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Brescia. Hanno sfilato per le vie di Brescia, in corteo, nella serata di venerdì 13 dicembre, circa 400 aderenti ai movimenti di estrema destra ed ultra nazionalisti.
La manifestazione, annunciata nei giorni scorsi, è stata organizzata da diverse sigle (Brescia ai Bresciani, CasaPound, Comunità Militante Brescia, Nazionalisti Camuni, Rete dei Patrioti e Veneto Fronte Skinhead) sotto gli slogan «Brescia è nostra e ci appartiene» e «Difendi Brescia contro il degrado e la criminalità». La sfilata ha attraversato strade e quartieri dove è più massiccia la presenza di immigrati: Parco Gallo, via Corsica e stazione ferroviaria.
«La città di Brescia rappresenta, in Italia ed in Europa, il totale fallimento della società multirazziale – si legge nel manifesto dell’evento – supportata dai dati statistici che vedono gli stranieri campioni di criminalità, dalle notizie di cronaca e dai fatti quotidiani riportati dai cittadini bresciani, la realtà – fatta ormai di ghetti e quartieri inaccessibili per gli italiani – smentisce ampiamente la favoletta dell’immigrazione buona e necessaria, diffusa dal sistema. In tutto questo, la risposta istituzionale, cioè di chi ha il potere per porre un freno a questa situazione, è assolutamente assente; a partire dal Comune di Brescia, amministrato dal sindaco Laura Castelletti e dalla sua giunta di centro-sinistra, fino ad arrivare alla Provincia, alla Regione e al Governo nazionale, questi ultimi saldamente nelle mani di un centro-destra che gode di un ampio consenso e di un mandato popolare ad agire, ma le cui azioni sono ad oggi totalmente inefficaci ed irrisorie».
«Non solo insicurezza – continua la nota – a questo si aggiunga lo smantellamento dello Stato sociale in favore dello straniero, la progressiva sostituzione etnica ai danni degli italiani, le richieste di Confindustria di manovalanza straniera sottopagata al posto dei più costosi italiani e la presenza, già a partire dagli asili, di classi composte solo da figli di immigrati; in sintesi, questa manifestazione rappresenta la volontà della forze identitarie bresciane ed italiane di salvare il nostro Popolo dal baratro esistenziale in cui è proiettato. La risposta, ancora una volta, non può che scaturire dalla piazza e dalla discesa in campo della gente comune: siamo convinti che la volontà del popolo italiano di liberarsi, una volta per tutte, dal fenomeno dell’immigrazione di massa e di tutte le sue deleterie conseguenze, sia più forte degli impedimenti del sistema e della propaganda dei poteri forti, poiché dettata dall’istinto di sopravvivenza e dalla voglia di riscatto di ognuno di noi».
Una nota della sindaca Laura Castelletti ha criticato duramente l’iniziativa, contestando la decisione di organizzare una manifestazione contro una società multirazziale. Per fortuna «Brescia ha dimostrato di avere poco da spartire con queste persone. Lavoriamo da anni per una comunità inclusiva, che sappia accogliere e condividere nel rispetto delle regole», ha concluso Castelletti.
E’ intervenuto anche Luca Trentini, segretario provinciale di Sinistra Italiana: «Noi non ci abituiamo a vedere esibito con orgoglio razzismo e intolleranza. Non accettiamo sfilate falangiste di rigurgiti del passato che possono esibire solo il loro odio. La storia li ha sconfitti, lo faremo di nuovo. Brescia non è loro. Brescia e l’Italia sono e restano antifasciste».
«Abbiamo assistito a una inaccettabile sfilata di neofascisti per le vie della città, una lugubre marcia di nostalgici», scrive il segretario cittadino del Pd Roberto Cammarata. Che invita «tutte le forze democratiche e antifasciste della nostra città di unirsi al nostro: “Fuori i neofascisti dalle città delle stragi! Fuori i neofascisti dal nostro Paese!”».
Secondo Dario Balotta, commissario di Europa Verde Brescia, «il corteo fascista inquadrato militarmente, (forse una falange inviata da Atreju) non è stata solo una provocazione, bensì la conseguenza della loro “riabilitazione” politica da parte del governo con Fratelli d’Italia e la Lega in prima fila. Contro i migranti che avrebbero occupato anche la “nostra Brescia”, i rigurgiti fascisti sono dettati dal sovranismo, dall’antisemitismo e dalla volontà di cancellare le loro responsabilità della strage di Brescia di 50 anni fa. Richiedere più sicurezza è solo un pretesto per riprendersi uno spazio politico annullato dalla Resistenza antifascista dell’Italia democratica».
I consiglieri della lista civica Castelletti sindaco hanno diffuso un comunicato nel quale invitano a non abbassare la guardia e a non “normalizzare” quanto accaduto: «Come forze politiche dobbiamo evitare che si consideri ironico ciò che è blasfemo, razzista o addirittura mina ai principi costituzionali».
In un documento il Movimento 5 Stelle invita la città di Brescia a«difendersi da chi, alimentando tensioni sociali e diffondendo paure, cerca di riportare indietro le lancette della storia». Perché medaglia d’argento al valore militare che decora il gonfalone del Comune è «simbolo della nostra storia e dei valori di libertà e democrazia che ci appartengono».
L’evento ha suscitato polemiche non solo a Brescia (dove due giorni prima era già stato stigmatizzato da un intervento di Rifondazione comunista), ma anche a Roma. Il senatore bresciano del Pd, Alfredo Bazoli, capogruppo dem in commissione Giustizia a Palazzo Madama e figlio di una delle vittime della strage di Piazza della Loggia del 24 maggio 1974, ha commentato: «Ieri sera un corteo di qualche centinaio di neofascisti, di tante sigle diverse riunitesi per l’occasione, ha sfilato per alcune vie di Brescia contro ‘la società multirazziale, il degrado e l’insicurezza’ . Una vera e propria provocazione per una città civile e democratica, ferita da una strage neofascista 50 anni fa. È intollerabile e preoccupante che questi gruppuscoli di estremisti rialzino la testa, sfidando a viso aperto le forze democratiche del paese, forse approfittando di un clima che sentono meno ostile di un tempo. Mi auguro che tutte le forze politiche della città facciano cordone sanitario per isolare e rendere irrilevanti questi rigurgiti di un passato che ha segnato così pesantemente la città e il paese».
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