di Riccardo Marioni
Mercoledì leggendo la notizia sulle minacce di Santopadre di potersi riprendere il Perugia, ed a seguire le nette smentite dal “canale” della nuova società con tanto di dichiarazione di perfetta regolarità su tutto, ci siamo stropicciati gli occhi. É il proseguimento delle comunicazioni tattiche in atto da tempo tra le due parti o qualcosa di nuovo? Dell’articolo non possiamo dire né sapere, ma dietro i contenuti e le considerazioni siamo incerti se vedervi o meno presenze sospette, o comprensibile voglia di lanciare la notizia più sensazionale delle ultime settimane. Forse un po’ l’una un po’ l’altra. Certo il fatto che il tutto sia stato veicolato da un media ternano (Umbria On) lascia pensare.
Ora ci chiediamo se male abbia fatto chi pur conoscendo bene il corso degli eventi voleva cautelativamente, per ragioni ambientali, attendere qualche giorno per proporre una lettura un po’ più approfondita di quanto sta accadendo nello sviluppo dei rapporti tra vecchia e nuova società. Crediamo di no, avendolo fatto in ossequio a ciò che sta chiedendo la maggior parte dei tifosi: «Per la squadra il momento è difficile, facciamoli lavorare in pace». Per di più con alle porte una partita importante e delicata, per i molteplici motivi che sappiamo. Crediamo non fosse un venir meno ad un dovere giornalistico. Parliamo pur sempre di calcio dietro le quinte, spesso punteggiato da schermaglie legali che hanno un valore strategico più che effettivo, e dai risvolti conseguenti non certo immediati. La vicenda di cui parleremo avrà i suoi tempi e parlarne mercoledì o domenica sera non avrebbe fatto alcuna differenza.
Ma visto quanto accaduto – articolo e risposta della nuova proprietà – senza, in entrambi i casi, i necessari approfondimenti utili ad inquadrare il tutto sotto una giusta prospettiva, sentiamo – ora si- il dovere di intervenire per chiarire i tanti aspetti che caratterizzano questa “vicenda”. Non possiamo non farlo, nonostante il rispetto che nutriamo per chi in questo ambito lavora in campo, alla luce del sole, cioè calciatori e tecnici (speriamo nemmeno ci leggano o, dovessero farlo, raccolgano l’essenziale e dimentichino anche quello). Viste le illazioni, le strane interpretazioni, i timori che serpeggiano da un paio di giorni, proviamo a mettere il naso nelle segrete stanze dove si agisce con strumenti diversi dal pallone. Con dichiarazioni nemmeno troppo velate, schermaglie dialettiche, strategie legali, pec, diffide, minacce di cause e chissà quanti consulenti.
Una bella battaglia. Forse il vecchio Grifo, in quasi centoventi anni di vita, di così dure, sottili, a volte anche cruente, non ne aveva mai viste. Un buon motivo per non lasciare nulla di intentato nel voler capire bene i risvolti evidenti e nascosti della “faccenda”. E chi si occupa di informazione può dare una sua piccola mano. In modo possibilmente obiettivo e neutrale. Cosa che stiamo provando a fare.
La prima impressione è di trovarci di fronte a due veri giganti della parsimonia più estrema (come dimostrerebbe anche la curiosa disfida all’ultimo prezzo davanti all’esperto notaio Mario Biavati). Oltreché delle competenze commerciali più fini, al confine con l’astuzia più spinta. Che a volte sfocia anche in furbizie sottili. Doti tutte importanti per imprenditori di rilievo quali sono ambedue i contendenti di questa insolita sfida. Nobili o meno che siano!
Le poche righe sommarie di mercoledì non sono certo esaustive rispetto alla complessità di un atto notarile che definisce un gran numero di condizioni di vendita, con cifre, date, clausole e precise garanzie per ambo le parti, in caso di inadempienze contrattuali o di eventuali sopravvenute evidenze di nuovi debiti a carico dell’ex presidente sfuggiti ai pur severi controlli della “du diligence” (controlli contabili approfonditi). Operazione quest’ultima effettuata dallo studio romano Chiomenti, scelto e pagato caro dall’acquirente, trattandosi dei numeri uno in Italia in questo campo.
Il faldone notarile, oltre all’atto di vendita vero e proprio (il cosiddetto “closing”) di poco più di venti pagine, comprende una serie di accordi collaterali che occupano uno spazio ben più corposo (le pagine sono alcune centinaia). In queste ultime risiedono conteggi e pagamenti previsti relativi soprattutto al materiale sportivo che la Frankie Garage ha lasciato in dote o fornirà ancora al Perugia Calcio. Si tratta di due partite diverse.
