Avviso ai pellegrini: «L’ombrello non basterà. Armatevi di”santa”pazienza, portatevi pinne, occhiali e pure un canotto gonfiabile nello zaino. Tutte cose che potrebbero tornarvi utili». Manca una manciata di giorni all’apertura della Porta Santa che segna l’inizio ufficiale del Giubileo e la città è evidentemente impreparata. Venerdì la Capitale ha vissuto una delle peggiori giornate degli ultimi anni. Non è tanto per dire. Basta farsi un giro sui social e leggere i commenti dei romani e dei turisti. Qui non si tratta nemmeno più di delusione e rabbia. Venerdì si è andati oltre, con gente con le lacrime agli occhi. Ma una grande mano a un certo punto deve essere scesa sulle teste di pedoni, automobilisti e scooteristi per calmarli e convincerli a non trasformare la città in una bolgia di isteria collettiva. È miracoloso davvero che nessuno si sia fatto male, che qualcuno non abbia investito un passante, picchiato un altro automobilista sotto la pioggia battente. Ce ne sono state tante di giornate, di venerdì neri, negli ultimi anni. Ma mai la concomitanza di uno sciopero, del maltempo, di un paio di cortei e di cantieri stradali aveva portato a una situazione limite, di pericolo sociale.
Venerdì Roma è collassata. Non c’è altra parola per descrivere il caos, ma forse qualche numero può aiutarci a comprendere meglio la situazione: attese di un’ora per un taxi, più di due ore per percorrere 500 metri in macchina. Questo record è stato registrato tra l’Esquilino e Porta Maggiore, dove perfino gli scooter sono rimasti bloccati in un inestricabile groviglio di lamiere fin dal primo pomeriggio. Non si passava, punto. Neanche le ambulanze, i pompieri, le auto delle forze dell’ordine potevano svincolarsi dalla morsa del traffico. E un’altra cosa i romani l’hanno notata: l’assenza, da una certa ora, della polizia locale: sparita, volatilizzata, scappata. Lo snodo circolare di porta Maggiore / piazzale Labicano, per esempio, alle 23 era ancora totalmente bloccato come un ingranaggio che non può andare né avanti né indietro. I semafori hanno smesso di assolvere al loro compito: che fossero rossi o verdi poco importava, tanto non ci si poteva muovere di un millimetro. E i vigili non c’erano. Forse s’erano “dati” per paura di essere aggrediti. Gli ingorghi si sono formati in tutti i quadranti lungo l’intera cerchia delle Mura Aureliane a Est e intorno a quelle papaline a Ovest, nel quartiere Prati, dilaniato dai cantieri giubilari.
Venerdì prossimo, per fortuna, inaugureranno la nuova piazza Risorgimento e il 23 le auto torneranno a percorrere il Lungotevere in Sassia con la fine dei lavori in piazza Pia. Entro la fine dell’anno saranno chiusi 64 dei 204 cantieri Giubilari. Questo significa che la strada che porta alla normalità è ancora lunga e che i cittadini dovranno contare ancora fino a 150. In alcuni quartieri, poi, la giornata, già complicata per via dello sciopero, è stata rovinata dagli allagamenti: intere strade si sono trasformate in pochi minuti in fiumi impossibili da attraversare e in alcuni casi è stato necessario chiuderle alle auto. E quando questo accade l’unico responsabile è il Comune, che si ostina, nonostante puntuali denunce e precise segnalazioni, a non svuotare caditoie e tombini pieni di immondizia accumulatasi in lustri di incuria e abbandono. Venerdì i romani non solo sono riusciti a mantenere la calma e non trasformare le strade in un “tutti contro tutti”, ma armati di ombrelli, lì dove necessario, sono scesi dalle auto e hanno preso in mano la situazione vestendo i panni dei”pizzardoni”. È diventato virale, on line, il video di una signora che a piazza San Clemente, al Celio, si è messa a dirigere il traffico sotto la pioggia incessante per tentare di far girare un autobus rimasto incastrato a causa di alcune auto parcheggiate in divieto di sosta.
C’è stato chi invece di abbandonare l’auto lì dove si trovava e andarsene a piedi si è fatto forza e ha provato a far ragionare gli altri automobilisti per far muovere avanti e indietro le auto nel tentativo di creare varchi e farle defluire verso improbabili vie di fuga. Altri ancora, alla guida di piccole utilitarie, dove hanno potuto, sono perfino passati sui marciapiedi, col rischio di investire qualche pedone. Chiamateli pazzi, indisciplinati, come vi pare.O forse semplicemente, bisognerebbe chiamarli «disperati». Questa è la città che sta per accogliere milioni di pellegrini da tutto il mondo. La città delle “Sette Chiese”, dove il «giro» delle basiliche potrebbe trasformarsi in un “girone” infernale in attesa di un taxi che non arriverà mai. Venerdì c’è chi ha atteso con l’acqua alle caviglie un’auto bianca per un’ora. E stavolta non era colpa della categoria. Anche i tassisti affogavano nel traffico, maledicendo il Campidoglio, il maltempo, gli scioperi, i cortei e pure i giudici del Tar che hanno dato ragione ai sindacati annullando la precettazione del ministero dei Trasporti che ha cercato di evitare il peggio. I pellegrini che verranno a Roma preghino per la pace, prima di tutto. Ma nel caso avanzasse loro qualche pensierino, lo dedicassero a questa città. Ne ha tanto bisogno.
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