Il “Rapporto sull’economia regionale 2024” presentato a Bologna fotografa una regione che, nonostante le difficoltà, si conferma tra le locomotive d’Italia grazie a investimenti e occupazione. Al centro delle strategie future: innovazione, digitalizzazione e sostenibilità.
Emilia-Romagna, una crescita moderata ma stabile
In un passaggio tra il 2024 e il 2025 molto delicato, che nel Paese sembra avvolto dall’incertezza, l’Emilia-Romagna, pur non distaccandosi significativamente da una tendenza nazionale e internazionale di rallentamento dell’economia, si conferma tra le regioni locomotiva in Italia.
La crescita del prodotto interno lordo, Pil, si mantiene stabile nel 2024 (+0,9%), un risultato che contrappone al buon andamento di occupazione e investimenti la frenata del commercio con l’estero, pur mantenendosi come prima regione per valore aggiunto. Un incremento analogo è atteso anche per il 2025 e questa volta sarà la ripresa dell’export a compensare il calo atteso degli investimenti.
Considerando il biennio 2024-2025, l’Emilia-Romagna sarà la prima regione italiana per crescita alla pari di Lombardia e Sicilia, con un incremento complessivo dell’1,8% che non si discosta significativamente da quanto previsto per l’Italia, +1,5%.
È quanto emerge, in sintesi, dal ‘Rapporto sull’economia regionale 2024’, realizzato in collaborazione tra Regione e Unioncamere, presentato oggi a Bologna. Oltre alle cifre, settore per settore, elaborate dall’ufficio studi di Unioncamere e i dati tratti dagli ‘Scenari per le economie locali’ di Prometeia dello scorso ottobre, durante i lavori è stato illustrato anche un focus su ‘Il contributo della Regione Emilia-Romagna al sostegno dei processi di digitalizzazione del sistema economico regionale’.
Al link è possibile scaricare il Rapporto e gli altri materiali presentati.
Le previsioni per l’Emilia-Romagna di più lungo periodo e relative al biennio 2026-2027 preannunciano una fase con tassi di crescita che stenteranno a distaccarsi dall’1%: ancora una volta meglio del resto del Paese, anche se si tratta di incrementi modesti per alimentare la speranza di una ripresa apprezzabile.
Export in flessione, ma crescono i servizi
Il dato caratterizzante il 2024 è la flessione dell’export (-1%), solo altre tre volte negli ultimi 35 anni le esportazioni regionali avevano registrato una variazione negativa. Accadde negli anni 2002/2003 in coincidenza con l’entrata in circolazione dell’euro, nel 2009 sull’onda della crisi dei subprime, nel 2020 a causa della pandemia.
La flessione di quest’anno è da attribuire principalmente all’incertezza dello scenario internazionale e al riposizionamento globale delle filiere dell’industria pesante, in primis quella dell’automotive.
Le difficoltà di agricoltura e industria
Se infatti prosegue la crescita della vendita all’estero degli autoveicoli prodotti nella nostra regione, sono le imprese subfornitrici (accessori, parti per autoveicoli e loro motori) a subire una forte contrazione della domanda estera.
Dal punto di vista settoriale i dati relativi al 2024 e le previsioni 2025 segnalano la difficoltà dell’agricoltura, alle cui croniche criticità si aggiunge l’effetto devastante delle alluvioni.
Fatica l’industria, non sostenuta come in passato dall’export e dagli investimenti; reggono ancora le costruzioni, ma si prospetta un 2025 in picchiata sulla spinta dell’esaurirsi degli incentivi. I numeri più confortanti vanno cercati nel settore dei servizi, trainati dal turismo, e in quelli dell’occupazione che, nonostante tutto, continua a crescere.
La crescita dell’occupazione (+1,1 % previsto per fine anno) a fronte della stasi delle forze lavoro dovrebbe condurre a una decisa diminuzione del tasso di disoccupazione nel 2024 (-3,9%). La tendenza dovrebbe subire un temporaneo arresto nel 2025, a causa del rallentamento della crescita dell’occupazione (+0,4%) che avrà un ritmo inferiore rispetto a quello della forza lavoro (+0,7%) e determinerà un lieve rimbalzo del tasso di disoccupazione fino al 4,2%.
Le strategie future: digitalizzazione e settori innovativi
“Per far fronte alle difficoltà che si intravedono all’orizzonte- ha detto il vicepresidente della Regione con delega allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla-, occorre investire convintamente, soprattutto nei settori strategici che guardano al futuro come, ad esempio, l’intelligenza artificiale, le biotecnologie, la crescita sostenibile, la blue e green economy e l’aerospazio.
Come Regione continueremo, assieme al sistema della ricerca e delle Università, a sostenere i processi di digitalizzazione del sistema economico regionale, uno strumento efficace per stimolare la crescita e l’innovazione delle piccole e medie imprese emiliano-romagnole, in grado di promuovere un ambiente imprenditoriale più competitivo e resiliente.
Con l’obiettivo di potenziare sempre più la transizione digitale delle Pmi, agganciando la progettazione ai finanziamenti europei”.
“Condivido – ha concluso il vicepresidente Colla – la posizione degli Atenei di collegare il Fondo di finanziamento ordinario delle Università al Pil, un equo e necessario patto tra il Paese e il sistema universitario”.
“Viviamo una fase di difficile decifrazione, alle incertezze portate dallo scenario internazionale si sommano quelle generate dalle transizioni in atto. Ampi settori della nostra economia – ha evidenziato Valerio Veronesi, presidente Unioncamere Emilia-Romagna – stanno affrontando un delicato percorso di riposizionamento – dalla moda all’automotive, dal commercio ai servizi.
In questo cammino le imprese non vanno lasciate sole, vanno accompagnate da tutti gli attori dell’economia regionale. Il sistema camerale dell’Emilia-Romagna, come sempre, sarà al fianco delle imprese e non farà mancare il suo contributo”.
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