Una riguarda gli articoli presenti al momento della vendita all’interno di uno “store” e di una vetrina passati in gestione alla nuova società. L’altra invece si riferisce alle forniture di materiale tecnico che l’azienda di Fiano continua a consegnare alle varie compagini del Grifo (per quelle della prima squadra è prevista la gratuità totale). Altro capitolo è la gestione della cosiddetta “Accademy” (con oltre cento società affiliate in tutta Italia) passata interamente alla nuova proprietà, che però continuerà a rifornirsi dalla FG per tre anni. In questo caso è quest’ultima ad incassare i proventi dalle affiliate per poi retrocedere le relative provvigioni al Perugia.
Anche su queste voci potrebbero esserci confronti in corso per eventuali riconteggi, o patteggiamenti diversi sui prezzi riportati dagli accordi appena citati. L’impressione è che su questo versante Santopadre possa anche chiudere più di un occhio, forse con la speranza di spuntarla nelle questioni più spinose. A partire dalla materia del contendere più rilevante. Quella relativa alla famosa “fideiussione” prestata da Santopadre alla nuova società la scorsa estate (ne parleremo più avanti), ed a seguire le rate successive alla prima (di 500mila euro regolata alla firma dell’atto, su un totale stabilito di 2milioni 50mila). Ne restano tre, la prossima il 29 dicembre di 500mila, le ultime due, probabilmente, a fine marzo e fine giugno. A breve dunque, a meno che si accordino prima su tutto, misureremo la prima cartina di tornasole su come sta girando o meno il vento.
Prima di entrare nei dettagli di ciascuno spicchio di questa spinosa contesa -che potrebbe anche non essere importante conoscere- restiamo su valutazioni più complessive. Sono queste che renderanno più chiaro il contesto in cui ci stiamo muovendo ed arrovellando. Fugando così almeno una parte dei timori indotti dalle ultime notizie. Del tipo: oddio oddio, Santopadre potrebbe tornare! Quando mai?! A meno di un improbabile finimondo.
E su questo ha avuto parziale ragione la nuova proprietà nel proporre la sua immediata e perentoria smentita. Perché “parziale”? Perché si può dire che non ci siano ancora in corso vere azioni legali, ma non che non ci siano “controversie”. In quelle centinaia di pagine ve ne sono un po’ ovunque. Altrimenti gli attuali fermenti, incontri, scambi di pec, intimazioni, ingiunzioni, diffide reciproche, cosa riguarderebbero? Un “vogliamoci bene” o “gli auguri di Natale”? Scusate l’ironia, ma crediamo sia quasi dovuta. Le voci verificate, certe, comprovate, sono sulla bocca di tutti. Basta scendere in strada ed intercettarle. Perugia è piccola e la gente mormora.
Ma controversie non vuol dire conflitti. Magari mentre stiamo scrivendo si stanno già avvicinando ad un accordo. Si perché proprio oggi ci risulta che a Roma dopo gli scudieri si potrebbero incontrare i vertici. Forse Santopadre Vs Borras. Chissà in serata arrivi una inaspettata “fumata bianca”.
La sensazione è che converrebbe a tutti. Santopadre potrebbe fare un qualche sconto su alcune delle voci in questione, in cambio di certezza su date ed incassi. E Faroni spenderebbe meno. Evviva evviva. Meglio in tasca a lui che all’ “ingrifato sul braccio” (a proposito chissà se quel tatuaggio già sbiadito, svanirà nelle nebbie teverine tra rimorsi e pentimenti?). D’altronde ii “vecchio” rappresenta il trapassato. Avanti al “nuovo”.
Il neopresidente potrebbe così compensare almeno in parte l’immenso indispettimento -e ci sarebbe da capirlo- scaturito dalle illusorie previsioni che qualcuno aveva sussurrato al suo cassiere. Cifre da raccogliere nel perugino tra sponsor, abbonamenti, plusvalenze. Totali previsti multipli rispetto alla cruda realtà che si è trovato di fronte. Da qui forse le scarse disponibilità iniziali, che tutti hanno temuto si protraessero per troppo tempo.
