“Per la madre Russia farei a pezzi chiunque”. Dal carcere al fronte, il ritorno a casa dei detenuti

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Il primo giorno di scuola, due uomini in uniforme stanno di fronte a una classe piena di bambini. «Questo è un momento molto speciale», dice l’insegnante agli studenti. «Non a tutti capita di conoscere dei veri eroi della Russia». Uno degli uomini è Sergey Spitsyn, ex capobanda, pluriomicida condannato e veterano della guerra in Ucraina. «I nostri nonni hanno dato la vita combattendo il fascismo», si rivolge ai bambini l’uomo sulla cinquantina con occhialini scuri. «Ora la situazione è simile, i vostri padri e nonni stanno combattendo contro il fascismo», continua Spitsyn, ripetendo la narrativa ufficiale del Cremlino che descrive l’invasione dell’Ucraina come una guerra difensiva contro il «regime fascista» di Kyiv. Spitsyn è uno dei 50.000 carcerati che parteciparono al “Progetto K”: il reclutamento gestito dalla compagnia militare privata Wagner dal luglio 2022 al gennaio 2023 per sostenere lo sforzo bellico della Russia in Ucraina. In cambio di un contratto di sei mesi al fronte, ai detenuti era concessa la grazia dal presidente Vladimir Putin. I sopravvissuti – circa due prigionieri su tre secondo i calcoli di BBC e Mediazona – sono ora celebrati come eroi dal regime russo, disposto a perdonare i crimini peggiori in cambio della fedeltà assoluta alla madrepatria.


Il “Walter White russo”
L’ex trafficante di droga e veterano della Wagner Dmitry Karavaichik, 39 anni, fa ritorno nella prigione dove ha trascorso circa tre anni della sua vita; un cameraman lo riprende mentre parla con i detenuti, che gli chiedono della sua nuova vita da uomo libero: è la scena iniziale di un cortometraggio appena uscito intitolato Un Eroe del Nostro Tempo. Il film è in parte una storia d’amore tra Karavaichik e sua moglie, l’insegnante di fisica Diana Gribovskaya.

I due furono arrestati nel 2018 per la produzione e vendita su larga scala di anfetamine e condannati rispettivamente a 17 e 16 anni di carcere. La coppia negò le accuse, sostenendo di non vendere droghe vere, ma di «ingannare i clienti» con una miscela di pillole medicinali. «Era semplice avidità» spiega Karavaichik, diventato noto alla stampa locale come il “Walter White russo”, riferimento alla popolare serie TV Breaking Bad. «Pensavo, perché non vendere questa robaccia e fare soldi? ».

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Karavaichik fu tra i primi carcerati ad arruolarsi nella Wagner e a tornare in libertà nel gennaio 2023. Per i suoi meriti in battaglia, racconta, si era guadagnato il prestigioso titolo di “Eroe della Russia”. Allora Karavaichik si rivolse al capo della Wagner, Evgeny Prigozhin, con una richiesta: scambiare la sua onorificenza con la liberazione della moglie. «Vediamo cosa posso fare», gli rispose Prigozhin. Alcune settimane più tardi, anche Gribovskaya ricevette la grazia. «Ha fatto tutto lui», dice Karavaichik parlando di Prigozhin. «È andato direttamente da Vladimir Vladimirovich; gli sono profondamente grato». Un anno fa, Gribovskaya ha dato alla luce il primo figlio della coppia, chiamato Vladimir in onore del presidente.


Il killer a pagamento
Negli anni novanta, un periodo di grave crisi economica e sociale in Russia, Spitsyn guidava una banda di criminali specializzati in rapine e omicidi su commissione. «Sopravvivere negli anni ’90 era molto difficile», si giustifica l’uomo. «Avevo un figlio, una moglie e una madre, dovevamo mangiare». Il suo ultimo delitto – il rapimento e l’assassinio di un uomo in un bosco nel 2013 – gli valse una condanna a ventidue anni. Un decennio più tardi, la prigione di Spitsyn ricevette la visita del leader della Wagner Prigozhin, che fece ai detenuti una proposta: combattere in Ucraina in cambio della libertà. Allora era evidente che il blitzkrieg di Putin aveva fallito e che l’esercito russo si trovava impantanato in un conflitto al quale non era preparato. Per far fronte alla carenza di truppe, il governo russo si era rivolto alla Wagner per il reclutamento di prigionieri.

