Il pensiero osceno è il teatro dell’innovazione tecnologica
Per dissezionare un cadavere, per costruire un telaio meccanizzato — e per scrivere un prompt — bisogna obbligarsi a pensare ponendosi in una relazione scandalosa con gli oggetti del mondo sensibile.
(Marguerite Yourcenar — “L’Œuvre au noir”, 1968)
La Preistoria non esiste
Perché mai dovrebbe esistere un “prima” della Storia? E se esiste, non è sospetto che la linea di start della “Storia” inizi esattamente con gli eventi che hanno portato la civiltà occidentale a dominare il mondo?
Il concetto di “Preistoria” è un’invenzione irricevibile. Ci impedisce di avere un quadro chiaro della linea temporale dell’evoluzione di homo sapiens sapiens, e introduce nel discorso — in modo manipolatorio — un elemento teleologico. Vale a dire: ci costringe a dare per scontato che esista una direzione, uno scopo alla nostra vicenda storica.
Che magari c’è, ma perché mai dovrebbe essere proprio quello che vede culminare la civiltà che ne sta discutendo?
(Chris Gosden — “Prehistory: A Very Short Introduction”, 2003)
L‘innovazione tecnologia la fanno le informazioni, non le tecnologie
I processi di innovazione tecnologica dipendono dal libero accesso alle informazioni in modo più diretto di quanto sia ragionevole supporre. Nella Francia del 1600, spiega Cipolla, gli sforzi per costruire cannoni in ferro (più economici rispetto a quelli in bronzo) sono stati enormi. Non mancavano nè le risorse economiche, né lo spirito imprenditoriale, né le materie prime (ferro, legna, carbone, acqua), né le condizioni politiche. Tuttavia, solo alcuni di questi tentativi sono stati coronati da successo, perché non si sapeva che esistono diversi tipi di ferro, e solo quelli con certe caratteristiche chimiche erano adatti allo scopo.
(Carlo M. Cipolla – “Vele e cannoni”, 1965)
Chi cerca Dio non vuole “stare bene”
Il dissolvimento a favore del mercato delle tensioni spirituali verificatosi in Occidente nell’ultimo secolo ha portato, in anni recenti, all’esplodere di corsi, webinar e coaching di ogni tipo. Self-help, approcci olistici, reclaim your life e stacippa. Ciò che li unifica è la promessa al cliente/adepto di migliorare le proprie condizioni di vita, materiali o psicologiche che siano.
Però…tutte le grandi tradizioni religiose dell’umanità sembrano andare in una direzione opposta. Chi cerca Dio in modo autentico — qualunque cosa si pensi di questa tensione — non lo fa affatto per “stare bene”, ma per dare Senso ad un progetto di esistenza che sostanzialmente lo trascende in quanto individuo, corpo, mente ecc.
L’odierna “spiritualità” è cugina del capitalismo, non della religione; non è detto che sia un male, ma è meglio saperlo.
(Andrea Colamedici, Maura Gancitano — “Tu non sei Dio”, 2016)
Gli animali soffrono
Non solo, ma noi siamo animali che non vogliono soffrire.
(Peter Singer — “Animal Liberation”, 1975)
I libertari posso essere degli psicopatici
Mi sento vicino a certi aspetti del pensiero libertario; tuttavia, alcune delle teorie economiche che nutrono questa visione del mondo, oggi in rapida ascesa, mi sembrano straordinariamente stupide. Thomas Sowell, in un suo testo divulgativo molto letto, colleziona un numero impressionante di fallacie logiche, tra cui la selezione di fonti unicamente a sostegno delle idee che dovrebbe dimostrare. Ad un certo punto, spiega che alcune mele sono più buone di altre, ma mentre in un sistema a libero mercato i produttori di mele buone hanno più incentivi a distribuirle e venderle, nelle economie pianificate questo non succede, e quindi tutti mangiano mele cattive.
Ora, chi decide quali mele sono più buone? Cos’è la bontà, nelle mele? Esiste una correlazione tra bellezza nell’aspetto esteriore delle mele e gusto? Sowell non affronta queste domande, e anzi teorizza il proprio diritto a non doverlo fare.
Ebbene, sbaglia. Nei supermercati delle economie di mercato avanzate si trovano moltissime mele, ma alcune, buonissime, proprio non ci sono. Il motivo è che non è economicamente vantaggioso coltivarle, conservarle, distribuirle.
Il libertarismo è un’ideologia, e può essere stupida e pericolosa come e peggio del marxismo.
(Thomas Sowell – “Basic Economics: A Citizen’s Guide to the Economy”, 2000)
Il consiglio di “contare fino a 10” quando sei arrabbiato, in realtà non è stupido
Quando siamo in preda ad una forte emozione, esiste un “periodo di latenza”, di durata variabile, nel quale il nostro cervello è in grado di prendere in considerazione solo gli stimoli e le fonti di informazione che rinforzano quella emozione. Questo perché la selezione evolutiva ha favorito quelli tra i nostri antenati che, una volta presi dal disgusto, continuavano ad essere disgustati, evitando in questo modo di finire di mangiare il cibo marcio.
Questa risposta evolutiva non è modificabile, e mentre l’emozione insorge, non è nemmeno possibile esserne coscienti. Ma se si capisce il meccanismo, dopo alcuni secondi è possibile riconoscere il periodo di latenza e “osservarlo dall’esterno”. Purtroppo non lo si sconfigge, ma è possibile evitare la fase successiva, e cioè l’importazione nel proprio comportamento di uno “script” appreso nell’infanzia, che regola l’escalation emotiva.
In altre parole, non posso evitare di arrabbiarmi in modo esagerato quando una persona prepotente mi ha fatto un piccolo torto del quale sarebbe meglio ridere, ma posso imparare a non scappare dal confronto, inibendo lo script “fuga dal conflitto” appreso da bambino quando vedevo litigare i miei genitori.
Il Barocco è anche pienezza di senso
Decenni di minimalismo ci hanno abituato a sentire un’insofferenza profonda, instintiva, irredimibile verso il Barocco.
Tuttavia, in un momento storico assediato dal senso della “morte di una civiltà” (l’Inghilterra degli anni ’30 del ‘900, l’intera civiltà Occidentale qui e ora), gli eccessi di quello stile possono apparire come una porta che si schiude, paradossalmente, verso una pienezza di godimento che redime e avvicina alla natura.
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