che rappresenta gli interessi di 150 compagnie navali, tra il 2014 e il 2015 aveva formalmente lamentato, anche per via diplomatica, l’impiego forzato di propri mezzi per interventi di soccorso di migranti nel Mediterraneo centrale dopo la esplicita richiesta del centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma. In effetti, l’Italia aveva chiesto un aiuto a 24 navi norvegesi nel 2014, raddoppiate l’anno dopo. Da Oslo avevano reclamato soluzioni europee e internazionali per impedire ulteriori disastri in mare, uno slancio certamente umanitario ma che di fatto celava la legittima preoccupazione di consistenti perdite economiche.
All’appello dei finanziatori delle Ong non mancano altre realtà europee: il comune di Barcellona si è costituito parte civile nel processo di Palermo contro di me, perché è uno dei finanziatori della Ong Open Arms, che, oltre al già citato Richard Gere, gode di altri sponsor Vip. Ecco spiegato, almeno in parte, il tesoretto di cui possono godere le Ong. Che contano perfino su alcuni piccoli aerei privati per il pattugliamento dei mari davanti alle coste libiche. I velivoli appartengono ad associazioni private che hanno sede legale all’estero, soprattutto Svizzera e Francia.
Il loro obiettivo è individuare barconi in difficoltà, senza però coordinarsi con le competenti autorità marittime e sovrapponendosi alle operazioni di recupero ufficiali e coordinate tra gli Stati. Peraltro, come già visto per alcune imbarcazioni, anche questi velivoli ometterebbero intenzionalmente di indicare la zona di effettivo sorvolo, così da evitare la potenziale mancata autorizzazione al decollo. Siamo di fronte a una infinità di irregolarità, piccole e grandi. Aggiungo che molte delle navi utilizzate dalle Ong non sono omologate per le operazioni di salvataggio, e spesso non possono caricare a bordo più di un piccolo drappello di persone oltre all’equipaggio. È il motivo per cui Open Arms non voleva andare in Spagna. A esser sospettosi, verrebbe da pensare che faccia comodo utilizzare queste imbarcazioni per raccogliere persone, così da poter immediatamente dichiarare condizioni di sovraffollamento e avere un argomento in più per sbarcare rapidamente. Ovviamente in Italia. Per la felicità di istituzioni pubbliche e private straniere.
In questo quadro oggettivamente molto preoccupante e difficile, il governo italiano si trova a dover operare anche in un clima interno tutt’altro che semplice. Non mi riferisco solo all’impostazione molto faziosa di gran parte di stampa e televisioni, solide roccaforti del Pd, ma anche per le posizioni di alcuni magistrati. Durante il governo Conte 1, emergerà in seguito e l’ho già rammentato, l’allora capo dell’associazione nazionale magistrati Luca Palamara intratteneva conversazioni telefoniche con alcuni colleghi in cui attaccava pesantemente il sottoscritto e, a proposito degli sbarchi, arrivava a dire: «Salvini ha ragione, ma va attaccato».
Nessuno poteva saperlo, ma proprio nelle stesse ore in cui Palamara sosteneva che i giudici dovessero accanirsi contro il sottoscritto perché chiudevo i porti come avevo promesso in campagna elettorale, una toga scendeva in piazza in una manifestazione organizzata dall’estrema sinistra per attaccare la Lega di Salvini. Per la precisione, era il 25 agosto del 2018. Molo di Catania. Al largo delle coste siciliane galleggiava la nave Diciotti che a bordo aveva alcuni immigrati. I centri sociali si erano mobilitati per insultare la polizia. Tra loro, nelle prime file, c’era il giudice Iolanda Apostolico, diventata famosa alla fine del 2023 per aver bocciato il decreto Cutro con l’effetto di rimettere in circolazione alcuni immigrati clandestini, clandestini che il governo Meloni aveva deciso di trattenere nei centri per le espulsioni.
Ditemi voi: un giudice apertamente ostile alla linea sull’immigrazione del centrodestra, può giudicare serenamente un provvedimento del centrodestra sull’immigrazione? Sono certo che a Palermo i giudici saranno certamente più equilibrati della collega Apostolico. D’altronde, per un caso analogo a quello Open Arms, sono già stato assolto a Catania. “Non luogo a procedere” per aver rallentato lo sbarco di alcuni immigrati dalla nave Gregoretti. Per il gup “il fatto non sussiste”. Perfino i pm avevano chiesto il non luogo a procedere. Era il maggio 2021. Io amo ricordare l’articolo 52 della Costituzione. “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”. L’ho fatto e lo rifarei.
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