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È una ricerca recente condotta dalla banca digitale N26 in collaborazione con YouGov a rivelare che le famiglie italiane sono le più inclini al risparmio in Europa ma non sembrerebbe un’operazione facile poiché solo 1 su 3 ha le risorse necessarie per mettere del denaro da parte: cresce quindi la necessità di svolgere un «side job».
Ma cos’è un side job?
Un side job o side hustle, infatti, può essere tradotto in italiano come un lavoro secondario o un’attività extra rispetto al lavoro principale: un’occupazione quindi che una persona svolge al di fuori del suo impiego primario per guadagnare un reddito aggiuntivo.
«I side job stanno conoscendo una diffusione sempre maggiore, trainati dalla flessibilità del lavoro digitale e dalla crescente esigenza di integrare il reddito. Il rapporto Future of Jobs 2023 del World Economic Forum rileva che il 23% delle aziende prevede un aumento significativo di ruoli flessibili e progetti freelance nei prossimi anni, creando un terreno fertile per lo sviluppo dei lavori secondari. In Europa, McKinsey evidenzia come la domanda di competenze specializzate stia trasformando il mercato del lavoro: professioni legate al digitale, alla consulenza e al supporto tecnico rappresentano le aree con il più alto potenziale di crescita, offrendo ai lavoratori nuove opportunità di side job» spiega Giulia D’Amato, co-founder di Startup Geeks, mentre è Dario Vignali, imprenditore e co-fondatore di Marketers, ad aggiungere «Stanno diventando sempre più comuni nel panorama lavorativo attuale. Secondo un sondaggio condotto da Statista nel 2023, circa il 45% degli italiani ha dichiarato di avere almeno un’attività secondaria oltre al proprio lavoro principale. Questa tendenza è stata ulteriormente accelerata dalla pandemia, che ha spinto molte persone a cercare fonti di reddito aggiuntive e a sfruttare le opportunità offerte dal digitale. Inoltre, uno studio di Istat ha evidenziato che i lavoratori con side job tendono a sviluppare competenze trasversali che possono migliorare la loro posizione nel mercato del lavoro principale».
Un’alternativa vantaggiosa
I side job non sarebbero più solo una soluzione individuale per migliorare la stabilità economica ma rifletterebbero anche un cambiamento strutturale del mercato del lavoro, sempre più orientato alla flessibilità e all’innovazione: «Oggi giorno molte aziende preferiscono delegare alcune attività a liberi professionisti esterni. Questa scelta è motivata principalmente dalla convenienza economica: ricorrere a freelancer permette di ridurre i costi fissi, come stipendi e benefici, e di adattare le risorse in base alle necessità del progetto. Inoltre, collaborare con professionisti esterni consente alle aziende di accedere a competenze specifiche senza dover investire in formazione interna» afferma il co-founder di Marketers.
Le opportunità
E se la scelta del side hustle ideale non dipende solo dalle tendenze di mercato ma anche, e forse soprattutto, dalle proprie passioni e skill, è di fondamentale importanza investire nella formazione continua per distinguersi in un mercato sempre più competitivo e dinamico: ma quali sono i settori in cui c’è più richiesta e quali le competenze necessarie?
Secondo Vignali, è ampia la domanda di attività legate alla comunicazione e vendita online tra cui il copywriting e content creation, social media management, graphic e video editing e digital marketing. Giulia D’Amato, invece, sostiene che: «Promuovere prodotti per conto di brand attraverso i propri canali social può diventare un side job redditizio, soprattutto per chi sa creare contenuti autentici e coinvolgenti. Inoltre, la creazione e la vendita di corsi online, ebook o altri contenuti digitali è in forte espansione: la crescita del mercato dell’apprendimento online e la crescente domanda di contenuti educativi rendono questa attività una fonte di reddito stabile per chi desidera monetizzare le proprie competenze o passioni. E poi c’è il dropshipping consente di vendere prodotti senza gestire fisicamente l’inventario, mentre l’e-commerce permette di commercializzare creazioni artigianali o prodotti personali».
La questione fiscale
È bene porre attenzione alle regole imposte dal fisco. Quindi come andrebbe regolarizzato, dal punto di vista fiscale, un’attività professionale secondaria? «Per chi ha già un lavoro dipendente e desidera avviare un side job il principale regime fiscale da considerare in Italia è il regime forfettario, ideale per chi prevede ricavi annui fino a 85 mila euro: offre una tassazione agevolata con un’imposta sostitutiva del 15%, riducibile al 5% per i primi cinque anni di attività. È semplice da gestire grazie alla contabilità semplificata» spiega Vignali. È D’Amato ad aggiungere: «Per chi svolge attività saltuarie e guadagna meno di 5 mila euro l’anno, è possibile utilizzare la formula delle prestazioni occasionali: una buona opzione per chi vuole iniziare a testare un’attività senza impegni burocratici significativi. Tuttavia, consultare un commercialista è fondamentale per comprendere la soluzione più vantaggiosa e assicurarsi di rispettare tutte le normative fiscali e previdenziali. Infine, un altro aspetto da non dimenticare prima di avviare una seconda attività è controllare le clausole del proprio contratto di lavoro dipendente poiché alcuni contratti prevedono vincoli o limitazioni sulle attività esterne, specialmente se sono nello stesso settore dell’azienda: in questi casi, è necessario ottenere un’autorizzazione dal datore di lavoro per evitare conflitti di interesse».
Scovare nuove opportunità
Trovare un secondo lavoro può sembrare un’impresa complicata tuttavia, secondo gli esperti con le giuste strategie e strumenti si può accedere a una vasta gamma di opportunità, adatte alle proprie competenze e passioni. Ad esempio, ci sono le piattaforme di freelancing come Fiverr, Upwork e Freelancer che consentono di creare annunci delle attività che si possono offrire oppure rispondere a richieste di potenziali clienti ma anche siti dedicati al lavoro come Remote.co, Indeed e Glassdoor. Il team di Marketers, invece, ha lanciato la Marketers Job Board ovvero la prima job board italiana dedicata ai lavori da remoto nel settore del marketing, e poi ci sono i social network, in particolare, LinkedIn dedicato al mondo del lavoro ma anche Instagram o Facebook che possono risultare delle ottime risorse per proporsi come freelance, trovare proposte di lavoro nei gruppi dedicati e promuoversi.
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