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L’eurodeputato ed ex sindaco di Bari ripercorre il momento più difficile. «Per colpire me hanno offeso un’intera città. Qui a Bruxelles sfide globali, ma lotto per il Sud. Io candidato governatore? Decide il territorio»
Antonio Decaro, europarlamentare del Pd, presidente della commissione Ambiente, ex sindaco di Bari, nel colloquio con il Corriere affronta alcuni dei principali temi politici nazionali e pugliesi.
Onorevole Decaro, in uno spot elettorale cercava di parlare i dialetti del Sud. Con l’inglese, invece, come siamo messi?
«Nella vita non si finisce mai di studiare né di imparare. Questo mi hanno insegnato i miei genitori, e questo ho fatto per tutta la mia vita. Oggi sono alle prese con una realtà completamente nuova e sto cercando di prepararmi al meglio, anche con l’inglese per quanto riguarda la terminologia più tecnica e scientifica che riguarda i temi che affrontiamo in commissione».
Come è stato l’approccio con l’Europa?
«Il Parlamento europeo è una dimensione molto diversa da quella che si immagina. È un contesto dinamico, stimolante, dove si affrontano temi di portata globale che però hanno una ricaduta enorme sui territori. Non nascondo che il lavoro che stiamo portando avanti come gruppo Socialista è ambizioso e molto interessante. Nei prossimi mesi, proprio nella commissione che presiedo, affronteremo un dialogo strategico sulla resilienza idrica. Tema che riguarda molto da vicino le regioni del Mezzogiorno d’Italia».
Le è stata affidata la responsabilità di una commissione importante, tra ambiente e sicurezza alimentare. È un impegno gravoso?
«È un impegno sfidante. Sono l’unico italiano presidente di Commissione. Questo per me è motivo di grande responsabilità. La commissione Envi è la più numerosa, con 90 parlamentari, ed è certamente quella chiamata ad affrontare le sfide più complesse. Oltre alla salute pubblica, nei prossimi mesi lavoreremo su tutti i dossier contenuti nel Green Deal, con scelte difficili che potrebbero davvero cambiare il mondo nei prossimi trent’anni».
Lei si era espresso a favore della candidatura di Fitto come vice presidente della Commissione. E lo ha incontrato nei giorni scorsi. È nato un asse per il Sud?
«Io ho sempre detto che, da rappresentante delle istituzioni, per me l’unico modo di lavorare è quello di avere rispetto per le istituzioni e per le comunità che si rappresentano. Con Raffaele ho lavorato quando io ero presidente dell’Anci e lui ministro. Ci siamo scontrati, ma questo non ci ha mai impedito di trovare soluzioni per i Comuni, perché abbiamo sempre anteposto alle legittime differenze politiche il rispetto del ruolo e delle istituzioni. La nomina del commissario europeo spettava al governo in carica, che notoriamente non è della mia stessa parte politica. Però, quando hanno proposto Fitto, ho pensato che era il migliore che potessero nominare per quel ruolo, vista anche la sua precedente esperienza europea. Tra l’altro tutti credo possano testimoniare che Raffaele non è mai stato espressione dell’antieuropeismo né interprete di politiche sovraniste. Certo, era importante che chiarissimo che Raffaele Fitto in Europa deve rappresentare l’Italia e non essere una sponda per le forze di estrema destra presenti nel Parlamento europeo».
Il suo è stato l’ultimo anno di governo di Bari. Gli aspetti positivi?
«Non c’è un solo giorno che non ricordi con affetto la mia esperienza da sindaco della città di Bari. Anche quelli più brutti. Essere stato sindaco della mia città mi ha permesso di diventare la persona che sono oggi. Con la mia città ho condiviso tutto, gioie e dolori, e non rimpiango niente. Anzi, non passa giorno in cui non ne senta la mancanza».
E quelli negativi?
«Si può sempre fare di più e meglio, ma non mi sono mai risparmiato. Ho cercato sempre di ascoltare la mia città senza giudicarla. Sono certo che il sindaco Leccese e la sua giunta sapranno lavorare bene».
La politica è stata investita da una serie di scandali. Lei ha difeso l’integrità del lavoro della giunta. Si è sentito sotto attacco?
«Sì, onestamente sì, perché non c’era nessuna circostanza che riguardava le politiche portate avanti dalla giunta o dal consiglio. Ma quello che più mi ha fatto male è la consapevolezza che probabilmente per colpire me è stata offesa un’intera città. I baresi non se lo meritavano».
Sulla città pende ancora l’attesa del giudizio della commissione d’indagine. Non è possibile fare previsioni. Ma è un’ombra pesante, non crede?
«Da parte mia ho fatto tutto quello che ho potuto per fornire ai commissari tutte le informazioni utili per il loro lavoro. So che la nuova amministrazione comunale ha fatto lo stesso. Spero si tenga conto del lavoro fatto e degli sforzi compiuti da tutta la città in questi anni per contrastare l’illegalità e la criminalità organizzata».
Si sta meglio a Bruxelles o a Bari?
«È una domanda tendenziosa. Bruxelles è una città bellissima, Bari è casa mia».
A Bruxelles va a caccia di ristoranti italiani e pugliesi?
«La cosa più divertente è incontrare cittadini baresi o pugliesi che vengono a Bruxelles e chiedono di incontrarmi per assicurarsi che io stia bene, come si fa con un parente che vive lontano. Questa cosa ogni volta mi scalda il cuore. Spesso mi chiedono dove andare a mangiare ma sui ristoranti preferisco non commentare».
Emiliano e altri esponenti del Pd le chiedono di decidere se candidarsi o meno. Lei prende tempo. Perché?
«Perché credo che la scelta del futuro di una comunità appartenga alla comunità, appunto, non ad Antonio Decaro o altri singoli esponenti politici, se pur autorevoli. Non esiste ancora una data certa per le elezioni e io sto dando seguito ad un mandato pieno, di fiducia, che i cittadini mi hanno consegnato con il voto delle Europee. Non sarebbe serio ingaggiare ora una campagna elettorale a colpi di dichiarazioni e interviste mentre sto lavorando in Europa nell’interesse della mia terra e mentre il presidente Emiliano con la sua giunta è impegnato nella crescita della comunità pugliese. Quando sarà il momento, saranno i pugliesi a scegliere. Perché in questi anni abbiamo imparato che quando qualcuno ha pensato di poter decidere al posto dei pugliesi, in luoghi distanti dalla Puglia, in stanze chiuse, non ha scelto per la Puglia, ma contro la Puglia. Non ha scelto per i pugliesi ma ha tradito i pugliesi».
Come sono i suoi rapporti con il Movimento 5 Stelle?
«Ho buoni rapporti. Con la delegazione europea guidata da Pasquale Tridico, spesso e volentieri, ci scambiamo opinioni e proposte di lavoro da portare avanti insieme. Mario Furore è stato il mio tutor quando ho dovuto interpretare i complicati regolamenti del Parlamento. Qualche giorno fa a Bruxelles ho partecipato con il presidente Conte ad una iniziativa di Giuseppe Antoci sul contrasto alla criminalità organizzata».
Alla Regione non tutti le vogliono bene. La norma sulle dimissioni dei sindaci sembra fatta contro di lei. Sorpreso o adirato?
«La verità è che quell’emendamento non riguarda me. Come ho detto, non esistono motivazioni giuridiche o di opportunità per un provvedimento del genere se non la volontà di eliminare per via legislativa possibili concorrenti. E questo non lo trovo giusto. Non è praticando lo spirito di autoconservazione che si vincono le elezioni».
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