Regionali in Campania, Pd nel caos e l’ombra delle inchieste sui grandi elettori

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di Mary Liguori


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Campania verso il voto. Ai nastri delle elezioni regionali schieramenti incerti e tanto fumo. I presupposti per perdere, tutti, ci sono. Basti pensare che le minacce di impugnare la legge sul terzo mandato sono rimaste sul piano retorico quando manca meno di un mese al termine ultimo per proporre ricorso alla Corte costituzionale. C’è tempo fino al 10 gennaio per cercare di ostacolare la corsa del presidente uscente, Vincenzo De Luca. Oggi da Pozzuoli il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha spiegato che il Governo «sta valutando», ma è chiaro che, fermando De Luca, il centrodestra danneggerebbe se stesso. Se resta in sella il governatore sono altissime le probabilità che il Pd si sfili e che quindi il centrosinistra si presenti diviso alle urne, cosa che gioverebbe agli avversari. Se invece a fermare De Luca fosse la Corte costituzionale, allora le fratture potrebbero ricomporsi dignitosamente e il governatore potrebbe pensare a ricucire lo strappo con Elly Schlein senza perdere la faccia. Si vedrà.

Intanto l’ipotesi di una fine anticipata della consiliatura in seguito al voto per il Bilancio 2025-2027 in programma per domani, venerdì 20 dicembre, sembra ormai molto remota. La si dava, questa opzione, come una possibile manovra da parte di De Luca per spiazzare amici e nemici. Le ultime turbolenti settimane hanno messo alla prova la tenuta della corazzata deluchiana e stanno saggiando il grado di fedeltà dei dem sia verso il governatore che nei confronti del partito. Il ‘no’ del segretario Pd di Caserta, Sandra Camusso, al tesseramento di Gennaro Oliviero non significa certo l’uscita dalla scena dem del potente presidente del consiglio regionale della Campania, visto che, come l’altro escluso, Massimo Schiavone (candidato alle ultime comunali di Sessa Aurunca e alle Europee), Oliviero continua a presenziare ad appuntamenti targati Pd come se niente fosse. La scelta di Camusso rappresenta però sicuramente uno spartiacque tra ciò che è e ciò che sarà il futuro del Pd in Campania. E, di conseguenza, incide sul futuro del centrosinistra intero che rischia di compromettere una vittoria fino a qualche tempo fa quasi scontata contro un centrodestra ancora molto disorganizzato e disorientato dopo il traumatico e inglorioso tramonto della stella Sangiuliano.

Del futur non v’è certezza e oggi più che mai l’antico adagio vale in Campania e può essere applicato a ogni fronte politico. Insomma Atene piange, ma Sparta non ride. Tantomeno sogghigna. La corazzata che si è tenuta stretta Palazzo Santa Lucia negli ultimi dieci anni si sta sgretolando (o no?) sulla figura di De Luca con Schlein che ha più volte ribadito che in nessun caso sarà il governatore il suo candidato. Categorica, la segretaria, al punto che viene da pensare che abbia pronto un validissimo piano B. Sta di fatto che con le ultime scelte Schlein ha dimostrato di non avere paura di perdere consensi, visto che la resa dei conti già iniziata a Caserta colpisce personaggi del calibro di Oliviero che da solo muove oltre 20mila voti ed è stato in grado di lanciare carriere politiche poi giunte fino alla vicepresidenza Ue. La vecchia guardia che ha formato la generazione successiva non può comunque permettersi di dormire sonni tranquilli ché, anche su questo aspetto, quello della gratitudine e della riconoscenza, tira una brutta aria in casa Pd, vedi Pina Picierno, che non ha esitato a voltare la faccia a Oliviero che ne lanciò la carriera anni fa.

