Fisco, Cuchel (commercialisti): “Inopportuno invio pec dell’Agenzia delle Entrate”

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(AGENPARL) – Roma, 9 Dicembre 2024

(AGENPARL) – lun 09 dicembre 2024 *Fisco, Cuchel (commercialisti): “Inopportuno invio pec dell’Agenzia delle
Entrate”*
*Caradonna (Odcec Milano): “La legge di bilancio ha luci e ombre”*
*Calì (Odcec Roma): “Il concordato non decolla perché c’è stato poco tempo
per metabolizzarlo”*
*Natali (Confprofessioni) “C’è aggressività dell’AdE nei confronti dei
contribuenti”*
La riapertura dei termini del Concordato preventivo biennale fino al 12
dicembre si è rivelata meno efficace del previsto, con risultati economici
inferiori alle stime del governo. Il limite imposto ai contribuenti che
avevano già presentato la dichiarazione entro il 31 ottobre ha ridotto le
adesioni. Problemi emergono anche sul fronte Imu, dove ritardi
nell’aggiornamento delle aliquote da parte dei comuni rischiano di
penalizzare i contribuenti. La legge di bilancio 2025 presenta aspetti
positivi, come il taglio del cuneo fiscale e la riduzione delle aliquote
Irpef, ma le risorse limitate non permettono interventi significativi per
rilanciare l’economia. Inoltre, le numerose PEC inviate dall’Agenzia delle
Entrate ai contribuenti, spesso percepite come minacce, evidenziano la
precarietà delle piccole partite Iva, già colpite da difficoltà economiche
e occupazionali. Serve un approccio più incisivo per sostenere cittadini e
professionisti. Lo ha dichiarato *Marco Cuchel*, presidente
dell’Associazione Nazionale Comunicazione, nel corso del Cnpr forum
speciale, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti
contabili, presieduta da *Luigi Pagliuca*, che ha puntato i riflettori sul
convegno di Anc “Obiettivo Futuro 2024”, che si è svolto a Pisa.
Secondo *Marcella Caradonna*, numero uno dei commercialisti e degli esperti
contabili di Milano: “La legge di bilancio ha luci e ombre. Noi siamo
tecnici e non politici, parliamo di redistribuzione di risorse tra le varie
categorie di reddito. Siamo abituati a sorprese nel work in progress e
valuteremo nel tempo gli effetti di queste scelte politiche. La riapertura
dei termini del concordato preventivo senza modifiche sostanziali non ha
rimosso i problemi per cui c’era stata scarsa adesione. Avrebbero dovuto
essere fatte modifiche badando anche ai conti della Ragioneria dello Stato”.
Per *Giovanni Battista Calì*, presidente dell’Odcec di Roma: “Il concordato
non decolla perché c’è stato poco tempo per metabolizzarlo e perché è una
norma molto complessa con problemi interpretativi irrisolti. I
commercialisti l’avevano detto e questo è il risultato cui siamo arrivati.
La legge di bilancio viaggia sullo stesso binario. Tutta la manovra si
regge sulla conferma di provvedimenti già adottati in passato e giustamente
riconfermati come il cuneo fiscale. Ma sul tema delle semplificazioni e
delle detrazioni c’è poco. L’invio delle centinaia di migliaia di pec ai
contribuenti crea terrore che allo stato non ci si aspetterebbe”.
*Marco Natali*, presidente di Confprofessioni, dal canto suo, ha sostenuto
che “la logica del concordato è quella di determinare preventivamente il
reddito ma per il 2025, che visto l’andamento economico ha incrementi di
reddito non indifferenti, chi si fida a impegnare le risorse del 2025 per
pagare imposte su ricavi che sono incerti? Il rischio di pagare imposte su
redditi non percepiti è altissimo. Con la legge di bilancio si doveva osare
di più, ma la coperta è corta e riscontriamo un’aggressività enorme
dell’Agenzia delle Entrate nei confronti dei contribuenti per recuperare
risorse fresche. Avrebbero potuto fare di più, rottamando ad esempio gli
avvisi bonari”.
*Giuliano Mandolesi* (commercialista e giornalista economico) ha
evidenziato: “Era presumibile che il concordato non avesse un livello di
adesioni adeguato. I contribuenti non se la sono sentita di scommettere sul
2025 visti i trascorsi di crisi economiche, guerre e crisi energetiche. La
proroga andava aperta a tutti, anche a chi non ha aderito entro ottobre. La