Poi qualche schiarita, con ingaggi, nuove collaborazioni, qualche intervento più o meno strutturale. Ed ora l’attesa di un sereno duraturo, quello di cui è capace solo ben’altro denaro. Se qualcosa lo lasciasse sul tavolo all’ultimo giro di carte Santopadre, senza barare, crediamo non dispiacerebbe a nessuno! Altre risorse, ben più sostanziose, prima o poi troveranno pure il verso di arrivare. Come ebbero a dirci sia Faroni che il direttore generale Borras. Il primo, in una nostra intervista rispondendo, ammettiamolo anche un po’ stizzito, ad una nostra domanda: «No te preocupes, yo me encargo» (una sorta di “ci pensi mi” in dialetto meneghino, mentre tra le labbra si leggeva: “Fatti gli affari tuoi”). Poteva non avere tutti i torti. Ma qualcosa dovremo pur chiedere!
Il secondo, Borras, invece, incontrato in più occasioni, si è sperticato nell’affermare con toni decisi, almeno una dozzina di volte: «Dinero no problema, dinero no problema». Rincuorante! A proposito di incontri con Borras, uno è stato fortuito. Alle cena annuale di Confindustria! Ottimo segnale, gli argentini vi si sono iscritti subito. Il “principe der Testaccio” (centro storico) e pure “Cavaliere del Commercio” (di Roma Capitale) nemmeno ci ha mai pensato. Chissà se causa “quota” annuale un po’ salata.
Torniamo all’attualità stretta ed alle sue incombenze. Se le dure e decise controversie in corso dovessero sfociare in azioni legali e queste volessero mirare in alto: cioè all’invalidazione dell’intero atto di vendita (difficilissimo, dovrebbero essere rilevate inadempienze gravi, e i diretti interessati evidentemente le eviteranno), o di qualche altro accordo rilevante (li abbiamo elencati), o alla pretesa assoluta del rispetto di cifre e date, si arriverebbe obbligatoriamente a percorsi giudiziali di durata considerevole, anni più che mesi.
Anche una poco probabile decisione estrema di un giudice di ricorrere all’escussione del pegno delle quote societarie (garanzia decisiva in caso di mancato pagamento, parziale o totale, come accade con il mutuo per la casa), avvierebbe un percorso lungo e periglioso. Con al traguardo: la decisione di riassegnare le quote al venditore, o eventualmente metterle all’asta, od anche nominare un commissario straordinario. Tutte prassi che oltre impiegare molto tempo ad essere sviluppate, arrecherebbero vuoti gestionali e gravi danni ad un genere di società molto atipica qual è quella calcistica. Dovremmo dire impraticabile, inaccettabile da ambo le parti.
Dunque dovranno solo trattare. A partire dalla “fideiussione”. Si tratta della garanzia che obbligatoriamente si deve depositare in Lega per poter disputare il campionato. È una copertura parziale di tutto ciò che le società dovranno spendere nel corso della stagione, fra contributi, stipendi ed altro. Per il Grifo la cifra è di 1milione 150mila euro. La precedente sarebbe scaduta in ottobre. La nuova società, evidentemente in momentanea carenza di liquidità (stava pagando la prima rata dovuta a Santopadre, 500mila) chiede all’ex presidente di prestarla in amicizia. Viene fatto, forse anche per agevolare la firma dell’atto. In fondo è solo denaro accantonato in garanzia. L’accordo, che appare in ceralacca rossa sull’atto notarile, prevede la sostituzione della stessa il 30 settembre. La nuova garanzia libera la vecchia. Trascorso il termine. Nulla di fatto. Santopadre inizia ad agitarsi ma senza muoversi. Poi invece parte la prima diffida a pagare entro cinque giorni, scaduti la scorsa settimana. Siamo a queste ore.
Di questo stanno parlando alacremente. Insieme ad altre varie contestazioni che riguardano un po’ tutto. In primis nuovi debiti che fossero sfuggiti ai pur stretti controlli della “du diligence”, o sopravvenuti rispetto a questi. Fornitori dormienti che si sono palesati all’improvviso ed altre cosucce. Santopadre controlla e dice di no, o non esistono o sono già considerati. Si va alle vie legali o si ricalcola. C’è da ritenere che quest’ultima sia la migliore soluzione. Stessa identica situazione per il materiale dello “store” del Grifo e le forniture. Si va al riconteggio? Si vedrà. Intanto la società è protetta da una clausola dell’atto: ogni nuova voce oggetto di controversia verrà detratta dalla rata successiva. Il 29 dicembre capiremo meglio. Poi con le mosse di mercato ancor di più. Ma chissà, forse già questa sera, da Roma potrebbe arrivare la lieta novella di una stretta di mano, “l’accordo è fatto”. O forse no! Il calcio è davvero imprevedibile!
È giunta l’ora di salutarci. Al vecchio-nuovo Grifo ed a noi tutti: “in bocca al lupo” e buone feste. Alla prossima eventuale narrazione.
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