Export, i dati nel Bresciano e in Trentino | Gazzetta delle Valli

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Per contro, la contrazione più intensa riguarda i prodotti della metallurgia (-11,6%), all’interno di uno scenario in cui tutta l’industria metalmeccanica locale appare in sofferenza.

Nei primi nove mesi del 2024, infine, Brescia perde un posto nella classifica delle province italiane per valore delle vendite all’estero, uscendo di fatto, in questa rilevazione, dalla “top five” nazionale sostituita dalla confinante Bergamo. Ai primi posti si posizionano Milano (42.442 milioni), Torino (19.645), Firenze (17.060), Vicenza (16.740) e appunto Bergamo (15.288). Anche dal punto di vista del saldo commerciale manifatturiero, Brescia (6.944 milioni) perde posizioni scendendo dalla “storica” terza posizione alla quinta, la precedono Vicenza (9.657), Modena (8.359), Bologna (6.970) e Firenze (6.959).

I DATI DEL TRENTINO

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per le aziende

 

Sostenute in particolare dal buon andamento delle vendite verso i mercati extra-UE, con 1,25 miliardi di euro il valore delle esportazioni trentine nel terzo trimestre dell’anno è cresciuto dell’1,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato è migliore sia di quello nazionale che del Nord Est (rispettivamente -0,1% e -2,9%). Si assesta invece su un -0,3% la variazione tendenziale cumulata relativa ai primi nove mesi dell’anno (-0,7% Italia, -1,8% Nord Est).

Per quanto riguarda i settori produttivi, i dati confermano che le vendite trentine all’estero sono costituite sostanzialmente da prodotti dell’attività manifatturiera (quasi il 96% del valore complessivo). Nell’ordine, le voci che registrano le maggiori quote di vendita sono “macchinari ed apparecchi” (23,7%), “prodotti alimentari, bevande e tabacco” (18,9%) e “mezzi di trasporto” (11,2%). Complessivamente, queste tre categorie merceologiche rappresentano poco meno del 54% delle esportazioni provinciali.

Nel confronto con il corrispondente trimestre del 2023 si denota un aumento delle esportazioni di “prodotti alimentari, bevande e tabacco” (+9,9%) e di “macchinari e apparecchi” (+8,9%), mentre si contraggono sensibilmente le vendite all’estero di “articoli in gomma e materie plastiche” (-23,0%).

Nel terzo trimestre di quest’anno, anche le importazioni mostrano una ripartenza nella domanda di beni da parte delle imprese trentine, registrando un valore pari a 809 milioni di euro (+3,0% rispetto al 2023). Nello specifico risulta che le principali quote di merci importate riguardano le categorie “mezzi di trasporto” (20,7%), “prodotti alimentari, bevande e tabacco” (12,6%) e “legno, prodotti in legno, carta e stampa” (12,2%).

L’Unione europea (27 Paesi) si conferma essere il principale mercato di riferimento sia per le esportazioni, avendo assorbito il 56,0% del totale, sia per le importazioni (80,5%). Come avviene ormai da diversi anni a questa parte, con il 15,3% la Germania è la destinazione che registra la maggiore quota di valore dell’export trentino; nel periodo luglio-settembre 2024, infatti, ha importato merci trentine per un totale complessivo di 191 milioni di euro. Nella classifica dei mercati di riferimento seguono gli Stati Uniti con circa 162 milioni di euro (pari al 12,9% delle esportazioni complessive), il Regno Unito con 116 milioni di euro (pari al 9,3%) e la Francia con 108 milioni di euro (pari al 8,6%). Nel confronto con lo stesso periodo del 2023 si riscontrano importanti aumenti delle esportazioni verso Stati Uniti (+22,1%) e Regno Unito (+19,0%) mentre si contraggono le vendite verso la Cina (-30,9%).

“I valori delle esportazioni e delle importazioni del Trentino nel periodo luglio-settembre, diffusi oggi dall’ISTAT – commenta Andrea De Zordo, Presidente della Camera di Commercio di Trento – aggiungono un ulteriore elemento di conferma a quel lieve miglioramento congiunturale già evidenziato dai dati diffusi nei giorni scorsi dall’Ente camerale. Ciononostante siamo consapevoli che la nostra economia risente ancora di un marcato clima di incertezza, alimentato anche dai continui mutamenti del contesto geopolitico internazionale, e che questi timidi segnali di ripresa necessitano di ulteriori conferme prima di ipotizzare un effettivo cambio di tendenza”.



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