Ma torniamo ai voti, che poi in politica sono l’unica cosa che conta, e al discorso del tesseramento Pd già in corso. Si è ventilata in queste settimane la possibilità di proporre Mario Casillo per la segreteria regionale, ma neanche questa opzione pare essere andata a genio ai quadri nazionali del partito e, dal canto suo, mister 40mila voti, pare orientato a lavorare su una futura candidatura alle Politiche piuttosto che perdere tempo ed energia nella giungla campana. O forse pensa alla Città metropolitana di Napoli, come Oliviero. Se non sarà De Luca il candidato di una grande coalizione di centrosinistra, se il centrosinistra correrà unito o si spaccherà definitivamente, se i grandi elettori resteranno col governatore come sembra dimostrare il voto per il terzo mandato, sono tutte domande per ora senza risposta. E anche sugli assetti che scenderanno in campo c’è ben poco di definito. Non possono essere, poi, sottovalutati gli eventuali strascichi delle inchieste giudiziarie che hanno colpito, a Caserta come a Salerno, esponenti di primo piano del mondo dem legati a doppio filo sia al governatore che al Pd. Da Giovanni Zannini, influentissimo deluchiano di Mondragone travolto da una indagine su un giro di corruzione, all’arresto di Franco Alfieri, presidente della Provincia di Salerno e pupillo del governatore, la tensione ha raggiunto livelli toccati in questi anni solo con l’indagine sulle ecoballe che sfiorò i figli di De Luca e poi si rivelò una enorme bolla di sapone.

Il timore che possano rotolare altre teste non è, a ogni modo, del tutto immotivato perché le indagini stanno continuando su più fronti e potrebbero riservare altri colpi di scena. Un caos di cui dovrebbe approfittare il centrodestra per cercare di riprendersi una Regione che resta sempre in coda alla classifica nazionale per trasporti, sanità, occupazione e molto altro. Dopo l’uscita di scena di Sangiuliano, il botta e risposta tra il vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli (Fratelli d’Italia) e Fulvio Martusciello (coordinatore regionale di Forza Italia), il no categorico del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi alla candidatura campana, è spuntata l’ipotesi che possa essere il parlamentare casertano della Lega Gianpiero Zinzi a guidare un centrodestra non attrezzatissimo ma che appare – almeno in questa fase – più unito dello schieramento opposto, seppur sostanzialmente privo di quella potenza di fuoco che dovrebbe servire per il ribaltone.

Fratelli d’Italia, dopo aver annunciato una riorganizzazione cittadina che di fatto non c’è ancora stata, resta ferma in attesa degli eventi. Forza Italia ha riformattato i quadri dirigenziali dopo lo scontro tra Martusciello e Patriarca e pare avere come unico obiettivo il ritorno dell’europarlamentare a Napoli piuttosto che una visione d’insieme realmente orientata a giocarsi la partita. Si è portata avanti, invece, la Lega, con la recente costituzione del gruppo consiliare a Napoli, primo nel centrodestra e all’opposizione per numero di componenti. Inutile dire che, come sempre, si parla di nomi e assetti, ma si scade sugli argomenti. A tenere banco, negli ultimi giorni, l’elenco degli emendamenti alla Legge di Bilancio, la bellezza di dodici milioni di euro sparpagliati su circa 300 microfinanziamenti in altrettanti comuni campani e destinati a sagre, feste, mercatini di Natale, premi e iniziative culturali. Nel lunghissimo elenco la parola “parrocchia” compare una novantina di volte. Inutile dire che sulla questione si è scatenato un vespaio di polemiche con le opposizioni che gridano alle mance e chiedono che i fondi siano reindirizzati sul capitolo Sanità. Dopo le festività gli scenari dovrebbero schiarirsi. Prima data utile, dunque, 10 gennaio. Il passaggio in Corte costituzionale o la rinuncia al ricorso daranno la misura di quanta volontà ci sia di vincere, o di perdere, in Campania. E questo vale per tutti gli schieramenti.

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giovedì, 19 Dicembre 2024 – 20:11
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