Amazon: storico sciopero negli USA

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Autisti e magazzinieri di Amazon negli USA sono in sciopero. É il più esteso sciopero nella storia dell’azienda negli Stati Uniti.

L’interruzione del lavoro è causata dalla non volontà di Amazon di riconoscere il sindaco dei teamsters, accenntanndo di conseguenza di contrattare con la Union  migliori condizioni retributive e di sicurezza.

Amazon è la seconda azienda nella lista di Fortune 500 ed è una delle multinazionali che ha investito di più nelle strategie anti-sindacali a livello mondiale, mentre i teamsters sono una delle realtà sindacali statunitensi più importanti comprendendo più di un milione di lavoratori.

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Il 19 dicembre alle sei della mattina è iniziato lo sciopero senza che sia stata fissata una fine: potrebbe andare anche molto oltre il Natale.

Il 15 dicembre era la dead line stabiita dallo storico sindacato degli autisti, alla cui direzione è approdata – con Sean O’Brien – una leadership “riformista” più combattiva della precedente.

Una linea sostenuta dalla corrente Teamsters for a Democratic union, in maniera simile a ciò c’era successo con il sindacato dei lavoratori dell’auto (UAW), ora diretto dal caustico Shawn Fain, che aveva deciso il vittorioso Stand Up Strike dell’autunno 2023.

Come ha dichiarato i segretario dei Teamsters: “se la consegna del vostro pacco sarà ritardata, potete lamentarvi con l’insaziabile avarizia di Amazon”.

Dal 19 mattina i lavoratori e le lavoratrici di 7 aree metropolitane statunitensi – tra cui San Francisco, Chicago, Atlanta, California del Sud e New York – hanno incrociato le braccia in uno dei momenti più delicati per la catena logistica dell’azienda che ha gestito lo scorso anno il 29% degli ordini natalizi mondiali.

Quest’anno l’azienda, oltre a chiedere gli straordinari ai propri dipendenti, ha assunto (anche in funzione anti-sciopero) 250 mila lavoratori “stagionali” oltre ai circa 800 mila che impiega abitualmente.

Da una decina di anni Amazon è impegnata in una riorganizzazione complessiva della propria catena logistica per rendersi “indipendente” da terzi, aumentando le superfici dedicati ai magazzini molto più dei propri diretti concorrenti e le incrementando funzioni che può svolgere autonomamente.

Ha sviluppato una sistema che comprende, secondo le stime fornite da Labor Notes, più di 1200 anelli di una catena basata su tre perni: 388 per il carico iniziale (fulfillment); 120 centri “intermedi” a ridosso delle aere urbane (sortation center); 707 magazzini in cui vengono caricati i furgoni per la consegna finale (delivery).

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Questa rete permette di “riprogrammare” e “re-indirizzare” le spedizioni, ma espone l’azienda ad una certa vulnerabilità rispetto ai centri intermedi ed agli hub aerei.

Bisogna ricordare che i teamsters avevano già “piegato” il gigante UPS, la storica azienda di consegne statunitense, solo minacciando lo sciopero nell’estate del 2023. UPS, Amazon e Fedex, di fatto si spartiscono il mercato nord-americano.

Lo sforzo per questo nuovo processo di sindacalizzazione è stato enorme: circa 8 milioni di dollari per la preparazione e 300 milioni per i fondi messi a disposizione per gli scioperanti (in sostituzione dello stipendio aziendale), ed ha portato 10 mila lavoratori a mobilitarsi, dopo che circa 2 anni fa era stata fondata The Amazon Labor Union (ALU) ed era stato per la prima volta riconosciuto un sindacato dentro un magazzino di Amazon nella primavera del 2022.

Gli aderenti dell’ALU, a giugno, hanno votato per entrare a fare parte dello storico sindacato degli autisti, formato all’inizio del Novecento.

Bisogna ricordare che il picco stagionale di consegne, per i lavoratori della catena logistica, significa anche un picco negli infortuni. In media poco meno di un lavoratore su 2 impiegato full time subisce un infortunio, lieve o grave.

Tutto questo per paghe notevolmente inferiori rispetto agli altri driver e magazzinieri sindacalizzati dai Teamsters dell’UPS.

Quello dei lavoratori di Amazon è quindi uno sciopero storico ed il primo forte segnale del “nuovo movimento operaio” nord-americano, che cade nell’inter-regno tra l’amministrazione Biden e quella Trump.

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– © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO


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