A Barcellona i fondi cacciano i residenti per affittare le case ai turisti

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«Colonialismo del ventunesimo secolo». È così che i catalani chiamano l’impennata delle case vacanza a Barcellona. Metafora per niente leggera, considerata la storia coloniale del Regno di Spagna, ma neppure esagerata: palazzi improvvisamente acquistati da fondi speculativi, disdette dei contratti d’affitto e sempre più inserzioni sulle piattaforme AirBnb e Booking. Via quindi i residenti, dentro i turisti mordi e fuggi. Eppure, negli ultimi anni, Barcellona aveva cercato di giocare in anticipo per non fare la stessa fine di Madrid. Norme restrittive, controlli severi, multe, censimenti. Ma basta poco, anche una gabola nella norma, perché i fondi di investimento si prendano tutto. È il caso dell’Eixample 84-92 di “calle Tarragona”, dove il fondo di investimento “Gallardo” ha ottenuto in via giudiziaria l’autorizzazione di trasformare 120 appartamenti in case vacanza. Il tutto aggirando il piano urbanistico di alloggi turistici che dal 2018 impediva la nascita di nuove unità Bnb. Da allora è guerra agli inquilini. «È da un anno che ci fanno da vita impossibile – ha detto Alicia Llobregat, di 45 anni –. Non vedono l’ora di trasformare tutti gli appartamenti in B&B per guadagnare 400 euro a notte. Così i residenti sono solo un disturbo da eliminare».

A oggi sono trentacinque gli appartamenti svuotati su pressione del Fondo, che secondo El País attende impazientemente la scadenza di altri 52 contratti entro il 2030. Apparentemente gli appartamenti sembrano vuoti, ma poi appaiono sul mercato sotto forma di B&B.

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C’è un maxi condominio, che pian piano sta diventando un grand hotel a pochi passi dalla stazione Sants. Basta entrare in seminterrato per trovare i locker per le valigie e una quindicina di lavatrici. Ma l’edificio è finito sotto le mani di Gallardo perché «privo di mantenimento e quindi preda facile del fondo speculativo, che da un giorno all’altro ha acquistato l’immobile» ha riferito il sindacato de vecinos y vecinas.

I vicini dell’Eixample raccontano di aver trovato in rete persino l’annuncio di un attico che aveva preso fuoco cinque anni prima e ritenevano fosse vuoto. Cambia dunque in fretta l’anatomia del palazzo situato al cuore di una città che, a detta dei suoi abitanti, si sta trasformando «in un parco giochi senza residenti». Ad agevolare la transizione sono i cosiddetti “sfratti invisibili” ha denunciato dell’Associazione di vicini: «C’è una legge del silenzio. Mentre tutto ciò accade l’opinione pubblica guarda dall’altra parte». È andata così con Carla che ha visto recedere il suo contratto non appena è andata in pensione. Il Fondo le aveva comunicato un «cambio di orientamento nell’impresa» e lei non ha usufruito dei tre mesi di proroga che le spettavano di diritto per trovare una nuova sistemazione.

Negli ultimi due decenni il 20% delle abitazioni è cambiata di “mano” mentre negli ultimi 40 anni il quartiere ha perso il 40% dei suoi abitanti: nel 1976 erano 71.600, ora sono 44mila mentre i posti turistici sono saliti a 33mila. Molte di esse sono gestite dai grandi fondi speculativi. È quanto emerge dal rapporto sulla Gentrificación y Vivienda de Lujo, lo studio fatto sui 607 palazzi verticali del quartiere. Malgrado l’entusiasmo mostrato dall’ex-sindaca di Barcellona Ada Colau Ballano – intervenuta al Social Forum sull’abitare di Genova –: il caso Eixample mette in evidenza l’impotenza della municipalità dinanzi allo strapotere nei fondi.

E anche se l’aria di rassegnazione rabbuia i volti nella municipalità, l’amministrazione continua a giocare d’attacco e annuncia il non rinnovo delle autorizzazione di 10mila case vacanza in scadenza nel 2028. «La decisione è irrevocabile», ha risposto il sindaco Jaume Collboni a una lettera pervenuta da AirBnb che rimproverava l’inefficienza delle politiche abitative in città. «È evidente – ha sostenuto la direttrice della piattaforma in Spagna e Portogallo, Sara Rodríguez Marín – che le restrizioni contro le abitazioni di uso turistico a Barcellona, nell’ultimo decennio, non sono servite a contrastare il problema della casa». Rodríguez Marín ha aggiunto che il vero problema è un altro: «In Spagna si sono costruite pochissime abitazioni dal 1970 e per ogni Casa vacanza ci sono otto unità abitative vuote». La decisione della Giunta Collboni ha riscontrato anche l’opposizione del Partito popolare, che non si è mai detto contrario all’espansione dei fondi di investimento.

Ma neppure a sinistra c’è un’alleanza politica solida sulla questione abitative. Tant’è che alla manifestazione dello scorso 23 novembre le associazioni hanno intonato cori contro la stessa amministrazione, dicendosi abbandonate dalla politica.





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