Prigozhin, che in gioventù aveva scontato una pena di nove anni per rapina e altri reati, conosceva bene il mondo delle prigioni e parlava ai detenuti nella loro lingua. «Non ci nascose nulla, disse subito che aveva bisogno di truppe d’assalto da mandare al macello, che sarebbe stata dura», ricorda Spitsyn. Prigozhin cercava soprattutto condannati per crimini violenti, uomini senza paura di uccidere e con poco da perdere. Spitsyn allora viveva comodamente dietro le sbarre, godendo dei privilegi del suo rango nella gerarchia criminale. Fu il suo patriottismo, dice, a motivarlo ad accettare l’offerta di Prigozhin. «Anche se mi avessero chiesto di combattere e poi di tornare in prigione, sarei andato lo stesso», disse Spitsyn. «Per la mia madrepatria farei a pezzi chiunque».


Nel tritacarne di Bakhmut
Dopo un breve addestramento, i detenuti venivano inviati nei pressi della città di Bakhmut, all’epoca una delle aree più calde del fronte. Spitsyn, risultato positivo all’epatite dopo un rapporto non protetto con una prostituta, fu assegnato all’unità “Umbrella” riservata alle reclute affette da malattie trasmissibili col sangue, considerati i più sacrificabili. Spitsyn ricorda bene la sua prima missione: prendere il controllo di una pompa di benzina sotto il costante fuoco dell’artiglieria e dei droni ucraini. «Era davvero terrificante». Nel corso della battaglia di Bakhmut, che si concluse con la vittoria russa, la Wagner perse 20. 000 uomini, il 90% dei quali erano ex carcerati, secondo i dati di BBC e Mediazona. Un sacrificio umano enorme, ma che pagò strategicamente la Russia: Kyiv sacrificò le sue migliori unità nella difesa di Bakhmut, sottraendo risorse alla controffensiva poi fallita nell’estate 2023.

Il “Progetto K” fu chiuso nel febbraio 2023, quando il ministero della Difesa prese il controllo del reclutamento dei carcerati. Nei mesi successivi, il conflitto tra Prigozhin e i vertici militari si inasprì fino a culminare nella ribellione armata della Wagner il 24 giugno. Poco dopo, Prigozhin e altri leader della compagnia rimasero uccisi in un misterioso disastro aereo.

Ritorno alla vita civile
Un anno dopo, nella periferia di San Pietroburgo, decine di veterani della Wagner sono radunati di fronte a un memoriale improvvisato per onorare Prigozhin nell’anniversario della sua morte. «Ha creato questa organizzazione, uno degli eserciti più forti al mondo», proclama Spitsyn rivolgendosi alla piccola folla. «Gloria alla Russia! Gloria alla Wagner! ».

«Era come un padre per noi; ci ha dato una seconda possibilità di vita» concorda Karavaichik, che ora gestisce varie attività imprenditoriali nel settore militare, tra cui la produzione di protesi e sacchi a pelo. Spitsyn lavora alla stazioni dei treni, dove fornisce sostegno ai passeggeri con problemi di mobilità. «Mi piace aiutare la gente» afferma. «Quando ricevi così tanti ringraziamenti sinceri ogni giorno, nessuna somma di denaro è paragonabile». In qualità di veterani della guerra in Ucraina, Karavaichik e Spitsyn sono spesso invitati a tenere lezioni di “educazione patriottica” nelle scuole.

I due uomini sostengono che il crimine non li attrae più mentre resta forte la tentazione di tornare al fronte. «È come una droga per un tossicodipendente», spiega Karavaichik, che sta pensando di firmare un altro contratto militare. Spitsyn, riflettendo sui suoi crimini passati, non esprime rimorsi. «Ciò che è fatto è fatto, che senso ha pentirsi? ». dice. «Erano tempi e circostanze diverse, mentre la patria, il Paese, sono totalmente un’altra cosa».

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