legge di bilancio ha obiettivi lineari e plausibili come la riduzione della
pressione fiscale sul ceto medio e la rimodulazione delle detrazioni
fiscali. Ma la metodologia applicata è controversa e complessa. Ho parlato
di incontinenza epistolare da parte dell’Agenzia delle Entrate per la
valanga di pec inviate ai contribuenti. Lettere mal tarate e di dubbio
gusto e tecnicismo. La teoria del minimo settoriale non è nel nostro
sistema tributario”.
*Claudio Siciliotti *(past president del Cndcec) ha ribadito che “il
concordato preventivo sta andando al di sotto delle attese. Fare queste
scelte alla fine dell’anno è intuibile che approfitterà di questa
opportunità chi ci guadagna. Arriveranno risorse immediate ma si rinuncia a
incassare di più. La legge di bilancio è dettata dalle esigenze, la coperta
è sempre corta e dovremmo sdoganare parole come ‘sacrifici’ dando una
prospettiva al Paese non vivendo solo di presente. Serve una visione di
lungo periodo. Sulle pec inviate dall’Agenzia delle Entrate ai contribuenti
è la testimonianza che le cose non stanno andando come si immaginava. Il
fisco non deve essere amico, deve essere equo”.
Il dibattito sulla nuova legge di bilancio e le politiche fiscali del
governo Meloni ha acceso forti contrasti tra esponenti della maggioranza,
dell’opposizione e rappresentanti delle professioni. Al centro della
discussione vi sono temi come semplificazione fiscale, sostegno economico e
strategie per la crescita del Paese.
Al forum, condotto da *Anna Maria Belforte*, il vice ministro al MEF, *Maurizio
Leo*, ha sottolineato i progressi fatti in ambito fiscale. Con 14 decreti
legislativi approvati, tra cui riforme su Irpef e Ires, il governo punta su
aggregazioni professionali, testi unici e un futuro Codice tributario.
Obiettivo: semplificare il sistema fiscale e dare maggiore certezza del
diritto, con importanti sviluppi attesi entro il 2025.
Dal fronte del Movimento 5 Stelle, *Giuseppe Conte* ha attaccato duramente
la manovra, definendola insoddisfacente per cittadini e imprese. Conte ha
criticato il Concordato preventivo biennale, descritto come inefficace, con
adesioni limitate (500.000 su 4,6 milioni di potenziali contribuenti) e
incapace di generare risorse sufficienti per tagli significativi all’Irpef.
Tra le proposte alternative, il cashback sanitario e una tassa sugli
extraprofitti di banche e industrie belliche.
Anche *Mario Turco*, senatore pentastellato, ha evidenziato i fallimenti
delle politiche fiscali, denunciando frequenti condoni, un sistema ancora
complesso e il mancato contrasto all’evasione fiscale. Il M5S propone un
fisco più equo, con detrazioni semplificate e un uso strategico dei dati
elettronici.
*Emiliano Fenu* (capogruppo M5s in commissione Finanze a Montecitorio) ha
evidenziato il paradosso che a ridosso di Natale sono state spedite pure
700mila lettere alle partite iva ‘imponendo’ l’adesione al concordato e
minacciando accertamenti.
*Carlo Calenda*, leader di Azione, ha evidenziato il peso che grava sui
commercialisti, costretti a supplire a un sistema fiscale complesso e
incerto. Ha invocato riforme strutturali per semplificare le norme e
alleggerire la responsabilità sui professionisti.
*Alberto Luigi Gusmeroli* (Lega) ha difeso la proposta di ‘rottamazione
quinquies’, mirata a sostenere chi è in difficoltà economica attraverso 120
rate mensili, senza decadere dal beneficio in caso di ritardi,
sottolineando che la misura mira a recuperare risorse per ridurre le tasse
di tutti.
*Chiara Tenerini* (Forza Italia) ha lodato la manovra, che dedica 18
miliardi al taglio del cuneo fiscale e alla riduzione delle aliquote Irpef,
con attenzione a famiglie e ceti deboli. Ha però auspicato un fisco meno
vessatorio verso piccole imprese e partite IVA.
Dubbi e necessità di correttivi
*Andrea De Bertoldi*, ha segnalato che il Concordato preventivo biennale
necessita di aggiustamenti per funzionare meglio, criticando anche
l’approccio minaccioso di alcune comunicazioni dell’Agenzia delle Entrate.
*In allegato le foto (da sinistra in senso orario Cuchel, Caradonna Natali
e Calì)*

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